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Autore

Simone Giusti

insegna didattica della letteratura italiana all’Università di Siena, ed è autore di ricerche, studi e saggi sulla letteratura italiana, sulla traduzione, sulla lettura e sulla didattica della letteratura, tra cui Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), Per una didattica della letteratura (Pensa, 2014), Tradurre le opere, leggere le traduzioni (Loescher, 2018), Didattica della letteratura 2.0 (Carocci, 2015 e 2020), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023). Ha fondato la rivista «Per leggere», semestrale di commenti, letture, edizioni e traduzioni. Con Federico Batini organizza il convegno biennale “Le storie siamo noi”, la prima iniziativa italiana dedicata all’orientamento narrativo. Insieme a Natascia Tonelli condirige la collana scientifica QdR / Didattica e letteratura e ha scritto Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021) e il manuale L’onesta brigata. Per una letteratura delle competenze, per il triennio delle secondarie di secondo grado.

Cortocircuiti dello showbiz. Televisione sulla televisione, cinema sul cinema, fiction sulla fiction: i mestieri dello spettacolo e come vengono rappresentati sul grande e piccolo schermo.

Continuiamo la nostra rassegna sulle professioni e i mestieri maggiormente rappresentati sul piccolo e grande schermo. Arrivano i buoni, gli "accomodatori di destini", come Simenon definiva il suo Maigret: poliziotti, carabinieri e altri investigatori.

I ragazzi e le ragazze delle medie – ora impegnati nella scelta della scuola di secondo grado – possono contare su un repertorio di storie televisive e cinematografiche che privilegiano la messa in scena di alcuni lavori, che potremmo definire super-rappresentati: cominciamo dalla figura del medico.

In definitiva, a scuola il lavoro è invisibile. Gli alunni e i loro familiari sono trattati dalla scuola italiana come “clienti” un po' sciocchi, ai quali viene messo davanti il prodotto già fatto, senza che essi abbiano la possibilità di capire come è stato costruito e con quali materiali, chi lo ha prodotto, con quanto sforzo, in quanto tempo, eccetera.
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World Wide Trap – questo il titolo dell’opera – rappresenta una folla di persone disposte in file ordinate, una dietro l’altra. Ogni personaggio è connesso all’altro da un cavo collegato al cranio, in modo da formare un’unica catena che sembra terminare in un uomo con la testa conficcata nello schermo di un computer.
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Le narrazioni, prima di tutto, ci insegnano che occorre avere relazioni e che per avere relazioni è necessario avere fiducia, e viceversa. È un circolo virtuoso. Ciascuno scelga da quale parte cominciare.
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Se dovessi raccontare la storia, o meglio le storie della poesia italiana contemporanea, comincerei da un viaggio in Romagna per andare a trovare Giovanni Nadiani, detto Giona o Zvan, poeta e prosatore, autore di teatro e performer, traduttore, Übersetzer, esperto di lingue e letterature germaniche, e amico, anche. Che non è poi così irrilevante, quando si parla di arte.
"Proteggimi dal dimenticare, proteggimi dal non sapere, / dal non aver sentito, ascoltato, visto, guardato. / Favorisci in me il pensiero, non sia mai ferito. / Possa lo spazio che ho dentro la testa essere scontento, / perché troppo vuoto anche nell’ultimo giorno".
Orazione della mente, di Roberta Dapunt
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Il rapporto OCSE-ISFOL suscita considerazioni che possono sembrare ovvie, ma che dovrebbero essere usate per sottolineare il carattere “classista” della scuola italiana (che non riesce a rompere i circuiti virtuosi o viziosi che tengono le persone ancorate al loro background culturale) e soprattutto per cominciare a vedere la scuola come uno degli attori del sistema educativo.
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Alla fine della prima guerra mondiale i soldati tornavano dal fronte ammutoliti, incapaci di raccontare ciò che avevano vissuto. La gente, ha scritto il filosofo tedesco Walter Benjamin, tornava “non più ricca, ma più povera di esperienza comunicabile”.

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