Tre libri sotto l’albero

Tempo di lettura stimato: 21 minuti
I libri rimangono in assoluto i regali più facili da impacchettare. A qualcunə poi piace davvero riceverli! Se volete scoprire se tra i vostri cari e care si annoverano amanti dei libri, ma vagolate nel buio, ecco che le nostre autrici e i nostri autori vi vengono in soccorso. Per tre settimane vi abbiamo proposto le loro terne vincenti: prima, seconda e terza parte sono qui.
Dalle nostre autrici e autori e dalla redazione.

Terza parte

Demetrio Paolin

Ulisse di James Joyce, Bur Rizzoli, trad. Marco Marzagalli
Il libro che vorrei consigliarvi è il più bel romanzo del ’900, ovvero l’Ulisse di Joyce. Il testo esce in una nuova edizione per la Bur Rizzoli, a cura di Paolo Bugliani, con la prefazione di Nicola Lagioia. Perché è un romanzo divertente, commovente, pieno di “cose” e pieno di “parole” e di cose che diventano parole, e viceversa.

Genesi, Blackie Edizioni, trad. Erica Baricci
«La prima fonte di vera letteratura»: così recita lo strillo della casa editrice Blackie, che ha portato in libreria una nuova versione del primo libro della Bibbia, tradotto direttamente dall’ebraico, con un bellissimo apparato iconografico e critico. Perché lo consiglio? Perché ogni cosa che nasce è “in principio” una parola che viene pronunciata.

Martire! di Kaveh Akbar, La nave di Teseo, trad. Chiara Spaziani
«Forse perché Cyrus aveva preso le droghe sbagliate nell’ordine giusto, o magari le droghe erano giuste e l’ordine sbagliato, ma quando Dio finalmente gli parlò dopo ventisette anni di silenzio, ciò che Cyrus desiderava più di ogni altra cosa era una seconda possibilità». Perché dovreste leggerlo? Insomma: chi può ragionevolmente resistere a un incipit così?


 

Elena Rausa

Parto con Sorj Chalandon, giornalista e scrittore, nelle cui parole si fondono la densità della poesia e la concretezza realista della scuola di Francia. Passerò le feste con l’ultimo uscito per Guanda, La quarta parete, ma consiglio La furia perché racconta la rabbia che nasce dall’ingiustizia più intollerabile, quella che colpisce l’infanzia. Un’isola, l’oceano e una colonia penale minorile, eppure la speranza c’è, perché l’uomo che inventa e racconta è il sopravvissuto a quel genere di violenza e dunque sa quel che dice.

Il bambino di Ferdinando Aramburu (Guanda) è il secondo consiglio, per molti ma non per tutti, perché qui il bambino è crudelmente assente, dunque piangerlo, per chi resta, è una conquista faticosa. Patria, dello stesso autore, è tra i miei cinque libri più amati di sempre (aspetto inutilmente di dimenticarlo per tornare a leggerlo): chi, come me, lo ha amato troverà nelle pagine di questo nuovo romanzo un po’ di quella compassione.

Da ultimo una carezza ripescata tra le letture di qualche inverno fa: è la scrittrice islandese Auður Ava Ólafsdóttir, che mi ha incantato con Rosa candida (Einaudi). Lobbi è un personaggio che non si dimentica, la sua storia arriva terza tra i miei consigli proprio perché è quel che si dice un punto di luce. In più c’è una bimba che allieterà la festa anche per chi non ha un presepe da immaginare

Dunque è qui che arriva il mio augurio: ci sia luce nel buio e pace vera nella vasta casa che insieme abitiamo.


 

Mauro Reali

I libri che consiglierei da mettere sotto l’albero sono – ovviamente – quelli che ho di recente recensito su queste colonne: tra tutti, suggerisco il sequel dei Promessi Sposi ad opera di Ben Pastor e il saggio di Giorgio Ieranò sul Labirinto cretese.

Dovendo trovare tre titoli aggiuntivi, mi limiterò a tre saggi sul mondo antico di recentissima edizione; si tratta di libri poderosi, che ho acquistato, sfogliato e letto solo parzialmente (la speranza è di procedere proprio durante le vacanze di Natale…). L’autorevolezza dei loro autori mi consente però di proporli ai lettori con una certa serenità.

Comincerei dalla letteratura antica, e dunque con il saggio di Robin Lane Fox, Omero e l’Iliade, Einaudi, Torino 2024. L’autore, insigne classicista oxoniense, ha il pregio di essere sia uno storico sia un filologo, e ciò si vede nell’approccio globale al mondo omerico. Un mondo che non possiamo penetrare se prescindiamo da riflessioni sulla nascita della lingua greca e del suo alfabeto, come pure dalle vicende storiche micenee e dagli esiti dell’archeologia più moderna; ma che la fantasia poetica ha arricchito con molto altro, a cominciare dalla «famiglia celeste» formata da quegli dèi (umani, troppo umani, per citare un famoso filosofo…) ai quali Lane Fox dedica un importante capitolo del suo libro.

Resterei poi in ambito greco, menzionando il volume di Laura Pepe, Sparta, Laterza, Roma-Bari 2024. L’autrice – docente di diritto antico – mira a darci un’immagine complessiva della polis peloponnesiaca, analizzando sia la vita interna alla città (educazione, rapporti sociali, familiari etc.), sia la sua collocazione nello scacchiere ellenico e internazionale, sia la memoria che Sparta ha lasciato nelle generazioni successive. Si tratta a mio avviso di uno studio fondamentale e – perché no? – della necessaria “riabilitazione” di una città greca finora un po’ ai margini dell’interesse critico. Forse perché se ad Atene – scrive Pepe – «i segni del passato prorompono ovunque, fanno capolino da ogni dove, e si parano con prepotenza anche davanti agli occhi più distratti» invece «Sparta si presenta come un borgo pittoresco, bruttino, miseramente attraente», come la definiva Henry Miller nel secolo scorso. Da oggi in poi, insomma, quel «borgo» sarà ancora decisamente «bruttino» (chi scrive lo dice per esperienza diretta) ma certamente meglio conosciuto.

Da ultimo, eccoci al mio amato mondo romano e al libro di Giovanni Brizzi, Imperium. Il potere a Roma, Laterza, Roma-Bari 2024. Conosco il suo autore da molti anni e so che nessuno ha in Italia la sua autorevolezza come storico militare; stavolta Brizzi, però, va ben oltre questo ambito, dimostrando come non si possa prescindere – studiando la storia di Roma – dall’imperium, cioè dal potere nella sua accezione politico-militare. Ciò comporta il fatto che, da Romolo fino agli imperatori di oltre mille anni dopo, governare la res publica significhi detenere questa prerogativa, la quale non solo si concretizza nell’assunzione di prestigiosi comandi militari, ma attesta anche (e soprattutto) l’accettazione di precise responsabilità nei confronti del corpo civico. Davvero importanti pure i capitoli finali del saggio, nei quali l’autore riflette su come sia avvenuta in età tarda una saldatura del tutto peculiare tra l’idea cristiana della sacralità del potere – che deriverebbe sempre da Dio – e quella di imperium del quale già si è detto; un concetto, quest’ultimo, che dalla sacralità pagana delle origini era invece andato nel tempo sempre più laicizzandosi.


 

Gian Paolo Terravecchia

Filosofia dell’informazione di Luciano Floridi, Raffaello Cortina 2024, trad. M. Durante
Oggi si moltiplicano corsi di aggiornamento su digitale e informazione, specie nelle scuole, in cui si parla tanto, ma spesso si finisce col dire l’ovvio e il già saputo. Il libro di Floridi ha il merito di fare chiarezza e di portare alla comprensione di un nuovo ambito. La filosofia dell’informazione infatti, non è affatto una filosofia di settore, non è una delle tante “filosofia di”. Essa ha invece la pretesa di ripensare ai problemi antichi da un nuovo paradigma e di aprire a nuove domande che altrimenti non si sarebbe in grado di formulare. Insomma, si tratta di acquisire quelle conoscenze e quei concetti indispensabili per poter discutere ciò di cui tutti parlano senza averne, almeno in molti casi, adeguati strumenti e sufficienti conoscenze di sfondo.

Per la pace perpetua di Immanuel Kant, Feltrinelli 1991, trad. R. Bordiga
«Se questa scritta satirica sull’insegna di un’osteria olandese, su cui è dipinto un cimitero, valga per gli uomini in generale, o in particolare per i capi di Stato che non riescono mai a saziarsi delle guerre, o se invece debba valere soltanto per i filosofi che hanno quel dolce sogno, questo lo lasciamo da parte». Così comincia il capolavoro kantiano. Si converrà con me che quando l’arguzia, la profondità e la sapiente comprensione dell’umano entrano su un tema di disperata attualità siamo davanti a un classico che si deve (ri)leggere.

Pascal e la filosofia di Vincent Carraud, Morcelliana 2024, trad. F. Affronti
Pascal fu una delle figure più affascinanti del suo tempo: matematico precoce, inventore, ingegnere, fisico, letterato, polemista, apologeta, mistico, precursore della teoria dei giochi e la lista potrebbe continuare. Si può però parlare anche di un Pascal filosofo? Come farlo, si chiede Carraud, per un pensatore che «pretende di rigettare tutta la filosofia e screditare la metafisica nei panni esemplari del cartesianesimo»? Del resto, gli stessi Pensieri non intendevano essere un libro di filosofia, ma un’apologia del cristianesimo. Attraverso l’argomentare chiaro e serrato, l’erudizione funzionale a immergere il lettore nell’epoca di Pascal e a fargli ripercorrere il complesso dibattito storiografico, Carraud sbroglia con maestria una matassa complessa. Un libro su Pascal, ma anche su cosa sia la filosofia.


 

Alessio Trevisan

Tre libri per chi accoglie La ricerca di sé, dell’altro, del mondo.

Quella cosa intorno al collo, di Chimamanda Ngozi Adichie, Einaudi.
Che cosa significa essere straniero? Che cosa significa essere donna? Che cosa significa sognare? Che cosa significa accogliere le proprie radici? Attraverso l’incontro di donne, di paesaggi nigeriani e statunitensi, Adichie accompagna nella crudeltà, nell’ironia, nell’attesa e nella complessità del mondo di oggi. Un libro intimo, che obbliga ad assumere uno sguardo che troppo spesso ha il sapore della retorica: quello di una donna, quello di una straniera, quello della guerra, quello della povertà, quello della ricerca di sé.

Historiae, di Antonella Anedda, Einaudi
La poesia di Antonella Anedda agisce per diffrazione. Fa come la luce tra le millimetriche fessure di una tenda, in un campeggio, all’alba. Entra con forza, si mette negli anfratti. Accoglie la storia, il flusso, il ricordo e la memoria. Il titolo di questa raccolta rimanda alla storia come drammaturgia tragica, com’è la storiografia di Tacito: l’essere umano al centro, con il suo corpo è si fa balcone affacciato di fronte alla vita. È una poesia che colleziona oggetti, domande, consapevolezze: «Ogni sette anni si rinnovano le cellule: / adesso siamo chi non eravamo. / Anche vivendo – lo dimentichiamo – / restiamo in carica per poco».

La buona educazione degli oppressi. Piccola storia del decoro, di Wolf Bukowski, Alegre
Che cos’è il decoro? Secondo Bukowski si tratta, riprendendo Furio Jesi, di un’«idea senza parole», di un artificio retorico. In questo saggio l’autore accompagna chi legge in un viaggio che è insieme sociologico, psicologico, urbanistico, pedagogico. In che modo l’architettura, le metamorfosi delle città, le narrazioni sociali e politiche creano un dentro e un fuori, un noi e un loro?  Bukowski esplora il decoro come un’idea ambigua e potente, capace di definire confini sociali e creare separazioni: un “noi” e un “loro”. Un’opera breve e multidisciplinare che invita a riflettere su come le narrazioni urbane e politiche plasmino il nostro rapporto con il mondo.


 

Alessandra Nesti

You will find me if you want me in the garden, di Federico Borselli, 89books 2024
L’oggetto libro più bello che vi ritroverete a maneggiare quest’anno, che vorrete regalare ma anche tenere a portata di mano, per sfogliarlo a più riprese, per vedere ogni volta qualcosa di nuovo. Una natura in bianco e nero luminosissima, punteggiata di figure vegetali, di forme animali, di familiarità straniante, di accostamenti inaspettati. Un testo poetico fatto di immagini e frutto di un lungo lavoro di ricerca e di passeggiate nel bosco. Il titolo del libro è il primo verso della canzone The Garden degli Einstürzende Neubauten, che forse vorrete ascoltare.

Novelle per un anno. 9Lx1(365,25) di Dario De Marco, Wojtek 2024
Se vi piacciono i racconti (ma anche se non li avete mai amati, per cambiare idea): un libro-catalogo-calendario perpetuo di micro e mini narrazioni molto postmoderno, pieno di *spirito*, e molto adatto a letture estemporanee come a maratone continuative, grazie anche a una trama di fili conduttori di stile, di figure, di voci, magistralmente disseminati e dissimulati. Non un tascabile.

La parola femminista di Vanessa Roghi, Mondadori 2024
Nella Grammatica della fantasia, Rodari scrive: «Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore… Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni…». Il sasso-parola in questo libro è “femminista” e lo getta una studiosa che si definisce prima di ogni altra cosa rodariana. Un libro generoso e germinale, fatto di molti altri libri, di dialogo tra idee e di confronto tra generazioni: pagine che fanno luce sui tanti significati e le tante manifestazioni di quella che è innanzitutto una pratica collettiva, un fare insieme di cui c’è tanto bisogno.


 

Sara Urbani

Cento giorni che non torno. Storie di pazzia, di ribellione e di libertà di Valentina Furlanetto (Laterza, 2024). Un saggio che si legge come un romanzo, a metà tra l’inchiesta giornalistica e il memoir familiare: il libro narra un secolo di storia della psichiatria in Italia, seguendo le vite parallele di Franco Basaglia e della sua coetanea Rosa, nonna dell’autrice a lungo ricoverata in manicomio.

Anima. Una pastorale selvaggia di Kapka Kassabova (Crocetti, 2024). La voce empatica dell’autrice di origine bulgara racconta nuove storie di paesaggi e persone, margini e mutamenti: nel quarto e ultimo libro del suo “quartetto balcanico” i protagonisti sono gli ultimi pastori transumanti che abitano sui monti Pirin.

La macchina blu. Come gli oceani danno forma al nostro mondo di Helen Czerski (Bollati Boringhieri, 2024). L’autrice è una fisica e divulgatrice britannica, e nel suo libro approfondisce il ruolo dell’oceano nel modellare il nostro pianeta: un viaggio per i mari del mondo che intreccia storie di scienza e le preoccupazioni legate ai cambiamenti climatici.


Seconda parte

Federico Batini

Senza titolo, di Erna Sassen, illustrazioni di Martijn van der Linden, traduzione di Olga Amagliani, edizioni Camelozampa, uscito il 15 novembre. Un romanzo necessario, in cui i convincenti disegni del protagonista sono nella storia e raccontano, assieme al testo, la storia. Che è quella di Joshua e Zivan, cresciuti insieme, che devono affrontare lo strappo del ritorno, di lei, in Iraq per essere data in sposa al cugino. I disegni di Joshua sono la sua unica ancora, e sono anche il linguaggio per entrare in relazione con chi lo terrorizza.

Le vite infinite di Maia, di Christopher Edge, traduzione di Paola Mazzarelli, Gallucci, uscito a novembre 2021. La realtà del mondo, per Maia, che ha una mente scientifica, è messa in crisi dall’esperienza. Un viaggio straordinario, straziante, incredibilmente affascinante.

Le degenerate, di J. Albert Mann, traduzione di Giuseppe Iacobaci, Uovonero edizioni, uscito nell’ottobre 2024. Un’orfana italiana incinta abbandonata, una ragazza con la sindrome di Down, una ragazza omosessuale, un’afroamericana con il piede equino. Sono le quattro straordinarie protagoniste che mettono in crisi l’ordinata e violentissima vita della Scuola per deboli di mente del Massachusetts (1928). Un romanzo imperdibile.


 

Elena Franchi

Fumana, di Paolo Malaguti, Einaudi, Torino 2024

Tutti, a Voltascirocco, la conoscono come Fumana, come la nebbia in cui ama rifugiarsi, tutta sola. Fumana è una bambina che cresce con il nonno e impara a pescare le anguille con lui nella palude. Crescendo, inizia a frequentare Lena, che cura la gente con le erbe e le parole. Con il tempo, anche lei diventa una “strigossa”, conosce l’amore, la sofferenza, il rifiuto e la guerra. Una storia poetica in cui l’autore dimostra una rara sensibilità nel raccontare l’animo femminile.

Indipendenza, di Chitra Banerjee Divakaruni, Harper Collins, Milano 2024

Dall’autrice del poetico La maga delle spezie (Einaudi, Torino 1998), la storia dell’India nel 1947 vista attraverso gli occhi di tre sorelle indù che la vita porterà su strade molto diverse. È il momento della spartizione del Paese, delle violente lotte fra indù e musulmani, del passaggio da una serena vita familiare alla disperazione e al terrore. Un libro estremamente avvincente che ci fa conoscere un momento drammatico della storia dell’India, e di cui si fatica ad abbandonare la lettura.

L’agave della Regina Vittoria di Laura Calosso, Aboca, Sansepolcro 2024

Dopo Bordighera Grand Hotel (SEM, Milano 2023), continua l’esplorazione della nota giornalista nell’ambito della comunità inglese in Italia. Le vicende di una ragazza al servizio della Regina Vittoria ci fanno scoprire personaggi, giardini, palazzi e un inaspettato mondo parallelo nella riviera ligure del tempo.


 

Marzia Freni

La rappresaglia di Laudomia Bonanni; è un romanzo sulla Resistenza, la storia drammatica di una partigiana catturata dai fascisti raccontata da una prospettiva inusuale, il ribaltamento dei ruoli tra carnefice e vittima.

La terrazza proibita di Fatema Mernissi; uno sguardo femminile sulla vita in un harem nel Marocco degli anni Quaranta, alla continua ricerca del superamento del confine tra interno ed esterno, tra tradizione e modernità.

La malnata di Beatrice Salvioni; è un romanzo di formazione, ambientato negli anni del fascismo e della guerra d’Abissinia, a Monza, dove vivono due ragazze che provengono da contesti sociali e familiari molto diversi, ma proprio per questo sono attratte l’una dall’altra.


 

Barbara Lorenzoni

Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino (Mondadori) perché mette il lettore davanti ad uno specchio, perché parla del senso della scrittura e della letteratura, e perché i metalibri sono un gioco affascinante.

L’isola di Arturo di Elsa Morante (Einaudi), perché è uno dei più bei libri sull’infanzia e sull’adolescenza, perché è uno dei libri in cui maggiormente mi sono identificata con il protagonista, pur avendo poco in comune con lui.

Domani nella battaglia pensa a me di Javier Marìas, Einaudi, perché la sua tecnica di scrittura è sublime e raffinata


 

Giusi Marchetta

Musica da camera singola, appunti sull’amore e sul farsi una vita di Amy Key, un saggio delicato e luminoso sulla condizione di chi è single a quarant’anni. Il ritratto dell’esistenza piena dell’affetto degli amici e della bellezza della poesia (l’autrice è un’artista) non sarebbe completo senza la descrizione di una vita quotidiana che deve costruirsi attorno al concetto di mancanza, in una società che ci considera incompleti se non siamo in coppia. Bellissimo.

Corpus Christi di Bea Lema, un graphic novel molto intenso ispirato alla storia dell’autrice. È il racconto della solitudine della madre e della sua ossessione religiosa che cresce negli anni mettendo a dura prova la vita di tutti in famiglia. La straordinarietà delle illustrazioni colpirà gli amanti del genere perché c’è ricchezza dal punto di vista visuale e tanta originalità nel rompere la griglia della pagina. Suggestivo.

L’intravisto di Elisa Biagini è l’ennesimo straordinario libro di poesia che l’autrice scrive consegnandoci un mondo di immagini affilate. Direi che è il contrario di una lettura distensiva: in questa poesia si trovano frammenti della nostra vita per cui era impossibile trovare le parole. O così sembrava prima che lei le trovasse.


 

Andrea Nocera

Zucchero nero, di Miguel Bonnefoy.
Un libro non si giudica dalla copertina, ma in questo caso la prima, buonissima, impressione rispecchia la capacità di Miguel Bonnefoy di trascinarci nel suo racconto, per restare coinvolti in atmosfere sensuali e piratesche. Sulle tracce della famiglia Otero e del maldestro rabdomante Severo Bracamonte, Zucchero nero è una storia da non perdere.

Amazzonia. Viaggio al centro del mondo, di Eliane Brum.
La scrittura di Eliane Brum è tremendamente corporea, al punto da sembrare di poterla tastare, maneggiare e ingerire. Al punto da sentirla sul proprio corpo e uscirne trasformati.
Un reportage asciutto e diretto, che ci mette di fronte a realtà troppo spesso (volutamente) nascoste con cui occorre fare i conti, senza vacillare di fronte alle responsabilità. Per e con i popoli della Foresta.

Collezione di sabbia, di Italo Calvino.
Un Calvino meno noto ma capace di stupire ancora una volta in positivo. Una raccolta di articoli inviati al quotidiano con cui collaborava che, come sempre, si srotolano in pensieri più o meno elaborati e fantastici. Tra viaggi, piante, mappamondi, tavolette di cera e culture tribali, un’occasione per gustare ancora una volta la scrittura e i pensieri di Calvino.


Prima parte

 

Johnny L. Bertolio

Ripensando come a Betlemme, due e più millenni fa (e ancora oggi), la percentuale di non-bianchi e di non-privilegiati fosse (e sia) non dell’1% ma del 100%, consigliamo, rigorosamente insieme:

E.W. Said, Cultura e imperialismo: letteratura e consenso nel progetto coloniale dell’Occidente, Feltrinelli, per ricordarci come anche la letteratura apparentemente più progressista dei dominatori vada letta in chiave “contrappuntistica”, con un’analisi attenta a decostruire stereotipi e vacue idealizzazioni;

I. Scego, La linea del colore, Bompiani, per capire come nazionalismo e colonialismo abbiano formato un nesso inestricabile anche nel neonato Regno d’Italia, a fine Ottocento, e come l’arte abbia offerto vie impensabili per emanciparsi;

N. Uyangoda, L’unica persona nera nella stanza, 66thand2nd, per riflettere sul vocabolario oltre che sulla cronaca del razzismo sistemico spesso ricondotto a un comodo altrove (gli Stati Uniti, loro sì) e invece ben radicato nel Paese del “Manifesto della razza”, che per questo ha dovuto lasciare quella parola nella propria Costituzione.


 

Beatrice Bosso

Quaderno proibito di Alba de Céspedes

Scritto negli anni Cinquanta, ma modernissimo. Per iniziare una scrittrice di grande successo in vita, poi un po’ dimenticata e che ora, per fortuna si sta riscoprendo.

Il quaderno di Valeria (la protagonista) è una variazione sul tema della Stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Il rapporto tra Valeria e sua figlia Mirella è un rapporto conflittuale, ma interessante da studiare (se fossi un insegnante lo metterei a paragone tra il rapporto madre/figlia delle protagoniste di C’è ancora domani), Valeria non è vittima di violenza fisica, ma il conflitto tra le donne di inizio secolo e le loro figlie ci dice tantissimo della storia italiana e pure della storia del femminismo).

Legami di sangue, di Octavia E. Butler

Per approfondire un pezzo doloroso di storia americana e per avere un esempio di fantascienza senza navicelle spaziali, ma solo con i viaggi nel tempo. Personaggi sfaccettati, storia coinvolgente e storia da non dimenticare.

I giorni di vetro, di Nicoletta Verna

Un romanzone storico. Due donne diversissime, ma che poi si incontreranno e si incastreranno in maniera inaspettata e dolorosa. Un cattivo da odiare senza se e senza ma (Vetro) e un buono, Bruno/Diaz, che ci lascia in dubbio sulla sua natura fino alla fine.


 

Silvia Capodivacca

Pedro Paramo, Juan Rulfo: prima di guardare la recente riduzione cinematografica sulle piattaforme di streaming, approfittiamo delle vacanze per dedicare un pomeriggio di lettura a questa perla della letteratura cilena, che ci ricorda (1) quanto siamo tutti alla ricerca del padre e (2) che c’è molta più filosofia nei romanzi e nelle opere extraeuropee di quanto possiamo immaginare.

America, Jean Baudrillard: possiamo odiare o amare l’America (degli USA), ma innanzitutto, e ancor più in questo periodo, vale la pena di capirla nel profondo, anche se di profondità forse non si può davvero parlare. Un excursus lucido, divertente e terribilmente vero su una terra che da sempre ci guarda e riguarda.

Odissea, Nikos Kazantzakis: un lavoro esorbitante sulla lingua greca, una solare eco nietzscheana (molto più riuscita qui che in Zorba), una traduzione italiana che è un’opera a sé per l’uso sapiente delle parole e della loro musicalità. Leggere questo libro vuol dire immergersi nell’epica, un’atmosfera culturale che porta benissimo i suoi tremila anni di gesta grandiose e immaginifiche.


 

Daniele Dell’Agnola

I tre funerali del mio cane di Guillaume Guérard, pubblicato da Bianconero edizioni (Premio Andersen 2021), è la storia di Babino, il cane del protagonista, un ragazzino di nome Nemo. Babino è morto. Attraverso dialoghi profondi e con una leggerezza che dimostra la grande sensibilità dell’autore nel capire la prospettiva dell’infanzia, lettrici e lettori partecipano con empatia al funerale di Babino. Sorrisi e lacrime per capire il tempo e la vita, senza morale. La casa editrice Bianconero è, tra l’altro, molto attenta ai criteri di alta leggibilità: la font “bianconero” è disponibile gratuitamente per chi ne fa un uso non commerciale. L’autore, invece, è una grande penna.

Dello stesso autore, Guillaume Guérard, possiamo leggere Falla finita, pubblicato sempre da Bianconero. Organizzare la rapina del secolo non è proprio un gioco da ragazzi: «Il fatto è che avevamo bisogno di grana, dii soldi. Sembra assurdo: viviamo in Svizzera! Tutti credono che la Svizzera sia un paese pieno di banche e di milionari. Ed è vero. Ma è anche pieno di un sacco di poveraccio. Come noi, per esempio».

Infine, per lettrici e lettori raffinati, un libro per adulti. L’editore Casagrande di Bellinzona (Svizzera) ripubblica un grande romanzo: La disdetta di Anna Felder, uscito nel 1974 presso Einaudi. Il 17 maggio 1973 Calvino inviò una lettera all’autrice: «Mi pare che lei sia una scrittrice con una personalità molto netta. Il suo modo di raccontare attraverso oggetti, quasi nature morte; o comunque organizzazioni visiva dello spazio. O mese in scena dei momenti della vita quotidiana è interessante e compiuto e richiama esperienze della poesia contemporanea». L’io narrante è un gatto.

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