Guerra fredda al cinema: cowboys contro comunisti

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Come in Polonia, durante gli anni del regime comunista le locandine dei film western americani divennero oggetto di un sottile scontro ideologico.

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Nel marzo de 1999, a Indipendence, nel Missouri, Bronislaw Gemerek, il ministro polacco degli Affari Esteri, concluse il discorso celebrativo dell’ingresso della Polonia nella NATO con l’esibizione di uno strano oggetto: «Abbiamo voluto portare dalla Polonia», egli disse, «alcuni ricordi del cammino che ci ha portato alla libertà, in particolare il poster con Gary Cooper in High Noon [Mezzogiorno di fuoco nell’edizione italiana]. Ci ha aiutato a vincere le decisive elezioni del 1989, quelle che portarono al potere Solidarność e il suo leader Lech Walesa». La locandina che il ministro volle esibire in un’occasione tanto solenne è visibile alle pagine 56-57 [cfr. pdf de La ricerca n.1]; Gary Cooper si avvia con passo sicuro alla sfida decisiva, armato solo di un giornale. allusivo alla libertà di stampa, e il distintivo di Solidarność ben in vista sopra quello di sceriffo. La scritta sottostante, W samo połdnie, riporta il titolo dell’edizione polacca del film, in italiano Cinque minuti a mezzanotte, destinato a diventare esso stesso uno slogan e un manifesto elettorale di grande successo [vedi pagina 52], come dimostra l’immagine in questa pagina.
Vi sono sempre ragioni profonde che determinano la nascita di un simbolo, soprattutto quando esso si dimostra potente, efficace e comunicativo: nel nostro caso potremmo riflettere sul legame profondo che connette le idee di democrazia e scontro decisivo, una volta che questo non avvenga con l’uso dei revolver ma con votazioni parlamentari, pacifiche certo, ma non per questo meno dirompenti. In fondo non è per caso che dobbiamo entrambe le nozioni ai greci antichi, grandi amanti del duello rapido e senza appello, sia nel prendere le decisioni pubbliche, in assemlea, sia nel fare la guerra, perché le battaglie delle loro falangi altro non erano che una specie di duello di massa.

Ronald Reagan e John Wayne
La geniale intuizione di Tomasz Sarnecki è diventata in breve la principale icona visiva della rivoluzione anticomunista, come dimostrano la propaganda e le installazioni per il ventennale della vittoria, [rispettivamente a pagina 49 e 53]. Conta, in questo successo, anche una tradizione storica, perché per tutto il lungo periodo della guerra fredda la pubblicità dei film americani, quelli western in particolare, era stata occasione di uno scontro ideologico, a volte molto sottile, fra la propaganda e la censura ufficiali, da una parte, e la creatività degli illustratori dall’altra. Visti con sospetto dai funzionari di regime, in quanto ottimi veicoli dei detestati valori etici e politici americani, i film western, riprodotti con l’uso dei sottotitoli, erano proiettati nelle sale ma soggetti a una particolare attenzione nella propaganda. Privilegiati erano quelli che meglio denunciavano le sofferenze degli indiani prestandosi alla denuncia degli americani come sterminatori dei pacifici nativi americani, come ad esempio Soldato blu, prodotto nel 1972.

La propaganda di regime cercava in ogni modo di connotare negativamente la figura del cowboy, ad esempio producendo manifesti politici come quello in questa pagina, in cui il “nemico di classe” è individuato in un Ronald Reagan travestito da John Wayne. Va quindi apprezzato come, pur lavorando in queste condizioni, gli illustratori polacchi cercassero spesso soluzioni grafiche capaci di veicolare significati in qualche modo contestatari. Si prenda per esempio la locandina di Soldato blu [a pagina 45]. Del soldato in questione compaiono solo gli stivali, decorati da due emblemi che ricordano la svastica: la denuncia, se vi è, non è contro le guerre degli amerikanski, ma semmai contro tutte le guerre. Alla querelle litografica non si sotrasse neppure Zorro, messicano (quindi terzomondista) e fautore della giustizia sociale. Un eroe positivo, insomma, che non a caso compare nella locandina a pagina  47 come se volasse via con il suo cavallo da un tetro castello, una specie di cortina di ferro.

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Ubaldo Nicola

Direttore del cartaceo de La ricerca e coautore dei manuali Loescher Filosofia: “Dialogo e cittadinanza”, “Il nuovo pensiero plurale”, “Passeggiate filosofiche”, “Pensare la Costituzione”.

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