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Autore

Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

Lui – No, scusi, insisto. Io le ho consegnato un documento ed esigo che lei mi dia una ricevuta che attesti che ora lei è in possesso del documento che ho consegnato. Metta che la mia richiesta vada persa…
Norberto Bottani, nel suo recente Requiem per la scuola? Ripensare il futuro dell’istruzione, osserva che il servizio scolastico pubblico si legittima per due funzioni: quella educativa e quella politica. Vorrei di seguito discutere ciò che dice l’autore riguardo alla prima.
Il sentimento svolge una funzione importante nella dinamica della conoscenza. Tale funzione consiste nel portare più vicino ciò che altrimenti sarebbe lontano e indistinguibile.
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La “questione tesina”, come si sa, non è una faccenda che riguarda la sola stesura scritta. L’esposizione orale del lavoro di ricerca e approfondimento svolto dallo studente infatti è il punto nodale: sarà quest’ultima a diventare elemento iniziale, inevitabilmente condizionante, della prova orale all’Esame di Stato.
Fine anno, tempo di valutazioni. Si valutano i risultati degli alunni, si valutano i successi e gli insuccessi degli insegnanti. Anche senza volerlo si finisce prima o poi per valutare il sistema.
Nel Manifesto del nuovo realismo il filosofo Maurizio Ferraris accusa il postmoderno di aver portato con sé, nei suoi esiti, un populismo mediatico nel quale si è preteso di far credere qualsiasi cosa, quando se n’è avuto il potere.
Se la scuola dovesse, per sentirsi all’altezza, inseguire lo standard dell’informatizzazione della società in cui essa è inserita, combatterebbe una battaglia persa in partenza.
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Nelle scorse due settimane mi sono dedicato al tema: “un oggetto artistico è qualcosa che piace?”. Prima me ne sono occupato direttamente, poi attraverso il parere autorevole di Tiziana Andina. Oggi vorrei concludere la trilogia dando conto dell’esperienza didattica che nei mesi scorsi ho organizzato su questo tema e che ha coinvolto quattro classi di due istituti friulani.
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Tiziana Andina, docente di Filosofia teoretica all’Università di Torino, è una delle voci più interessanti nel panorama della recente riflessione italiana nel campo della filosofia dell’arte.
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Chi entrerebbe in un museo sapendo che le opere ivi esposte per unanime consenso non sono belle? Chi comprerebbe un quadro perché non è bello? Per contro, la bellezza dell’opera è motivo di interesse e l’apprezzamento estetico costituisce un canone classico di giustificazione della critica.

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