Quando mi accingo a introdurre il WRW in una classe, di solito a nuovi alunni di prima media intimoriti e spaesati, non c’è modo migliore se non partire da uno strumento chiave del laboratorio, ovvero il taccuino dello scrittore e del lettore, indicato dai maestri americani come writing and reading notebook.
L’inizio del viaggio nella lettura e nella scrittura per me comincia proprio da qui.
La scrittura privata ormai non fa parte più parte della vita quotidiana dei ragazzi – “nativi digitali” in un’epoca informatizzata e digitalizzata di cellulari, computer e tablet –, vita in cui la velocità è denominatore comune a tutto e in cui siamo bombardati di stimoli che durano solo pochi secondi.
E allora chiediamoci: cosa può fare uno strumento come il taccuino in tutto questo?
Il taccuino, se ben guidato e allenato nel suo uso nella pratica quotidiana, stimola i ragazzi a trovare il tempo per la scrittura «non solo a scuola durante il tempo per la scrittura, ma ovunque tu sia, in qualsiasi momento della giornata»1 e a crescere come scrittori e lettori, insegna loro a ricercare, a ritrovare e imprimere la bellezza sulla carta ovunque essa si trovi, dentro o fuori di loro, li aiuta a sondare «le loro terre di dentro» e a trovare parole nuove e giuste per descriverle. Il taccuino è una chiave per aprire molte porte.
Come dice Aimee Buckner, il taccuino permette ai ragazzi di «sporgersi» e offre l’occasione di imparare a «osservare in modi sconosciuti e con una lente di ingrandimento»2, di imparare a soffermarsi a osservare il mondo che li circonda in un modo nuovo, guardare ciò che c’è dentro e fuori di noi con occhi diversi.
Il taccuino all’interno del WRW è uno strumento fondamentale della cassetta degli attrezzi dello scrittore e del lettore e nella pratica quotidiana del laboratorio: esso non è un diario, ma il serbatoio degli attivatori per la scrittura, lo spazio per gli esercizi di pratica riflessiva – raccoglierà i “semi di idee” per i loro pezzi, le annotazioni sulla lettura, con domande, riflessioni e connessioni su ciò che hanno letto e stanno leggendo –, ma è anche il luogo dove possiamo scriverci ciò che ci passa per la testa e ci succede (dentro e fuori), annotare ciò che ci circonda e ci emoziona, piccoli e grandi eventi della nostra vita, ricordi ed emozioni che vogliamo imprimere con l’inchiostro sulla carta per farli poi rivivere nella nostra scrittura.
Nei taccuini dei miei ragazzi trovo schizzi a mano libera e disegni, piccoli oggetti e memorie di valore – una foglia, un fiore, una figurina, un biglietto del treno o di un concerto, una fotografia, un lembo di tessuto, granelli di sabbia della nostra spiaggia preferita – citazioni e frasi rimaste impresse ma anche ciò che li disturba o li appassiona, liste di cose che fanno arrabbiare; il taccuino è il posto giusto per dubbi e domande, per custodire i ricordi d’infanzia insieme ai pensieri sparsi, improvvise illuminazioni sulla vita o lezioni imparate da eventi piccoli e grandi.
Il taccuino è il luogo ideale per annotare cose che normalmente non ci verrebbe mai in mente di scrivere su carta ma che, anche se banali, potranno diventare utili per ispirarci, come battute o dialoghi ascoltati per caso, particolari che vediamo intorno a noi in luoghi pubblici, in treno, in tram o in autobus, al ristorante, in sala d’attesa o in biblioteca… ovunque!
Ricordo ai ragazzi di provare ad assaporare ogni cosa e a lasciarne traccia per non dimenticarla: colori, odori, sensazioni.
Perché funzioni sono indispensabili alcuni ingredienti: gradualità nell’introdurlo – affrontando e sperimentando le diverse tipologie di annotazioni insieme ai ragazzi un po’ alla volta, a casa e a scuola, condividendo le annotazioni per capire se si è sulla strada giusta, guida e accompagnamento nel tempo – nella sua pratica nella vita di ogni giorno, nella scrittura come nella lettura, in modo costante e continuo.
Aggiungiamo ancora un ultimo fondamentale ingrediente: il docente nel laboratorio guida i ragazzi con la propria pratica come “a bottega”, e allora iniziamo proprio da noi, mostrando loro il nostro taccuino, raccontando la sua storia, come e perché lo abbiamo scelto (la forma, i suoi colori, la copertina ecc.), come abbiamo deciso di decorarlo perché ci rappresenti e ci si riconosca.
Ancora prima di parlare di annotazioni chiediamo ai ragazzi di decorare e trasformare il loro taccuino come vogliono, che riveli la loro personalità, conservi traccia di loro e della loro vita non solo all’interno – tra le pagine – ma anche all’esterno.
Certamente non trasformeremo tutti i nostri alunni in tanti “Stephen King”, ma avremo tentato di portare la scrittura nella loro vita non esclusivamente per la scuola ma per il piacere di scrivere. Concludo ricordando che non esiste un’età più o meno adatta per personalizzare o tenere un taccuino. Si consiglia di tenerlo da zero a 90 anni3.
Note
1. R. Fletcher, A Writer’s Notebook: Unlocking the Writer Within You, HarperCollins Childrens Books, 2003.
2. A. Buchner, Notebook Connection. Strategies for the Reader’s Notebook, Stenhouse Publishers, Portland 2009, pp. 102, 106.
3. E. Golinelli, S. Minuto, Amano leggere, sanno scrivere, Collana Pearson Academy “Insegnare nel XXI secolo”, 2019.