Like Leaves in Autumn. Ungaretti meets Iggy Pop

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Esce in questi giorni nel Regno Unito un volume che presenta ventuno liriche di poeti scozzesi scritte in risposta a ventuno testi dell'”Allegria” ungarettiana, il tutto corredato da altrettante immagini di importanti opere d’arte contemporanea. Il risultato non è una sorta di antologia illustrata bensì uno stimolante esperimento di interazione transmediale, oltre che un’occasione per confermare il respiro internazionale di uno dei nostri poeti più rappresentativi.

Nel centenario dell’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, Carlo Pirozzi e Katherine Lockton danno alle stampe un originale e seducente volume intitolato Like Leaves in Autumn. Responses to the war poetry of Giuseppe Ungaretti (Edinburgh, Luath Press, 2015). Le risposte cui fa riferimento il titolo sono i versi scritti per l’occasione da alcuni affermati poeti scozzesi come John Burnside, Gerry Cambridge, Miriam Gamble e Christine De Luca, qui impegnati in un vivace dialogo interpoetico con i testi de L’Allegria (The Joy, in inglese, parola che ben ci ricorda quale paradosso emotivo-coscienziale si trovi al cuore della parola ungarettiana).
Sono un poeta / un grido unanime / sono un grumo di sogni Ne esce un’immagine obliqua dei versi del poeta-soldato, le cui forme ellittiche vengono brillantemente assimilate e rifratte nelle creazioni in lingua inglese, o gaelico-scozzese, dei suoi remoti interlocutori, con esiti spesso spiazzanti e inediti, senza peraltro che nessuna forma di timore reverenziale o cautela filologica intervenga a raffreddare l’operazione. Attraverso analogie fulminanti o bruschi scarti semantici e culturali la parola ungarettiana si proietta così verso scenari impensati, e il lettore italiano, che L’Allegria ben conosce per averla studiata a scuola, e ancora recentemente per aver ascoltato San Martino del Carso nello spot istituzionale “I versi della memoria”, finisce per ritrovarne l’eco là dove non avrebbe mai pensato: nei mari del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale e negli scenari della Primavera araba, nella tv satellitare e nella robotica minaccia dei droni.

  • In copertina, Francesca Woodman, Senza titolo, 1975-80, Courtesy of George and Betty Woodman - ARTIST ROOMS collection In copertina, Francesca Woodman, Senza titolo, 1975-80, Courtesy of George and Betty Woodman – ARTIST ROOMS collection
  • Robert Mapplethorpe, Iggy Pop, 1981 Robert Mapplethorpe, Iggy Pop, 1981
  • Damien Hirst - Controlled Substance Key Painting, 1994 © Damien Hirst and Science Ltd. Photographed by Prudence Cuming Associates Ltd Damien Hirst – Controlled Substance Key Painting, 1994 © Damien Hirst and Science Ltd. Photographed by Prudence Cuming Associates Ltd
  • Anselm Kiefer, Uomo sotto una piramide, 1996 © Anselm Kiefer - ARTIST ROOMS collection Anselm Kiefer, Uomo sotto una piramide, 1996 © Anselm Kiefer – ARTIST ROOMS collection
  • Francesca Woodman, Senza titolo, MacDowell Colony, Peterborough, New Hampshire, Summer 1980 Francesca Woodman, Senza titolo, MacDowell Colony, Peterborough, New Hampshire, Summer 1980
  • Francesca Woodman, Senza titolo Francesca Woodman, Senza titolo
  • Francesca Woodman, Senza titolo, Untitled, New York, 1979–80 Francesca Woodman, Senza titolo, Untitled, New York, 1979–80
  • Francesca Woodman, Senza titolo, MacDowell Colony, Peterborough, New Hampshire, 1980 (Galerie Marian Goodman) Francesca Woodman, Senza titolo, MacDowell Colony, Peterborough, New Hampshire, 1980 (Galerie Marian Goodman)

Il gioco delle rispondenze e delle rifrazioni si arricchisce poi grazie alla presenza di nuove traduzioni inglesi dei testi ungarettiani (firmate dalla poetessa e traduttrice Heather Scott) e soprattutto attraverso l’introduzione di una serie di riferimenti visivi accuratamente selezionati da Carlo Pirozzi: i testi sono infatti intervallati da riproduzioni di opere conservate presso “the Artist Rooms“, una importante collezione di arte moderna e contemporanea di proprietà delle National Galleries of Scotland and Tate. Si tratta di lavori di artisti di primo piano del panorama mondiale, da Bill Viola ad Anselm Kiefer, da Damien Hirst a Charles Ray, con una particolare presenza di una figura decisiva per la storia della fotografia del secondo Novecento come la statunitense Francesca Woodman, i cui scatti, centrati sulla sua identità di artista e al contempo sulla sua fragile e disorientata condizione creaturale, creano un potente cortocircuito con i versi de L’Allegria. Va detto che le immagini non rivestono mai una funzione didascalica o di mero commento ma riescono di volta in Le immagini non rivestono mai una funzione didascalica, ma rilanciano, moltiplicandolo e rifrangendolo, il senso delle parole poetiche di Ungaretti e dei suoi interlocutori scozzesi. volta a rilanciare, moltiplicandolo e rifrangendolo, il senso delle parole poetiche di Ungaretti e dei suoi interlocutori scozzesi, ora attraverso esplicite consonanze visive, ora tramite un contrasto, un attrito che apre a un arricchimento di senso. È ad esempio interessante vedere come uno dei testi più memorabili di Ungaretti, Italia (di cui si ricorderanno i celebri versi iniziali: «Sono un poeta / un grido unanime / sono un grumo di sogni»), triangoli felicemente con la poesia in gaelico scozzese di Aonghas MacNeacail intitolata As an Eadailt (dove an Eadailt significa Italia) e con il ritratto di Iggy Pop scattato nel 1981 da Robert Mapplethorpe, opera nella quale la rockstar è colta nell’immediata verità della sua presenza corporea, con un’espressione indecifrabile sul volto che evoca un grido (o un canto?) strozzato.

L’accostamento di Iggy Pop a Ungaretti potrebbe parere a qualcuno eccessivamente irriverente, se non fosse che il poeta stesso pare non solo giustificare ma in qualche modo caldeggiare operazioni di questo tipo quando nel 1929 dichiara:

Non ricordo più chi, uno diceva, e diceva bene, che la poesia moderna si propone di mettere in contatto ciò che è più distante. Maggiore è la distanza, superiore è la poesia. Quando tali contatti danno luce, è toccata poesia.

Vero e proprio esperimento di interazione transmediale tra epoche, lingue/linguaggi e culture diverse, Like Leaves in Autumn è un volume in cui i contatti “danno luce”, tanto che potrebbe fungere da battistrada per futuri progetti analoghi: iniziative come questa rappresentano infatti importanti volani per la necessaria e sempre più urgente opera di promozione e diffusione, all’estero, della tradizione artistico-letteraria italiana, terreno su cui si sta giocando e si giocherà nei prossimi anni una battaglia decisiva per la nostra cultura.

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Riccardo Donati

Docente e saggista, insegna all’Università di Napoli “Federico II”; tra i suoi lavori più recenti ricordiamo “I veleni delle coscienze. Letture novecentesche del secolo dei Lumi” (Bulzoni, 2010), “Le ragioni di un pessimista. Bernard Mandeville e la cultura dei Lumi” (ETS, 2011), “Nella palpebra interna. Percorsi novecenteschi tra poesia e arti della visione” (Le Lettere, 2014), “Critica della trasparenza. Letteratura e mito architettonico” (Rosenberg & Sellier, 2016), “La musica muta delle immagini. Sondaggi critici su poeti d’oggi e arti della visione” (Duetredue, 2017), “Apri gli occhi e resisti. L’opera in versi e in prosa di Antonella Anedda” (Carocci, 2020), “Il vampiro, la diva, il clown. Incarnazioni poetiche di spettri cinematografici” (Quodlibet, 2022), “«Queste mie carte argute». Sei studi su Giuseppe Parini” (Cesati, 2022). Si occupa di letteratura italiana ed euro-statunitense dal Settecento a oggi, con interventi in volume e in rivista; nel 2013 l’Accademia Nazionale dei Lincei gli ha attributo il “Premio Giuseppe Borgia” per i suoi contributi sulla poesia.

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