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Istruzione

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Maggio, fine della scuola: i giochi sono fatti. Maggio: il mese in cui si procede alla formale adozione dei libri di testo. Maggio: il mese in cui, in quello spazio a noi destinato che gli ultimi spasmi lessicali dell'ottimismo professionale chiamano “sala insegnanti”, s'insinua l'argomento "tesine".
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C’è stato un tempo – ormai lontano – in cui lo Stato ha considerato realmente la scuola una propria istituzione, con tutto ciò che ne consegue. Dall’apparato normativo all’impegno culturale, ciascun tassello tendeva a convergere su un’idea di collaborazione fortissima e d’investimento soprattutto culturale e sociale, oltre che economico, da parte dello Stato.
Nell'attesa di poter ordinare il fuoco ad alzo zero alle batterie del Sistema Nazionale di Valutazione, allo scopo di avere misurazioni su base scientifica e graduatorie di merito trasparenti e indiscutibili con cui premiare la professionalità rilevata come efficace e – di riflesso – punire quella giudicata carente, il superiore ministro in carica passa il tempo a condannarci di fronte alla pubblica opinione.
Sperereste di essere reclutati da un coach catenacciaro, gioco a zona o calcio-champagne? Da un allenatore ruvido ed intransigente o da un fine psicologo, che saprà come farvi dare il meglio di voi stessi? Conte o Guardiola?
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Il direttore del Dipartimento di Giustizia Minorile offre una panoramica sui minori nel penale: qual è lo scenario, chi sono gli attori, quali i mali della società e in cosa consiste il modello riparativo.
L'esame di Stato: un titolo di studio al quale sempre, a prescindere dal suo fondamentale valore legale, abbiamo attribuito un senso e un significato molto precisi. Una tappa che ha rappresentato qualcosa nella vita di ciascuno. 
Ci stanno spiegando (senza nemmeno troppa pazienza, con modi rozzi e bruschi), che questo è “vetero”, out, poco, pochissimo smart.
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Onnivori, esploratori, tradizionalisti, pragmatici, minimalisti: gli identikit degli universitari e dei loro stili di studio, tra carta e digitale.
Per una riflessione sulla didattica dell’italiano scritto.
Chi parla male, pensa male e vive male: la citatissima, lapidaria esclamazione di Nanni Moretti in Palombella Rossa sintetizza perfettamente il manifesto fondativo del Giscel, secondo cui non si può essere cittadini consapevoli e autonomi senza un’adeguata padronanza della lingua.
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Le audaci parole della sedicenne pakistana Malala offrono l’occasione per fare il punto sull’agenda delle Nazioni Unite per assicurare l’accesso all’istruzione primaria universale obbligatoria e gratuita.

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