Un Rembrandt sullo smartphone

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Nella ricerca di immagini ad alta definizione messe gratuitamente a disposizione dai musei, ci si può imbattere in un’opportunità del tutto particolare, offerta dal Rijksmuseum di Amsterdam. In questo caso, infatti, non solo ci è concesso di scaricare le immagini, ma possiamo addirittura utilizzarle a piacere per decorare i nostri oggetti personali.

Il Rijksmuseum venne fondato nel 1808, per volere di Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone, che durante il suo breve regno (1806-1810) decretò l’istituzione di un museo nazionale ad Amsterdam e fece trasferire nella città, futura capitale del Regno d’Olanda, le opere raccolte fin dal 1800 nella Nationale Kunstgalerij dell’Aja. A questo primo nucleo di dipinti e oggetti storici si aggiunsero le tele già appartenenti alla città di Amsterdam, fra cui la famosa Ronda di notte di Rembrandt, e nuovi acquisti.
Dopo varie vicissitudini e spostamenti di sede, nel 1885 le collezioni furono trasferite nel nuovo edificio appositamente realizzato dall’architetto Pierre Cuypers, vincitore di un concorso che prevedeva che lo stile del museo fosse in sintonia con l’arte olandese del XVI e XVII secolo. In realtà il palazzo, che combinava elementi gotici e rinascimentali, non riscosse l’approvazione del pubblico che lo considerava troppo medievale e poco olandese. Nel corso degli anni la collezione continuò ad accrescersi e il museo ad ampliarsi. L’opera di modernizzazione dell’edificio venne interrotta dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, ma dagli anni Cinquanta le collezioni si arricchirono di importanti opere che avrebbero dato origine alla sezione di arte asiatica e il museo fu sottoposto a nuovi interventi.
Nel 2013, dopo circa dieci anni di ristrutturazione, il Rijksmuseum si è riproposto al pubblico in una veste completamente rinnovata, per raccontare la storia dell’Olanda dal Medioevo ad oggi. Aperto 365 giorni l’anno, il museo ospita la più importante collezione di maestri olandesi, con opere di Rembrandt, Vermeer, Frans Hals, Jan Steen, esposte insieme a oggetti di interesse storico e di arte decorativa, per ricreare l’ambiente culturale dell’epoca. La storia olandese è inoltre inserita in un contesto internazionale grazie ad alcune collezioni particolari: porcellane e ceramiche, argenti, gioielli, tessuti, arredi e tappezzerie, armi e modelli navali. Di notevole interesse anche le case di bambola del XVII e XVIII secolo, non giocattoli, ma oggetti da collezione per dame dell’alta società che ci permettono di scoprire come erano arredate le loro dimore. La casa di bambola appartenuta a Petronella Oortman, ad esempio, è la perfetta riproduzione in scala dell’arredo del suo palazzo, con i piccoli mobili e gli accessori ricostruiti utilizzando lo stesso materiale degli arredi reali. Petronella si servì di artigiani specializzati per realizzare la sua casa di bambola e fece arrivare dalla Cina le porcellane in miniatura.

La moderna impostazione del museo è evidente anche nella possibilità offerta di scaricare le immagini ad alta definizione, creando il proprio Rijksstudio. Gli utenti, infatti, previa registrazione sul sito, possono creare una galleria personalizzata salvando le opere presentate dal museo nella loro versione completa o selezionando alcuni dettagli a scelta. Si possono effettuare ricerche per nome dell’artista, genere dell’opera, soggetto, stile e periodo. La vera originalità dell’iniziativa risiede nella possibilità di utilizzare le immagini non solo a scopo didattico e di studio, ma anche per decorare oggetti personali, senza chiedere ulteriori autorizzazioni. I nostri quadri o i nostri oggetti preferiti possono non solo diventare manifesti e cartoline, ma anche essere stampati su maglie, borse, custodie per smartphone, moto e automobili, o trasformarsi in originali tatuaggi, come suggeriscono i vari esempi proposti dal sito del museo, che invita inoltre a condividere le proprie creazioni per fornire agli altri utenti nuove idee.
Le istruzioni presenti nel sito, inoltre, ci insegnano a salvare le immagini realizzate con lo smartphone durante una visita al museo, in perfetta controtendenza rispetto al consueto “Vietato fotografare”, che sembra ormai destinato a scomparire, o comunque a essere fortemente ridimensionato, anche nei nostri musei.

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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