#3 – Coppia che si tiene per mano
Li vedo già da lontano, e non appena li vedo capisco che mi voglio avvicinare. Sono una coppia: lei sulla trentina, lui dieci anni in più.
Le tiene il braccio sinistro sulla spalla, lei lo abbraccia a sua volta. Camminano così, facendo passi della stessa lunghezza, piede destro e poi sinistro.
Lei ha due borse appese alla spalla sinistra, e capisco che l’ha fatto per non intralciare la loro vicinanza, per permettere ai loro corpi di restare vicini, di toccarsi.
In una delle due borse riesco a leggere “Urbino città del libro”, la vedo piena di cose morbide e infagottate. Pure lui indossa una borsa di stoffa sulla quale è disegnato un labirinto, la tiene consapevolmente sul lato destro.
Vanno avanti per un po’, si fermano allo stand di Fandango Editore, lì si staccano per guardare i libri. Mi avvicino ancora, sento che si stanno parlando, l’uomo dice “Splendido. Maledizione, splendido!”.
L’aria che li separa, adesso, sembra densa, ricolma della tensione che li attrae. E infatti, in pochi secondi si riavvicinano e si prendono per mano.
Lui ha i capelli lunghi e brizzolati, pettinati con la stessa cura con cui ha modellato la barba. Lei ha lineamenti molto armoniosi, le sopracciglia esattamente simmetriche e arcuate. Li guardo parlarsi.
Poi all’improvviso lui si stacca, ha visto una persona che conosce. Lei lo segue da lontano e scompaiono dalla mia visuale, dietro a una colonna.
Allora mi sposto per cercarli di nuovo, ma oltrepassato il pilastro non ci sono più.
20 maggio, ore 13:19
#4 – Una ragazza bionda e una ragazza mora
Stanno sedute qui davanti a me. Non si potrebbe parlare, perché l’incontro è in pieno svolgimento e c’è Annie Ernaux che sta raccontando con emozione dei suoi libri, si sente la premura nel narrare di sé.
Ma loro due commentano, piano, con rispetto. Inclinano il capo l’una verso l’altra, si dicono cose all’orecchio, si scambiano sguardi da vicino.
La ragazza di sinistra ha i capelli lustri e neri, tagliati in modo da mostrare la nuca. La ragazza di destra, invece, è bionda, i suoi capelli sono lunghi, rigidi, e si schiariscono verso le punte.
Sono sedute spalla contro spalla e dalla posizione delle loro schiene si capisce che stanno molto attente a quello che succede.
La ragazza mora indossa un orologio, uno di quei Casio neri, di gomma, che alle quindici precise emette il suo bip segnaletico, facendo voltare un paio di persone.
Tutte e due indossano degli occhiali da sole – rispettivamente rossi e neri, lucidi – infilati tra i capelli.
Con i loro corpi creano – se dovessi guardarle da lontano – un triangolo, che ha come vertice superiore l’incrocio delle loro teste, mentre il resto della figura è completato dalla linea esterna delle loro spalle.
Riesco a vedere il profilo della bionda, mi colpiscono le sue ciglia chiarissime, come quelle dei nordici, che risaltano sullo sfondo scuro della sala.
Ora stanno immobili, sbattono appena gli occhi. E il fatto di stare vicine sembra donare loro un equilibrio, una calma che si sente nella pancia.