È passato un po’ di tempo dalla pubblicazione del documento del MIM Linee guida per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle Istituzioni scolastiche, ma il mio giudizio non solo non è cambiato, ma è ancora più duro. Probabilmente utili sul piano giuridico e amministrativo, forse de-complicanti il versante procedurale e decisionale, i suoi contenuti non possono infatti non essere oggetto di critica radicale.
Innanzitutto, sull’approccio generale: i riferimenti sono infatti la competitività del sistema scolastico, l’adattamento dell’istruzione alla realtà che cambia, l’attivazione negli studenti di capacità di leadership nella definizione del rapporto tra Intelligenza artificiale e società. Pieno orizzonte neoliberale: istruzione subalterna e “darwinizzata”, in funzione di competizione permanente, utilitarismo individualista, auto-imprenditorialità e capacitazione intesa come fornitura di voucher da spendere sul mercato del lavoro.
Niente di nuovo e niente di strano, per altro. La “narrazione” – come è ormai di moda dire – sulla scuola è da tempo di questo tipo, molto ambiziosa, almeno nelle aspirazioni e negli auspici.
A maggior ragione, però, colpiscono la superficialità e la banalità delle esemplificazioni operative fornite dal documento. Un semplice esperimento, quasi un “giochetto”, supporta queste affermazioni: se si chiede a un qualsiasi dispositivo di intelligenza artificiale generativa (aggettivo significativamente scomparso dalla vulgata corrente, NdA) sono altissime le probabilità che la risposta elenchi le medesime, generiche, attività che le linee guida considerano paradigmatiche, descrivendole spesso con lo stesso lessico e con lo stesso ottimismo dei materiali pubblicitari dei fornitori dei servizi:
| Dirigente scolastico
|
Monitoraggio dei documenti programmatici, supporto alla pianificazione della formazione; ottimizzazione nella riorganizzazione dell’orario; miglioramento della comunicazione |
| Personale amministrativo | Alleggerimento del lavoro di back office; gestione di comunicazioni ricorrenti; gestione dei beni mobili |
| Docente (significativamente evocato al singolare, NdA) | Personalizzazione dei materiali didattici; strumenti interattivi e innovativi; organizzazione di visite didattiche e attività extracurriculari; redazione di rubriche di valutazione; supporto nel tutoraggio |
| Studente (idem) | Stimolo alla curiosità e al desiderio di apprendere; integrazione di risorse multidisciplinari; approfondimento in tempo reale; promozione dell’autonomia; feedback immediati |
Particolarmente indicativo della rozzezza dell’impostazione e della scarsità della riflessione precedente la stesura è il fatto che nel caso degli studenti sono spacciate per distintive caratteristiche e implicazioni che dovrebbero connotare qualsiasi operazione e qualsiasi operatore (leggi pure “agente”, se ti sembra più cool) nel campo della didattica.
Niente di strano, lo ripeto.
La condizione generale è tale per cui l’unico dibattito diffuso è quello referendario, come da tempo, ridotto a sì o no all’innovazione, parola-ombrello di lunga data, così come “digitale” usato come sostantivo. E intelligenza artificiale generativa è pronta a inserirsi in questo quadro concettuale depresso e deprimente, in cui chiunque – favorevole o contrario – può assegnare alle parole il significato e il senso che meglio crede e illudersi di conservare il controllo, di non dover mettere in discussione il proprio comfort professionale.
La stessa incuria, questa volta venata di autoritarismo, connota il divieto assoluto di uso degli smartphone. La contraddizione è palese, ma anche qui troppi ignorano un aspetto tecnico essenziale: sono infatti disponibili a prezzi accessibili accessori fisici (tastiere bluetooth tascabili) e accorgimenti software in grado di trasformare molti telefoni – magari privati di sim e connessi alla rete di istituto – in dispositivi in grado di emulare le funzionalità dei tablet, se non quelle dei PC. Questo consentirebbe di fare uscire gli smartphone dalla clandestinità e di dirottarli dalla vocazione al cazzeggio distraente all’opzione della presa di appunti scritti partecipante.