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Istruzione

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"Abbiamo cercato di capire questo nostro magnifico e stranissimo mondo non solo vedendone i lati migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe, infilandole fino in fondo perché volevamo capire se era possibile fare qualcosa, insieme, per sanare le piaghe e rendere il mondo migliore".
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La ricetta per la scuola dell'inclusione: servono un clavicembalo, una viola da gamba, un po' di karaoke, musica sudafricana, ed essere disposti ad abbandonarsi alla musica.
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Ci sono cose che non dovrebbero caratterizzare l’azione del prossimo governo circa la scuola: la preoccupazione di tagliare le spese, di riordinare i cicli (cioè ancora ditagliare le spese), di digitalizzare la scuola (cioè ancora di tagliare le spese, almeno nelle intenzioni o nella retorica usata), di cancellare gli esami (ossia, di nuovo, di tagliare le spese).
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Purtroppo le regole di Facebook non consentono ai digital native minori di 13 anni di iscriversi e di praticare le attività del Social Network più famoso e frequentato del mondo occidentale, tanto che – nell’indifferenza dei genitori e del mondo adulto, a cominciare da Mark Zuckerberg – molti giovanissimi inseriscono dati anagrafici falsi per risolvere in modo truffaldino il problema.
È coerente con l’interesse generale pensare che la totalità degli insegnanti introduca nella mediazione didattica strumenti digitali e processi di cui non è padrona? Se sperimentare è possibile, andare a regime non lo è: per i docenti ci vuole un coinvolgimento consapevole e convinto.
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Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo” (Joseph Heller, Catch 22, 1961).
Nella nostra indagine sul digitale abbiamo voluto sentire anche una voce nettamente critica nei confronti dell’uso degli strumenti tecnologici in ambito educativo. Quando pedagogia non fa rima con tecnologia: l’approccio steineriano.
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Nell’ampia offerta attuale di quaderni di tutti i tipi, con le copertine dedicate ai vari personaggi amati dai ragazzi, non possiamo dimenticare che il quaderno scolastico ha svolto in passato anche un’importante funzione educativa, rivolta sia allo studente sia alla sua famiglia.
"Ma la teoria dei “nativi digitali” è fondata su basi scientifiche o è pura propaganda a fini commerciali? Finché si tratta di un dibattito intellettuale, poco male, il problema si pone seriamente quando su di essa si costruiscono le politiche scolastiche".
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L’uso del digitale nell’istruzione ha tanti volti. Michael Feldstein, esperto di educational technology, ne conosce parecchi. Il suo è uno sguardo privilegiato sugli States, con qualche incursione nel panorama italiano.

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