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Autore

Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

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Il passo in cui Aristotele asserisce che la filosofia nasce dalla meraviglia è celeberrimo: “Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia”.
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Il dibattito sul relativismo, che si è incrociato con quello sul realismo, ha a che fare con muri e porte “là fuori” che non dipendono dalla coscienza e che pongono limiti all’interpretazione. Nessuna interpretazione infatti mi consentirà di attraversare un muro e, del resto, se ci provo, finirò col farmi male: mi scontrerò con lo “zoccolo duro dell’essere”, come ammonisce enfaticamente Eco.
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A Piras va riconosciuto il merito di aver lanciato con coraggio un dibattito fecondo che provoca il docente di filosofia a ripensare il senso della propria attività didattica ed educativa e spinge a valutare il nuovo, rilanciando l’eterno quesito sul perché fare e perché fare così e, soprattutto, come fare domani.
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”Vedere qualcosa come arte richiede qualcosa che l’occhio non può cogliere – un’atmosfera di teoria artistica, una conoscenza della storia dell’arte: un mondo dell’arte”. Un ricordo di Arthur C. Danto.
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La saggezza degli antichi e il recupero di alcune vecchie abitudini contro il logorìo della vita moderna (leggi: registro elettronico).
Ci sono gli entusiasti sostenitori dell’introduzione del digitale a scuola e ci sono le voci fuori dal coro. Tra queste, la prima che abbiamo voluto sentire è quella di Roberto Casati, autore del recente saggio Contro il colonialismo digitale.
Vorrei ripercorrere e riflettere su un dibattito sviluppatosi su IlSussidiario, molto sensibile ai temi del digitale, nei giorni scorsi. Il tema del contendere è il tablet (e sullo sfondo il digitale) a scuola.
Ha senso parlare di filosofia cristiana? Il libretto di Josef Seifert Filosofia cristiana e libertà rimettere in moto una discussione interessante e di grande importanza, e che è tempo di riprendere.
“Vorrei poter ogni tanto fornire ai miei allievi materiali via Internet e indicare loro qualche pagina utile. E che i ragazzi potessero effettuare il collegamento usando la rete della scuola e i dispositivi di cui molti sono in possesso”: quest'idea si sta facendo strada nella consapevolezza di molti colleghi.
La notizia è che il registro di classe cartaceo è ancora tra noi. La riforma digitale doveva spazzarlo via con l’inizio dell’anno scolastico, ma in molte scuole esso non è affatto scomparso. Come mai?

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