La storia di Lucio, la fine di Pompei

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Pompei è un unicum: è il fossile urbano che più di ogni altro ci consente di immaginare la vita quotidiana ai tempi della Roma imperiale. Ed è l’ambientazione dell’ultimo libro di Valeria Parrella: “La Fortuna”.
Pompei oggi, sotto il Vesuvio

Pompei: una risorsa per gli antichisti

È infatti la risorsa alla quale noi antichisti ricorriamo più spesso per esemplificare concetti o situazioni che altrimenti rischierebbero la virtualità. Cosa (e dove mangiavano) i Romani? Com’erano le loro toilettes? E le loro botteghe? E le loro strade? E così via… Non solo: senza la pur crudele, bimillenaria,“protezione” della lava del Vesuvio non avremmo che una nozione vaga e indefinita – avrebbe detto Leopardi – della pittura romana, della quale invece possiamo addirittura fissare la cronologia dei diversi stili. Ed è una continua meraviglia di scoperte, come dimostrano i recenti ritrovamenti dell’affresco di Leda e il cigno, o delle decorazioni naturalistiche del termopolio…

Pompei, Termopolio di recente scoperta

E che dire dell’epigrafia? Se il mondo greco-romano – come scrisse il celebre studioso Luis Robert – si è configurato come una grande “civiltà dell’epigrafia” è (quasi) solo qui che possiamo andare al di là della dimensione monumentale delle iscrizioni, e leggere sui muri delle case le scritte corsive di propaganda elettorale, gli insulti ai propri nemici, le dichiarazioni d’amore, o la propria (in)soddisfazione per la prestazione di una prostituta. Insomma, rubando le parole al poeta Marziale, Pompei sapit hominem, cioè «ha il sapore dell’uomo», in ogni sua accezione e circostanza.

Calchi di pompeiani morti a causa dell’eruzione del vulcano

Anche in quella – terribile – della catastrofe che la distrusse (insieme con Ercolano, Stabia e Oplontis) nel 79 d.C., la quale si manifesta plasticamente nei calchi dei pompeiani sommersi dalla lava; le loro micro-storie si innestano così nella terribile macro-storia dell’eruzione vesuviana e delle sue terribili conseguenze, alle quali l’imperatore Tito cercò di porre rimedio mandando in loco la flotta imperiale (di stanza a Miseno) comandata dal naturalista Plinio il Vecchio, che morì in servizio durante questa difficile opera di “protezione civile”. Fin qui la storia, documentata dalle fonti antiche di ogni tipo, a principiare dalla famosa lettera a Tacito nella quale Plinio il Giovane racconta della morte per asfissia del caro zio materno.

Nave romana, da affresco pompeiano

Il romanzo di Valeria Parrella

Il recente romanzo di Valeria Parrella, La Fortuna, Feltrinelli, Milano 2022 (pp. 139, 16 euro) è ambientato proprio in questo particolare frangente storico, e ha come protagonista un giovane nobile pompeiano, Lucio, ufficiale della flotta di Plinio proprio durante la mission impossible del 79 d.C. Non si pensi, però, a un’opera dai colori drammatici e catastrofici, incentrata unicamente sul cataclisma che tutti conosciamo. Si tratta infatti, anzitutto, di una delicata, sottile indagine sulle inquietudini e le aspirazioni di un ragazzo attirato dal mare come da una calamita. Un ragazzo del quale si descrive la menomazione a un occhio, che però non lo limita affatto; del quale si raccontano gli amori “fluidi”, vissuti con la passione di un adolescente; del quale si narra la permanenza (talora percepita come noiosa) presso la scuola romana del grande retore Quintiliano, dove conosce Plinio il Giovane e Marziale; e che non disdegna una certa attenzione per la sfera del sacro, accettando l’iniziazione ai culti isiaci.

Rilievo con nave romana da Palestrina, riprodotto da G.B. Piranesi (1778)

Proprio a lui, prima di scendere a terra consapevole del rischio di morire, Plinio dice «Ti lascio il comando della flotta», a testimonianza che quel giovane – imbarcato sulla nave chiamata Fortuna – riscuoteva la sua assoluta fiducia. Così, al primo vero “debutto” da ufficiale, la Fortuna (intesa stavolta come sorte…) chiede a Lucio la forza e la competenza di un veterano: si cresce in fretta, navigando nel tratto di mare sotto l’arida schiena del formidabil sterminator Vesevo, come avrebbe detto Leopardi. E se cito ancora l’autore della Ginestra è perché echi dei suoi versi compaiono qua e là nel romanzo.

Valeria Parrella a Monza, tra Mauro Reali e Gisella Turazza

Vero storico, vero poetico

Altro non racconto, ovviamente, per non rovinare il gusto della lettura di questo bel libro, del quale ho potuto brevemente parlare con la sua autrice durante una presentazione presso la libreria “Libri e libri” di Monza. Ricordo però – con particolare soddisfazione – che è il secondo romanzo “storico-classico” che recensisco in pochi giorni dopo quello di Gianfrancesco Turano ambientato durante la Guerra del Peloponneso.
Si tratta di due opere molto diverse – più documentaria quella di Turano, più intima quella di Parrella – eppure entrambe capaci di catapultarci per il tramite della letteratura in un mondo tanto lontano quanto affascinante. Un mondo “altro” da noi – già l’ho scritto – epperò popolato da donne e uomini dei quali i bravi scrittori (e i nostri lo sono) riescono a restituirci, oltre alle azioni e al contesto in cui vissero,

ciò che hanno pensato, i sentimenti che hanno accompagnato le loro decisioni e i loro progetti, i loro risultati fortunati e sfortunati, i discorsi coi quali hanno fatto o cercato di fare prevalere la loro passione e la loro volontà su altre passioni o altre volontà, per mezzo dei quali hanno espresso la loro collera, effuso la loro tristezza, in una parola hanno rivelato la loro individualità.

E non lo scrivo io, ma già lo scriveva nel 1823 Alessandro Manzoni nella Lettera a Monsieur Chauvet quando voleva provare a definire la differenza tra il “vero storico” e il “vero poetico”; tra il mestiere dello storico e quello del letterato, insomma.
E dopo aver citato il Don Lisander, penso sia inutile aggiungere altro.


Se volete farvi autografare una copia de La Fortuna a Valeria Parrella, la trovate in questi giorni al SALONE DEL LIBRO, qui.

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Mauro Reali

Docente di Liceo, Dottore di Ricerca in Storia Antica, è autore di testi Loescher di Letteratura Latina e di Storia. Le sue ricerche scientifiche, realizzate presso l’Università degli Studi di Milano, riguardano l’Epigrafia latina e la Storia romana. È giornalista pubblicista e Direttore responsabile de «La ricerca».

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