Nuvole di carta #1 – Introduzione al fumetto

Tempo di lettura stimato: 7 minuti
Molti personaggi dei fumetti hanno accompagnato la nostra infanzia e la nostra adolescenza. Spesso ci accompagnano ancora. Da Yellow Kid ai Manga, il fumetto ha fatto molta strada, conquistando schiere di lettori di tutte le età.

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In casa mia circolavano Topolino, Geppo – il diavolo buono -, Valentina Mela Verde di Grazia Nidasio, Ciccibum, Tex (della storica casa editrice Bonelli), ma anche Tiramolla e Cattivik (“Brivido, Terrore, Raccapriccio”), nonna Abelarda e Soldino, Braccio di ferro, le strane creature di Jacovitti. Leggevamo le storie del “Corriere dei piccoli” e del “Corriere dei ragazzi”, del “Monello” e dell’“Intrepido”. Senza dimenticare Asterix, Snoopy o l’amatissimo Little Nemo di Winsor McCay, creato nel 1905 come supplemento al “New York Herald”.
È Yellow Kid, un ragazzino senza capelli, due grandi orecchie e un camicione giallo, abitante nei bassifondi di una metropoli, che viene generalmente riconosciuto come capostipite del fumetto moderno. Nel 1896, faranno infatti la loro comparsa, nelle storie pubblicate prima nel “New York World” e poi nel “New York Journal”, i caratteristici balloons, le nuvolette di fumo in cui appaiono i dialoghi. E proprio a Yellow Kid è intitolato un premio che viene attribuito durante l’importante manifestazione Lucca Comics and Games, che nel 2013 ha registrato oltre 200.000 visitatori.

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Il fumetto spesso racconta molto più della storia che rappresenta, riflettendo alcuni aspetti della cultura e della società che l’ha originato. Pensiamo soltanto al contrasto fra Topolino, tipico e infallibile eroe americano, e Paperino, personaggio rivisto e corretto, in piena Seconda guerra mondiale, dalla matita del geniale Carl Barks. Così, mentre la Disney era impegnata in disegni di propaganda bellica e materiale educativo per l’esercito, e Micky Mouse, stracolmo di gloria, sconfiggeva da solo il Terzo Reich, il Donald Duck di Carl Barks iniziava a insinuare dei dubbi e a scalfire l’inossidabile ottimismo americano. Antieroe, eterno sconfitto, così lontano dagli ideali di giustizia, onestà e coraggio che caratterizzavano Topolino, Paperino rappresentava una critica, nemmeno troppo velata, alle illusioni della società americana, ai suoi miti di successo e di progresso, rovesciando la visione eroica di un mondo diviso in buoni e cattivi, in cui il bene trionfa sempre. Primo contestatore a fumetti, Paperino rappresentava il moderno uomo occidentale, inserito in una società governata dal denaro, dall’egoismo e dall’avidità.
Mentre in America nascevano i Supereroi (Superman nel 1938, seguito da Batman e dagli altri), in Italia, usciva l’“Avventuroso” con le traduzioni dei fumetti, ovviamente avventurosi, americani. Nel primo numero della rivista, pubblicato nel 1934, veniva presentata la prima storia di Flash Gordon, nel 1935 vi fece la sua apparizione Mandrake.

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In Italia pubblicavano fumetti sia le riviste di ambito cattolico, come “Il Vittorioso” (“Lieti forti leali e generosi”), in cui esordì Jacovitti, e “Il Giornalino”, sia di area comunista, come “Il Pioniere”, nato nel 1949, dove uscirono le avventure di Cipollino di Gianni Rodari.
Pubblicato fino al 1995, il primo numero del “Corriere dei Piccoli” (il Corrierino) era uscito nel 1908 come allegato al “Corriere della Sera”, grazie ai suggerimenti di Paola Lombroso Carrara, scrittrice per l’infanzia e figlia dell’antropologo e criminologo Cesare Lombroso. A lei si deve l’idea di educare i bambini tramite il gioco e il divertimento, attraverso il grande elemento di novità delle storie illustrate a colori.

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Inizialmente le vignette erano corredate da didascalie in rima baciata; spesso si trattava della traduzione di storielle americane, adattate a un pubblico infantile. Arrivarono così Bibì e Bibò, Arcibaldo e Petronilla, Fortunello, Bubi (nell’originale, Little Nemo), protagonista di straordinarie avventure oniriche o Mio Mao (Felix the Cat).
Altri personaggi vennero creati da disegnatori italiani, come Bilbolbul di Attilio Mussino, un bambino africano che si trasformava a seconda delle metafore utilizzate nelle sue storie: diventava letteralmente bianco per lo spavento e doveva essere ridipinto, si faceva veramente in quattro tanto da dover essere ricomposto e perdeva realmente la testa; Quadratino di Antonio Rubino, Sor Pampurio – borghese perennemente insoddisfatto del primo dopoguerra – di Carlo Bisi, e Marmittone, il goffo soldato di Bruno Angoletta. Per non parlare del famosissimo Signor Bonaventura di Sergio Tofano (Sto), le cui storie, introdotte dalla celebre “Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura”, terminavano sempre con la consegna al personaggio di un assegno da un milione (poi portato a un miliardo).

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Solo verso la fine degli anni Quaranta comparvero i fumetti veri e propri. La presenza delle nuvolette permetteva di sostituire il discorso indiretto con quello diretto, concentrando l’attenzione sull’immagine e conferendo un maggior dinamismo alla lettura e alla sequenza della storia. In molti casi si trattava di trasposizioni di classici come Tom Sawyer o La capanna dello zio Tom. Il fumetto diventava così anche un modo per avvicinare i ragazzi alla letteratura.
Nel 1962 fece la sua comparsa Diabolik, nato dalla fantasia di due sorelle della borghesia milanese, Angela e Luciana Giussani. Le sue storie venivano pubblicate in piccoli albi dal formato innovativo, con solo due o tre vignette per pagina, per favorire la lettura in treno dei numerosi pendolari che andavano quotidianamente a Milano. In questo caso il protagonista non è un eroe positivo, ma un ladro che ruba denaro e gioielli ai ricchi per potersi concedere beni di lusso. Al suo fianco troviamo Eva Kant, donna libera e spregiudicata, molto lontana dal modello delle classiche eroine, dedita al crimine accanto al suo compagno. Le vivaci opposizioni al fumetto non riuscirono ad arrestarne l’ascesa fra il pubblico. Sullo sfondo del successo editoriale, i fermenti giovanili degli anni Sessanta e le crescenti rivendicazioni delle donne.

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Nel 1965 apparve “Linus”, rivista ancora in edicola, destinata a un pubblico adulto, con l’obiettivo di reclamare al fumetto una sua dignità culturale. D’altra parte la maggioranza dei primi comics americani, spesso fortemente satirici nei confronti della società, era destinata agli adulti. Il primo numero di “Linus” ospitava un’intervista di Umberto Eco a Elio Vittorini e Oreste Del Buono su Charlie Brown e i fumetti. “Linus” attribuiva al fumetto un ruolo di impegno sociale, in grado di lanciare messaggi di arte e politica. Fu in questa rivista che nacque Valentina, l’innovativo personaggio del giovane Guido Crepax.
Anche la Rai prestò attenzione al fumetto, trasmettendo sul secondo canale, dal 1977 al 1981, quell’incredibile programma televisivo che era SuperGulp! Fumetti in TV. Nelle prime 12 puntate intitolate Gulp!, andate in onda nel 1972, era entrato in scena il personaggio di Nick Carter, il detective di Bonvi e Guido De Maria creato per l’occasione. Erano gli anni di Alan Ford, di Lupo Alberto e di Sturmtruppen.
Negli anni Ottanta la scuola italiana guardava al fumetto con interesse, ma anche con un certo timore, a causa del suo crescente peso sulla formazione dei giovani, in un periodo in cui – come scriveva il giornalista Ermanno Detti – la scuola, quel peso, lo stava perdendo.

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Accusati in passato di essere diseducativi e di distogliere i ragazzi dalla lettura di “un buon libro”, in quanto il testo scritto era al servizio dell’immagine, nel periodo della nascita delle televisioni private i fumetti acquistavano il ruolo di ultimo baluardo contro il dilagare del potere dello schermo. Era il momento del grande successo della rivista “Corto Maltese” (“Rivista mensile di fumetti viaggi avventure”) pubblicata dal 1983 al 1993, che presentava storie di Hugo Pratt, Andrea Pazienza, Guido Crepax, Milo Manara, Altan, oltre ai nomi più noti del panorama internazionale.
Negli anni Novanta entrarono prepotentemente nel panorama del fumetto italiano i manga giapponesi. Continueremo la nostra indagine sui fumetti. Per ora ci salutiamo con la frase che concludeva tutte le puntate di SuperGulp: “e l’ultimo… chiuda la porta!”.

Per approfondire:

– P. Marovelli, E. Paolini, G. Saccomano, Introduzione a Paperino: la fenomenologia sociale nei fumetti di Carl Barks. Firenze, Sansoni, 1974.
– Franco Restaino, Storia del fumetto. Da Yellow Kid ai Manga, Torino, Utet Libreria, 2004.
Corriere dei Piccoli. Storie, fumetto e illustrazione per ragazzi, a cura di G. Ginex, Milano, Skira, 2009.
– E. Detti, Il fumetto fra cultura e scuola, Firenze, la Nuova Italia, 1984.
http://www.comicstriplibrary.org/
http://www.lfb.it/fff/index.htm
http://www.slumberland.it/enciclopedia_fumetto.php
http://www.ubcfumetti.com/enciclopedia/

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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