Per navigare in acque sicure

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Internet è uno strumento, e come tutti gli strumenti ha bisogno di indicazioni all’uso. Dall’ultimo numero de «La ricerca», intervista a Paola Limone, insegnante di scuola primaria e autrice di “Siete pronti a navigare?”, portale creato per diffondere l’uso sicuro e consapevole della rete tra le nuove generazioni.
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Bambini davanti al computer – Wikimedia commons.

Internet, presenza pervasiva nella vite di ciascuno di noi, sta innescando cambiamenti sociali tanto radicali quanto profondi. Cambiamenti che hanno coinvolto inevitabilmente anche il modo di studiare, di insegnare. Nel corso degli ultimi anni, molte scuole hanno dato seguito alle recenti direttive ministeriali, attrezzandosi con infrastrutture tecnologiche che consentissero a insegnanti, studenti e studentesse di cogliere appieno le opportunità didattiche offerte dalla rete. Se le potenzialità sono sempre più chiare, il dibattito sui rischi della rete non è ancora maturo. Schiacciato su posizioni manichee – internet sì, internet no –, rende di difficile comprensione quali effettivamente siano tali rischi, e, soprattutto, non lascia spazio alla ricerca di accorgimenti operativi che rendano sicura la navigazione per le nuove e nuovissime generazioni.
Ma mentre se ne parla, poco e male, c’è chi si è messo all’opera. È il caso di Paola Limone, insegnante di scuola primaria esperta nell’uso delle tecnologie applicate alla didattica. Abbiamo già avuto il piacere di parlare di lei nell’articolo sul fenomeno dei gruppi Facebook per insegnanti; l’abbiamo interpellata questa volta a proposito di un’altra sua iniziativa: il portale “Siete pronti a navigare?” dedicato alla navigazione consapevole e sicura in rete.

D: Quando nasce il progetto il progetto “Siete Pronti a Navigare”?

R: Il progetto è nato più di 10 anni fa da una mia idea.
L’esperienza, nata come copia-incolla di link a siti dedicati all’infanzia, nel corso degli anni è maturata e ha assunto una dimensione molto più ampia grazie all’analisi delle esigenze di bambini e docenti di scuola dell’infanzia e primaria, con un’attenzione anche per la secondaria di primo grado.
Gli obiettivi che mi sono posta anni fa, quando ho avuto l’idea di inserire un miniportale per i bambini nello spazio del sito scolastico, erano:
– progettare uno spazio prevalentemente dedicato al gioco, ma con materiali utilizzabili anche per ricerche nella scuola primaria, con particolare attenzione a produzioni ipertestuali di altre scuole italiane. I prodotti digitali dei coetanei, se elaborati in modo intelligente, sono utili ed apprezzati dai bambini, che ne sono assai incuriositi. Da questo materiale è possibile partire per progettare nuove attività didattiche;
– inserire in questo spazio un motore di ricerca a misura di bambino;
– guidare le famiglie e i docenti ad un uso consapevole e sicuro della rete;
– favorire il più possibile la scelta autonoma dei bambini.
“Siete pronti a navigare” è l’unico portale per bambini in Italia senza pubblicità.

D: Il progetto è nato da una sua iniziativa personale? Che ruolo ha avuto l’istituto scolastico nel quale lavora? Si tratta di progetto partecipato che ha coinvolto altre colleghe, altri colleghi? Che tipo di preparazione ha richiesto a lei? 

R: Ho progettato e gestito il portale nello spazio web del mio Circolo Didattico fino a tre anni fa. Nel corso degli anni ho acquisito competenze tecniche indispensabili per adeguare in particolar modo un sito scolastico “casalingo” alle continue richieste previste per uno spazio della Pubblica Amministrazione: conoscenza di linguaggio html e xhtml, norme sull’accessibilità, sulla trasparenza, e molto molto di più. Avevo la fiducia della mia Dirigente Scolastica di allora e ho potuto pertanto dare sfogo alla mia creatività.
Non ho avuto la diretta collaborazione dei colleghi nei primi anni, ma con l’avvento dei social network e dei gruppi Fb per docenti ho avuto l’opportunità di conoscere, selezionare inserire nel portale moltissime risorse e di allacciare amicizie professionali altamente valide.

D: Da un suo recente post su Facebook leggo che il portale è stato recuperato su iniziativa personale, dopo la decisione dell’istituto scolastico di non rinnovare il dominio: a quando risale l’ultimo aggiornamento del portale? Si tratta di un progetto destinato a continuare?

R: Ho continuato ad aggiornare il portale “Siete Pronti a navigare?” nonostante tre anni fa mi fossi trasferita in un altro Istituto Comprensivo. Da due settimane [l’intervista è di ottobre 2017, N.d.R.], dopo che il nuovo Dirigente Scolastico del mio ex Circolo ha deciso di chiudere lo spazio sul server che ospitava, oltre al portale, anche il sito scolastico da me progettato e curato con gran dispendio di lavoro, e per la gestione del quale avevo lasciato istruzioni dettagliatissime, ho deciso di pagare personalmente uno spazio web per portare avanti il lavoro provvidenzialmente salvato qualche mese prima.

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D: Ha dei riscontri quantitativi in termini di visualizzazioni registrate nel corso del suo periodo di attività? E può segnalarmi riscontri qualitativi da parte di genitori o altri, altre insegnanti (commenti, mail)?

R: Purtroppo, con la chiusura del server, anche lo storico contatore visite è andato perduto: si ricomincia da zero. Negli anni sono stati migliaia i bambini che hanno visitato, fatto ricerche e giocato partendo dal portale. Anche il motore di ricerca al suo interno, “Ricerche maestre”, è frutto di una mia collaborazione in rete con altri colleghi.
Digitando su Google il nome del portale è possibile farsi un’idea di quante scuole lo abbiano inserito nelle pagine dei loro siti. Sono stati scritti molti articoli e molti studenti universitari hanno parlato del progetto nelle loro tesi; una, in particolare, interamente dedicata al portale, è uno studio estremamente approfondito, con molti suggerimenti pratici anche per trasformarlo con una grafica più dinamica.

Essendo stata una delle prime docenti ad avere in Italia una classe 2.0, prima all’interno del progetto “Un computer per ogni studente”, poi di quello più ampio, ho fatto in modo che tutti i netbook dati in dotazione ai bambini avessero accesso alla rete a partire dalla pagina principale del Portale, così come è stato fatto in tante altre scuole d’Italia nei laboratori.

D: Il portale nasce dalla sua esperienza in navigazione tutelata e consapevole dei minori. Quali sono i principali rischi per un bambino e per una bambina che naviga in rete? Quali sono le responsabilità di insegnanti e genitori rispetto a questi?

R: È proprio grazie alle esperienze citate poco sopra che ho approfondito il tema della navigazione sicura e consapevole dei minori nella rete. Anni fa avevo elaborato questa mappa, che è stata molto usata da altri colleghi e che tuttora aggiorno e può essere un utile punto di partenza. Anche sul Portale dei bambini c’è una pagina dedicata al tema.
L’insegnante dovrebbe essere in grado di guidare i propri allievi non solo nella navigazione con fini esplorativi, ludici o di ricerca, ma anche a un approfondimento di temi quali la privacy, l’autorevolezza delle fonti, il diritto d’autore. Tutte cose che i bambini possono capire molto bene se vengono presentate in modo giocoso e con esempi alla loro portata. Certo è che lo stesso lavoro andrebbe fatto con le famiglie, troppo spesso non a conoscenza dei rischi ai quali sottopongono i figli lasciandoli navigare senza accompagnamento e protezioni.

D: Secondo la sua esperienza, che tipo di filtro ha senso ed è utile usare per proteggere i più piccoli su internet? Che mediazione serve da parte dei genitori, che educazione da parte della scuola, che tipo di software per il parental control sono davvero utili?

R: Lasciare la connessione internet della scuola senza un filtro per i contenuti espone docenti e studenti a inutili rischi. Filtrare automaticamente i siti non adatti ai minori e sgraditi all’ambiente educativo elimina la quasi totalità degli utilizzi impropri della rete. Con la diversificazione dei devices usati a casa e a scuola è diventato molto più complesso pensare a filtri di protezione adeguati sulle singole macchine, e le scuole spesso scelgono filtri a monte, ad esempio quello gratuito e molto apprezzato AssoDschola. Pur essendo espressamente pensato per la didattica è comunque un filtro professionale e può essere utilizzato in diverse configurazioni di rete con più sottoreti.

D: Molto spesso i bambini accedono a internet tramite le app specifiche installate sugli smartphones e sui tablet dei genitori. Il paradigma quindi è meno quello della associato alla “navigazione”, bensì si parla di attività ludiche o sociali fatte online. Il filtro delle app, onnipresenti e pervasive anche nell’uso quotidiano degli adulti, come cambia il concetto di scelta, di cosa e come navigare, secondo lei?

R: Quando si insegna al proprio bambino ad andare in bici è prassi usare tricicli e poi biciclette con le rotelle prima di passare a fiammanti bici da corsa o mountain bike. Il genitore segue il bambino nelle sue prime insicure pedalate, gli fa indossare il caschetto e non lo perde d’occhio nei suoi primi percorsi. Ecco, da ciclista questa è l’analogia che mi piace di più: accompagnamento, attenzione, strumenti adeguati, protezione. Poi ogni famiglia potrà scegliere quelli che ritiene più adeguati e corrispondenti alle proprie esigenze, ma non può ignorare i pericoli ai quali sottoporrebbe (e troppo spesso così avviene) i propri bambini.

Inutile, poi, che genitori e docenti si lamentino delle nuove generazioni perennemente connesse: nella stragrande maggioranza dei casi il pessimo esempio dato dai grandi nell’uso dei media trasmette molto di più di mille parole.

D: Quanto internet c’è nella scuola primaria? C’è uniformità, ci sono regole e linee guida oppure è tutto affidato all’iniziativa dei maestri?

R: L’Italia è un Paese a macchie di leopardo per quasi tutto ciò che riguarda la scuola. Norme ministeriali e Piani Nazionali si scontrano poi con le singole amministrazioni regionali e comunali, ognuna di esse con opinioni, risorse finanziarie e interessi diversi. Internet nella scuola primaria c’è, ma non ovunque; sono ancora presenti laboratori molto spesso tenuti in vita da docenti volenterosi; sono presenti LIM, a volte utilizzate in modo opportuno, ma spesso tranquillamente sostituibili con videoproiettori dato lo scarso utilizzo delle stesse per qualcosa che vada oltre la proiezione e la scrittura. Sono presenti classi 2.0, ma anche in questo caso regolamenti e gestione sono diversi da luogo a luogo.

Anni fa, con il progetto Un computer per ogni studente, erano state studiate e sperimentate soluzioni molto intelligenti: preparazione e assistenza dei netbook fatta dai professori e dagli studenti dei centri Csas (Centri di animazione e sperimentazione), un kit di software gratuito già preparato e inserito su tutte le macchine (diversificato per scuola primaria e secondaria, e personalizzabile prima dell’installazione grazie a spazi in cui i docenti stessi potevano scegliere cosa fare o non fare utilizzare ai loro studenti), formazione per tutti i docenti che partecipavano al bando… Il Miur aveva apprezzato e seguito con grande interesse, ma non c’è stata la capacità di replicare il modello su scala nazionale.

Siamo una Nazione in cui lo scoop è fondamentale, a nessuno piace essere “nano sulle spalle del gigante”, pertanto le best pratictices di solito vengono allegramente messe da parte per proporre qualcosa che si crede nuovo e di effetto, salvo poi scontrarsi con i problemi reali: come proteggere i computer dati ai bambini? Cosa metterci sopra? Chi deve metterci mano? Chi ripara i danni al termine dell’anno di assicurazione dato dalle ditte? Chi fa assistenza? E così i nuovi giganti spesso crollano per non aver voluto dedicare un po’ di tempo allo studio di quanto già sperimentato con successo in Italia o all’estero.
Ho messo a disposizione dei colleghi una Guida all’uso dei computer in classe, ma esistono esperienze bellissime che tutti i giorni vengono pubblicate e condivise in rete: basta cercarle e imparare, nell’ottica del Lifelong Learning.

D: Quanto influisce l’uso internet nella sua professione e per la sua (auto)formazione, e che idea si è fatta in generale del rapporto degli insegnanti con la rete?

R: Ritengo di avere acquisito nel corso degli anni, per merito di una personale curiosità intellettuale e per la grande fiducia che ripongo nella collaborazione e cooperazione in presenza ma soprattutto a distanza con altri docenti, molte competenze che si sono rivelate utili in classe per affrontare e gestire l’esperienza di cui si parla.
In particolare, ho abbandonato una visione sequenziale e statica delle tecnologie a favore di una visione dialogico-interpretativa, e questo mi ha permesso di affrontare in modo più sereno le novità e le difficoltà, ponendomi di fronte a esse in modo positivo, tentando di interpretarle, facendo ipotesi e cercando soluzioni, da sola o con l’aiuto di allievi e colleghi.
Fondamentali, per un approccio valido e fruttuoso, sono state anche competenze acquisite, quali il saper sfruttare la rete, il sapere elaborare, pubblicare, condividere.

Ho creato e amministro (con validi aiutanti) il gruppo Fb “insegnanti” (22.000 membri circa) che si occupa prevalentemente di didattica e ricerca, sono autrice e amministratrice del gruppo “Scienze in gioco alla primaria” (più di 7000 docenti) e il blog Scienze in gioco. Attività non semplice, quella dell’amministratore di gruppi Fb per docenti, anche e soprattutto in queste situazioni ci si accorge di quale universo variegato sia quello degli insegnanti. Esattamente come accade per tutti gli altri cittadini, anche molti docenti hanno bisogno di essere guidati al corretto uso dei social networks. Con regolamenti che negli ultimi anni molti gruppi hanno dovuto rendere più rigidi, e con il costante monitoraggio degli interventi, il cammino appare meno difficile e lo scambio più proficuo.


Paola Limone insegna da trentaquattro anni in una scuola primaria in provincia di Torino ed è formatrice per la didattica e le ITC. Ha creato e gestisce il portale “Siete pronti a navigare?”, il gruppo Facebook “Insegnanti” (21 200 membri), il gruppo “Scienze in gioco alla primaria” (7500 membri) e il blog “Scienze in gioco”. Il suo sito personale è “Spicchi di Limone”.

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Annachiara Scalera

Facebook Manager per Loescher Editore, blogger di Vitadafemmina.it, giornalista freelance. Dovevo dare senso al mondo. L’ho studiato sui libri. Non è stato sufficiente. Allora, nel mondo ci sono entrata, da segretaria, educatrice, operaia, promoter, bidella, organizzatrice eventi. Ma visto dall’interno, il mondo è ancora più incomprensibile. Allora, ho iniziato a tradurlo, scrivendo. Articoli, post, racconti: parola dopo parola, tutto aveva più senso. Non ho più smesso. È stato così che, a quasi tre decadi di esistenza, mi sono ricordata che da grande avrei fatto questo: scrivere.

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