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Istruzione

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L’uso del digitale nell’istruzione ha tanti volti. Michael Feldstein, esperto di educational technology, ne conosce parecchi. Il suo è uno sguardo privilegiato sugli States, con qualche incursione nel panorama italiano.
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Luoghi magici o ambienti ricchi di insidie, i nuovi media sono un mondo in cui i giovani rischiano di smarrirsi. La comunicazione cambia e le tecnologie digitali riconfigurano le relazioni fra insegnanti e studenti. Il ruolo della media education tra nuove forme di inconsapevolezza e disagio.
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La questione è se la musica abbia o meno una funzione positiva nel render intellettualmente più agili e vivaci coloro che la praticano come esecutori o ascoltatori, e se questa sia una ragione forte per inserirla degnamente e ampiamente nella formazione complessiva dei nostri ragazzi e non solo nei licei musicali.
In una ricerca operativa del 2011 sulla scuola secondaria di primo grado, la Fondazione Giovanni Agnelli ha scattato una fotografia poco incoraggiante dello stato di salute di quello che viene definito da più parti “l’anello debole” del sistema educativo italiano.
In definitiva, a scuola il lavoro è invisibile. Gli alunni e i loro familiari sono trattati dalla scuola italiana come “clienti” un po' sciocchi, ai quali viene messo davanti il prodotto già fatto, senza che essi abbiano la possibilità di capire come è stato costruito e con quali materiali, chi lo ha prodotto, con quanto sforzo, in quanto tempo, eccetera.
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Non sono previste proroghe o dilazioni: le “proposte di voto”, che formalizzeranno i risultati trimestrali degli apprendimenti degli allievi, devono infatti improrogabilmente essere collocate da ciascuno di noi insegnanti sul registro elettronico – leggi sui server della ditta privata che fornisce alla scuola il servizio, ovviamente a pagamento – entro il 6 gennaio 2014.
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Lettera aperta dei presidenti dell'Adi all’onorevole Ministro Carrozza: un appello a rivedere il quadro della valutazione INVALSI per l'Italiano onde renderlo più consono alla complessità di un insegnamento dal quale ancora dipende in buona parte la formazione culturale e critica dei futuri cittadini.
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World Wide Trap – questo il titolo dell’opera – rappresenta una folla di persone disposte in file ordinate, una dietro l’altra. Ogni personaggio è connesso all’altro da un cavo collegato al cranio, in modo da formare un’unica catena che sembra terminare in un uomo con la testa conficcata nello schermo di un computer.
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Parliamo pure di tutto, dunque, anche del Liceo di quattro anni. Ma facciamolo senza ipocrisie: la fretta di farlo partire un po’ ovunque, consentendone (ma con quali garanzie culturali?) la sperimentazione è motivata da ragioni di marketing (per le scuole private) e di “contabilità” (per le scuole pubbliche), e ciò lo dimostra la pochezza del dibattito che gli sta intorno.
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Il punto è che i criteri vanno cercati nelle finalità pedagogiche generali che si reputano urgenti. Altrimenti, si finisce per fare di un mezzo, il danaro, ciò che fissa l’orizzonte, ciò che determina il fine. Qual è, dunque, il criterio pedagogico per cui si taglia un anno alle superiori?

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