Il destino dell’originalità

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Lo sviluppo dell’IA generativa e quello dei sistemi antiplagio modificano il modo in cui valutiamo l’originalità di testi e immagini. Il testo di apertura del Dossier del numero 25 de La ricerca, “Uomini e bot”
Immagine Wikicommons.

L’opinione prevalente fra i commentatori, da me stesso condivisa, è che ChatGPT sia uno strumento utile per molte cose ma incapace di vera originalità, sia nei contenuti sia nella loro resa stilistica.

Nel primo articolo di questo Dossier scopro però che i più efficienti software antifrode, specializzati nel confrontare un testo con tutto ciò che circola nel web, considerano un articolo redatto da ChatGPT come altamente originale, individuando un plagio solo nel 10% dei casi. Appena dopo apprendo che ChatGPT è efficacissimo nel riconoscere se un testo è veramente originale oppure è stato compilato da lui stesso. Per sapere se un tema svolto a casa è stato clonato da ChatGPT basta chiederlo a ChatGPT: dà risposte esatte nel 93% dei casi (una costatazione che potrebbe eliminare alla radice le preoccupazioni dei docenti riguardo al possibile uso truffaldino di questo strumento).

La confusione è notevole, e mi sembra riguardi principalmente l’idea di originalità, un concetto che appare in rapida trasformazione. I prodotti di una macchina giudicati poco originali dagli umani sono al contrario valutati come molto originali da altre macchine che li confrontano con quanto gli umani hanno “scritto” sul web negli ultimi decenni.

Ciò che sta avvenendo, mi sembra, è un divorzio fra originalità, cioè il grado in cui un’opera si discosta dalla produzione culturale corrente, e autenticità, la capacità di affermare sino in fondo l’unicità della propria visione del mondo. Una connessione esistenziale che sembra indebolirsi nel momento in cui l’originalità comincia a essere definita, rilevata e misurata con metodi matematici, come oggi fanno i servizi di antiplagio di cui trattano gli altri articoli del Dossier, un settore probabilmente destinato a grandi sviluppi nei prossimi anni.

Immagine creata da Midjourney con il prompt “Crocerossine in un ospedale durante la Prima guerra mondiale, nello stile di un documento storico”.

La trasformazione in atto mi sembra ancora più profonda relativamente alle applicazioni riguardanti il mondo delle immagini. Qui la mia opinione è che la IA generativa proponga immagini dotate di un alto tasso di originalità (in Midjourney tale funzione è regolabile con il comando “chaos” su una scala da 0 a 80). Lo documentano anche le immagini che illustrano questo numero cartaceo de «La ricerca». Si può ora dar forma visiva a qualunque contento concettuale, indipendentemente dal suo livello di astrazione. Basta immaginare Einstein che mangia un gelato per vederlo realisticamente in un’immagine. Ci si può divertire creando un Biden in pigiama a pois o un Obama in tuta da ginnastica. Si possono creare pericolosi falsi storici, come l’immagine in questa pagina, oppure dare forma a concetti filosofici (si veda l’articolo di Enzo Ruffaldi). Oppure ancora visualizzare complesse relazioni chimiche, con conseguenze, immagino, utili ai ricercatori (si veda l’articolo di Grazia Pozzi sulla IA nella medicina).

Sono queste le prime ed embrionali forme di utilizzo di una macchina la cui potenza generativa si dimostrerà nel prossimo futuro, determinando una vera rivoluzione nel mondo dell’immaginario; con la possibilità di rendere visivo tutto ciò che ci frulla nella testa, per quanto impossibile, irrealistico e sino a ieri inverosimile, cambierà l’immaginario privato e nasceranno nuove grammatiche della fantasia.

Ma cambierà anche l’immaginario sociale, cioè il modo in cui collettivamente immaginiamo le cose e i fenomeni. Forse esagero, ma già oggi l’archivio di Midjourney, liberamente consultabile da chiunque usi l’applicazione, costituisce un enorme database che gli archeologi del futuro potranno studiare per capire l’immaginario che ha contraddistinto questo decennio confrontandolo con quelli che seguiranno. Avranno a disposizione non solo le opere create dalla macchina, ma anche i prompt che le hanno generate, ovvero le istruzioni e quindi le intenzioni e le motivazioni dei creatori, il loro progetto. È la prima volta nella storia che questo aspetto della creazione, sinora intimo e privato, viene reso esplicito, documentabile e studiabile. Per sapere, ad esempio, in quali ruoli ci piace immaginare Einstein, oppure Chaplin, Napoleone o Trump, basta avere accesso al suddetto database e verificare statisticamente quanto, di volta in volta, i prompt (e quindi le immagini conseguenti) siano improntate all’ironia, alla celebrazione o al sarcasmo.

E ogni artista che punti all’originalità può già ora determinare in modo quanto mai preciso il suo valore in questo campo: basta che fotografi una sua opera, la replichi con variazioni minime in Midjourney e la confronti quindi con quanto di simile viene immaginato in tutto il mondo. Non è poco.

Post scriptum

Ho concluso questa introduzione al Dossier con una frase molto breve, una tagline nel gergo giornalistico, per dimostrare de facto l’originalità del mio componimento, cioè di non aver usato l’intelligenza artificiale per redarlo. Pare infatti, come spiega l’ultimo articolo del Dossier, che uno dei paramenti di rilevamento più usati dai sistemi di antiplagio sia proprio rilevare la presenza di tale vezzo stilistico, cui si attribuisce un grande punteggio di originalità, a sua volta indice di una composizione umana. A ChatGPT, infatti, non riesce molto facilmente.

Mi chiedo però cosa avverrà nel futuro, anche prossimo. L’originalità è sempre, per definizione, relativa a un contesto, e cosa accadrà quando ogni articolista accortamente infarcirà il suo pezzo con tagline dimostrative della sua fatica? Il quoziente di originalità di tale formula retorica decadrà drasticamente, e dovrà quindi essere sostituito da altri tipi di originalità stilistica.

Sganciata da ogni autenticità esistenziale, l’originalità creativa si avvia ad assumere il sistema della moda, cioè un susseguirsi periodico di formule che nascono originali ma cessano ben presto di esserlo, in un’alternanza veloce, immotivata e con scarse relazioni con mondo reale. Non è una bella previsione. (Nota, lettore: un’altra tagline).


Gli articoli del Dossier:

La matematica del plagio

L’impatto dell’OA sulla frode accademica

Il proctoring: una risorsa o il Grande Fratell0?

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Ubaldo Nicola

Direttore del cartaceo de La ricerca e coautore dei manuali Loescher Filosofia: “Dialogo e cittadinanza”, “Il nuovo pensiero plurale”, “Passeggiate filosofiche”, “Pensare la Costituzione”.

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