La torta 7 vasetti e il sistema metrico decimale

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Il sistema metrico vide una prima diffusione con l’avanzare delle truppe napoleoniche, ma le antiche misure non sono mai scomparse del tutto.

La Legge Casati (1859), base del sistema scolastico italiano, prevedeva fra le varie materie, nei due gradi di istruzione elementare, l’insegnamento dell’aritmetica elementare e quello, distinto, delle nozioni elementari sul sistema metrico. L’insegnamento del sistema metrico decimale si presentava quindi con una sua autonomia disciplinare, evidenziando la situazione reale dell’Italia del tempo, divisa non soltanto dal punto di vista linguistico, ma anche da quello dei diversi sistemi di misurazione. L’insegnamento del sistema metrico avrebbe uniformato i sistemi di misura e consentito lo sviluppo delle relazioni commerciali in tutto territorio: attraverso tali scambi si sarebbero diffuse anche lingua e conoscenze.

Era stata la Repubblica francese a emanare, il 10 dicembre 1799, la legge che stabiliva la lunghezza del metro. La consapevolezza del valore universale della decisione portò alla coniazione di una medaglia commemorativa, che recava l’iscrizione À tous les temps et à tous les hommes.
Il sistema metrico vide una prima diffusione con l’avanzare delle truppe napoleoniche, ma la strada da percorrere era ancora molto lunga. La Russia accolse il sistema decimale nel 1917, dopo la Rivoluzione di ottobre, e solo nel 1995, con decorrenza dal 2010, la Gran Bretagna accolse, fra molte proteste, il sistema metrico decimale, spesso affiancandolo alle tradizionali libbre e once, piedi e iarde. In Italia l’introduzione del sistema metrico decimale coincise con il processo di unificazione.

Il metro del Bureau International des Poids et Mesures al Pavillon de Breteuil di Sèvres.

Gli abitanti delle varie province erano divisi da dialetti, usi, costumi e sistemi di misurazione, fattore che rendeva difficile il commercio. Il sistema decimale, in uso nel Regno di Sardegna dal 1850, venne così esteso a tutti i territori man mano che venivano annessi. Alla scuola era delegato il difficile compito dell’“alfabetizzazione metrica” del paese, che attraverso i figli avrebbe raggiunto anche i genitori. I libri di testo riportavano le “tavole di ragguaglio” per convertire le differenti unità di misura del territorio (pertiche, barili, rotoli, cantari, trabucchi, mine…) nel sistema metrico decimale. I problemi proposti agli alunni mostravano contadini, artigiani e commercianti, osti, sarti, farmacisti, cordai, droghieri, padri e madri di famiglia impegnati nel difficile calcolo di pesi e lunghezze.

Unità di misura a confronto nel portico del Palazzo Comunale di Pistoia.

Il Regolamento scolastico del 1860 prescriveva, fra gli oggetti costitutivi di ogni aula scolastica, anche un quadro murale con le unità fondamentali e le misure effettive del sistema metrico decimale; alcune aziende pubblicizzarono presso i comuni cassette con strumenti necessari all’insegnamento, come pesi e misure, materiali presenti un po’ ovunque in Italia, anche nelle scuole più povere, senza stufa, senza vetri, buie e senza il ritratto del re.
A volte erano i commercianti a prestare le bilance alle scuole per fare dimostrazioni pratiche, rispondendo così non solo alle raccomandazioni del Ministero della Pubblica Istruzione, ma soprattutto a quelle del Ministero dell’Agricoltura Industria e Commercio e del Ministero delle Finanze.

Yarde inglesi.

Con R.D. 28 luglio 1861 venne adottato il sistema metrico decimale in tutto il Regno. Fu istituita una Commissione consultiva dei pesi e delle misure, e vennero esortati i sindaci, ritenuti responsabili della “renitenza delle popolazioni”, a vigilare sull’uso regolare di pesi e misure.
In molti casi le antiche unità di misura continuavano a essere utilizzate perché rimanevano nell’uso i manufatti di misurazione, come ad esempio, in Toscana, i fiaschi, le damigiane e le botti. Con il progredire del sistema metrico nell’utilizzo quotidiano della società, l’insegnamento perse la sua autonomia disciplinare e confluì all’interno del programma di aritmetica.

Ma le antiche misure non sono mai scomparse del tutto. Negli anni Novanta del Novecento, per le superfici agrarie si faceva spesso riferimento alle misure locali; i maestri d’ascia veneziani, che realizzano gondole rispettando le proporzioni antiche, si rifanno alle misure venete e non al metro; il prezzo del petrolio si calcola al barile. E quotidianamente in cucina, per molte ricette, non utilizziamo la bilancia e ci affidiamo con tranquillità a cucchiai, bicchieri e vasetti.

Per approfondire
Leggere, scrivere far di conto e portarsi da galantuomini. Il contributo della scuola al processo di unificazione, a cura di Patrizia Zamperlin, Padova, Cleup, 2011
Patrizia Zamperlin, Pesi e misure, non solo una questione di numeri. L’insegnamento del sistema metrico decimale dall’Unità ai nostri giorni, Padova, Imprimitur, 2000

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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