The Special Need

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Nei due elenchi di libri per l’estate proposti nei due interventi su “La Ricerca” non ho trovato alcun riferimento ad un testo sull’educazione dei soggetti con problemi. Eppure non si tratta di una tematica secondaria e di scarso impatto. Avanzo io una timida proposta: non un libro, ma un docu-film la cui visione coinvolge, incuriosisce, informa.

Si tratta di The Special Need, che affronta un argomento molto importante e un poco trascurato nella scuola: l’educazione alle emozioni relative alla vita sessuale di un soggetto diversamente abile. Scrive M. Chiani su Mymovies.it: “Nonostante si focalizzi su un caso specifico, la pellicola affronta in maniera frontale ed esaustiva una questione delicata e socialmente calda, strettamente connessa con quel bisogno d’amore e di condivisione che si nasconde in ognuno, molto al di là delle gabbie in cui è costretto a vivere”.

Enea Gabino, un giovane autistico di 30 anni residente in provincia di Udine, lavora in una fabbrica tessile, ha una madre affettuosa e due amici – Carlo e Alex – che gli vogliono bene. Sente una necessità “speciale”: avere un rapporto sessuale con una donna al fine di “esplorare” i suoi sentimenti e i suoi desideri. Enea ha in proposito idee precise: cerca una ragazza ideale (i suoi modelli sono le “belle-e-impossibili” delle pagine dei rotocalchi) da amare e non solo per un incontro occasionale. Carlo e Alex sono fermamente decisi a metterlo in condizione di realizzare il suo sogno, ma non è compito semplice: prima cercano di procurargli un incontro con prostitute, poi decidono di risolvere il problema alla radice. Su di un furgone si recano tutti e tre a Trebel, in Germania, in un centro di assistenza dove i disabili – afferma Carlo in un’intervista a Chiara Bardelli Nonino per Vogue Italia – “hanno la possibilità di vivere una specie di ‘relazione monitorata’ in cui riacquistano prima di tutto la facoltà di scegliere e dare finalmente un’occhiata in prima persona a una cosa da cui spesso si tenta di tenerli lontani – trasformando in questo modo delle fantasie e dei desideri naturali in una specie di ossessione”.

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Con l’aiuto del Direttore del centro e soprattutto dell’assistente sessuale Ute, Enea vive con quest’ultima un’importante esperienza di profondo rispetto reciproco e di empatia: l’emozione profonda e appagante (la prima della sua vita) di farsi sfiorare e dell’abbraccio caldo a pelle nuda. E a questo punto avanza ai due amici una richiesta esplicita: “Ragazzi, dovete aiutarmi ancora. Adesso troviamo una fidanzata”.

Dice il regista nella stessa intervista: “Quello che vorremmo è che, finito di vedere il film, lo spettatore abbia la curiosità e la spinta di andare a conoscere altre persone come Enea, scardinando la definizione limitante del disabile in termini di mancanze, e superando l’idea che sono loro che dovrebbero riuscire ad adattarsi agli altri, con la voglia invece di fare il primo passo, di avvicinarsi, di saperne di più. E se funziona anche con una sola persona, beh, questo è il punto più alto che potevamo raggiungere”.

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Ugo Avalle

Pedagogista-formatore e docente a contratto presso l’Università degli studi di Torino.

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