Edmond Dantès, c’est moi! #5

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Il conte di Montecristo per lettori suscettibili: come vestire i panni di Edmond Dantès e delle sue numerose incarnazioni e farla franca. Dopo le istruzioni per l’uso, la prima, la seconda, la terza e la quarta puntata, il quinto appuntamento: io sono un altro.

Edmond Dantès, finalmente libero e ricchissimo, approda nel porto di Livorno. Non sa bene cosa fare, ma all’improvviso ha un’idea. Un desiderio. Vuole sapere se si saprebbe riconoscere dopo 14 anni che non si guarda allo specchio. Ha conservato una qualche idea di sé, di come era da giovane: adesso vuole sapere chi è diventato. Così, con la sua folta chioma nera e la barba lunghissima, entra dal barbiere per rimettersi a nuovo.

Quando ebbe terminato, quando Edmond sentì il mento completamente raso, quando i capelli furono ridotti alla lunghezza ordinaria, domandò uno specchio e si guardò.
Aveva trentatré anni, e i suoi quattordici anni di prigionia avevano apportato, per così dire, un cambiamento morale nella sua fisionomia. Dantès era entrato nel castello d’If con il viso rotondo, ridente e florido del giovane felice al quale i primi anni della vita sono stati agevoli e che ritiene che il futuro sia la proiezione di quel passato.
Tutto ciò era molto cambiato.
L’ovale del suo fiso si era allungato, la bocca ridente aveva assunto dei contorni saldi e marcati, segno di risoluzione, le sopracciglia si erano inarcate sotto un ruga unica e pesante; gli occhi si erano intrisi di una profonda tristezza, dal fondo della quale trasparivano a tratti i cupi lampi della misantropia e dell’odio; l’incarnato, privato a lungo della luce del giorno e dei raggi di sole, aveva preso quel colore pallido che, quando il viso è incorniciato dai capelli neri, fa la bellezza aristocratica degli uomini del Nord. La profonda sapienza che aveva acquisito gli aveva riflesso su tutto il viso un’aureola d’intelligente sicurezza. Inoltre, sebbene di statura piuttosto alta, aveva acquisito la vigoria nerboruta di un corpo avvezzo a concentrare le sue forze su se stesso.
All’eleganza delle forme nervose e gracili era subentrata la solidità delle forme arrotondate e muscolose. Quanto alla voce, le preghiere, i singhiozzi e le imprecazioni l’avevano cambiata, ora in un suono di strana dolcezza, ora in un accento rozzo e quasi rauco.
Inoltre i suoi occhi, mantenuti a lungo nell’oscurità o nella penombra, avevano acquistato la facoltà di distinguere gli oggetti nella notte, come quelli della iena o del lupo.
Nel vedersi Edmond sorrise. Era impossibile che il suo miglior amico, se pure gliene ne restava uno, lo riconoscesse. Egli stesso non si riconosceva.

Edmond, privato a lungo della possibilità di vedersi e profondamente trasformato dalle vicende della vita, non si riconosce più. Si vede come per la prima volta dopo tanti anni. E si scopre diverso.

Ora tocca e te, lettrice, lettore. Prenditi il tempo che occorre. Siediti, se puoi. Mettiti davanti a uno specchio, oppure prova a visualizzare il tuo volto e poi la tua figura intera. Riesci a vederti? Cosa è cambiato dall’ultima volta che hai osservato con attenzione le tue fattezze? Si vedono, sotto i tratti fisici, i segni dell’esperienza? Riesci a riconoscerti?

[Per approfondire, qui]

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Simone Giusti

ricercatore, insegna didattica della letteratura italiana all’Università di Siena, è autore di ricerche, studi e saggi sulla letteratura italiana, sulla traduzione, sulla lettura e sulla didattica della letteratura, tra cui Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), Per una didattica della letteratura (Pensa, 2014), Tradurre le opere, leggere le traduzioni (Loescher, 2018), Didattica della letteratura 2.0 (Carocci, 2015 e 2020), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023). Ha fondato la rivista «Per leggere», semestrale di commenti, letture, edizioni e traduzioni. Con Federico Batini organizza il convegno biennale “Le storie siamo noi”, la prima iniziativa italiana dedicata all’orientamento narrativo. Insieme a Natascia Tonelli condirige la collana scientifica QdR / Didattica e letteratura e ha scritto Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021) e il manuale L’onesta brigata. Per una letteratura delle competenze, per il triennio delle secondarie di secondo grado.

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