L’insolita desinenza

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Una sosta all’aria aperta. Scuola elementare I ciclo, Piraino, ME, Sicilia. Categoria: Vita scolastica. FotoEdu, Archivio fotografico Indire.

A Gianna Mazzini e a Giovanna Galletti
fondatrici della scuola che ho sempre desiderato da bambina

La parola che la identificava, forse anche più del suo nome, era maestra. Non avrebbe saputo dire quante volte al giorno, per sei giorni alla settimana, la chiamavano così. Ma cosa significava per lei incarnare quella parola?
Da grande voglio fare la maestra, come la maestra Sara – così aveva scritto la piccola Lidia nel suo ultimo tema. E quella frase, semplice, diretta, inequivocabile, le aveva fatto sentire tutto il peso di quella parola.

Come una fattucchiera consulta i tarocchi, Sara cercò sé stessa tra le pagine del libro più autorevole che avesse mai letto: il vocabolario. Lo teneva sempre lì, a portata di parola. Amava sentire gli angoli delle pagine sotto la punta delle dita. Lunare, lupus, lyddite, macellatore, eccola: maestra, s.f.

Se le cerchi al femminile non le troverai mai – le avevano detto da piccola. Sorrise: aveva trovato forse l’unica parola di genere mobile, presente sul vocabolario, al femminile. La lesse ancora, lettera per lettera fino a quell’insolita desinenza. La calda sensazione di compattezza che ne seguì le fece capire perché la sé decenne si ostinava a cercare le parole al femminile, tra le pieghe del libro dei libri. Con un’indelebile riga di biro, segnò quel pezzo di sé ritrovato.

Sara si riscoprì, quindi, donna che impartisce le prime fondamentali nozioni di qlco., maestra di scuola elementare per antonomasia, donna particolarmente abile in una data attività. Ma qualcosa non le tornava. Scorse il dito sulla pagina fino a maestro, s.m. Passò in rassegna tutte le definizioni, fino a quando realizzò che chi guida, insegna e costituisce un esempio è maestro. Il libro dei libri non prevedeva che fosse maestra. Non corrispondeva a realtà, almeno non alla realtà sua e della piccola Lidia. Sara ritornò quindi su maestra s.f., vi appose un asterisco e guidò la sé decenne dove avrebbe voluto sempre essere: sul primo spazio bianco di quella pagina, scrisse donna che guida, insegna, costituisce un esempio.


Dall’agenda Loescher 2018-2019, ispirata quest’anno al mestiere di insegnare e a Teach Like a Champion.

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Annachiara Scalera

Facebook Manager per Loescher Editore, blogger di Vitadafemmina.it, giornalista freelance. Dovevo dare senso al mondo. L’ho studiato sui libri. Non è stato sufficiente. Allora, nel mondo ci sono entrata, da segretaria, educatrice, operaia, promoter, bidella, organizzatrice eventi. Ma visto dall’interno, il mondo è ancora più incomprensibile. Allora, ho iniziato a tradurlo, scrivendo. Articoli, post, racconti: parola dopo parola, tutto aveva più senso. Non ho più smesso. È stato così che, a quasi tre decadi di esistenza, mi sono ricordata che da grande avrei fatto questo: scrivere.

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