Una poesia per insegnare #10

Tempo di lettura stimato: 3 minuti
Scoprire un nuovo libro di poesie, alla fine del mese di ottobre del 2013, può essere fonte di gioia e, specialmente se si tratta di un libro nella tua madrelingua – nel mio caso l’italiano, – di soddisfazione, di orgoglio quasi. Anche perché la sua autrice, la poetessa bilingue Roberta Dapunt, avrebbe potuto scriverlo in lingua ladina, questo libro intitolato “Le beatitudini della malattia”, uscito nel mese di settembre nella collana bianca dell’editore Einaudi.

 

È una fortuna che questo libro riservi alcune belle sorprese ai lettori italofoni, tra le quali spicca una apparentemente paradossale “orazione della mente”, in cui le forme e le cadenze della liturgia cristiana sono usate per rivolgere una preghiera alla ragione senziente, invitata a proteggere l’io (che compare solo sotto forma di particella pronominale) dalla dimenticanza, dall’ignoranza di sé e della propria esperienza, dall’incapacità di continuare a sentire e a sperimentare, attraverso la porta dei sensi, il mondo.
Sono dodici versi lunghi informali, riconducibili alla tradizione del verso libero primo novecentesco, tenuti insieme dalle frequenti ripetizioni, che offrono all’occhio e all’orecchio numerosi appigli per consentire la memorizzazione – perché la preghiera, come la nenia infantile, sia il primo argine contro il fiume dell’oblio. Le prime due lasse hanno una struttura simile: iniziano con l’invocazione, un’implorante e decisa richiesta di protezione (espressa con un verbo imperativo: “Proteggimi”), e proseguono con la manifestazione di alcuni desideri (espressi con una serie di congiuntivi desiderativi: “Possa”, “Siano”, “Rimangano”…).

 

Colpisce, in questa poesia sulla memoria e sull’identità, la centralità della percezione e del desiderio di fare esperienza attraverso i sensi. In chiusura della prima lassa – “Possa lo spazio che ho dentro la testa essere scontento, / perché troppo vuoto anche nell’ultimo giorno” – si auspica che il vuoto dentro la testa, che è poi la condizione iniziale, infantile, di una “testa” ancora da plasmare, da costruire attraverso la progressiva mappatura del cervello, non sia mai colmato. Si desidera che la testa non sia sazia di sé, del proprio contenuto, e, mai piena, continui a desiderare un rapporto con il mondo, che deve continuare a “irrompere” all’interno, e a scombinare così le carte, impedendo alla mente di rifugiarsi in un autistico “ordine perfetto”.
E colpisce, infine, l’irrituale chiusura del distico finale, disperata, che conferisce forza all’intero componimento e rende la preghiera ultimativa e necessaria.

orazione della mente

Proteggimi dal dimenticare, proteggimi dal non sapere,
dal non aver sentito, ascoltato, visto, guardato.
Favorisci in me il pensiero, non sia mai ferito.
Possa lo spazio che ho dentro la testa essere scontento,
perché troppo vuoto anche nell’ultimo giorno.

Proteggimi dalle camere buie, dall’ordine perfetto nella mente,
niente passi oltre queste mie pareti, tutto m’irrompa.
Siano gli occhi e le orecchie il varco tra me e l’esterno,
rimangano le infelici domande e le risposte.
La volontà mi sia stendardo.

Riparami dal nulla, difendimi dal non essere,
meglio la morte. Meglio la morte.

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Simone Giusti

ricercatore, insegna didattica della letteratura italiana all’Università di Siena, è autore di ricerche, studi e saggi sulla letteratura italiana, sulla traduzione, sulla lettura e sulla didattica della letteratura, tra cui Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), Per una didattica della letteratura (Pensa, 2014), Tradurre le opere, leggere le traduzioni (Loescher, 2018), Didattica della letteratura 2.0 (Carocci, 2015 e 2020), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023). Ha fondato la rivista «Per leggere», semestrale di commenti, letture, edizioni e traduzioni. Con Federico Batini organizza il convegno biennale “Le storie siamo noi”, la prima iniziativa italiana dedicata all’orientamento narrativo. Insieme a Natascia Tonelli condirige la collana scientifica QdR / Didattica e letteratura e ha scritto Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021) e il manuale L’onesta brigata. Per una letteratura delle competenze, per il triennio delle secondarie di secondo grado.

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