Dentro la scatola nera #8. Progetto Ben-essere: la classe “senza voto”

Tempo di lettura stimato: 11 minuti
Un’esperienza di valutazione alternativa al voto numerico al liceo “Vincenzo Monti” di Cesena.

 

 

L’apprendimento dovrebbe diventare il centro della scuola e della didattica: questa sarebbe la vera rivoluzione! Più esattamente: la scuola dell’apprendimento non dovrebbe più prevedere il voto […] una scuola senza voto non significa affatto una scuola senza obiettivi, né senza valutazione, ma comporta un radicale cambiamento di prospettiva nel rapporto fra docenti e allievi, fra didattica ed educazione e, in ultima istanza, fra insegnamento e apprendimento.

                                          Giacomo Stella, Tutta un’altra scuola!, Giunti Editore

 

La scuola, come afferma Andrea Canevaro, deve essere una “comunità educante” capace di accogliere l’alunno, coinvolgerlo al meglio nella vita scolastica e guidarlo nel percorso di crescita dando risposte alle sue incertezze e ai suoi timori.

La scuola che accoglie è una scuola che crea condizioni di benessere, che aiuta l’alunno a riconoscere le situazioni problematiche, ad affrontare e superare le difficoltà. Già da qualche tempo l’idea di benessere pone l’attenzione alla qualità della vita, infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parla di promozione alla salute in termini di benessere fisico, psichico, mentale e sociale. Questo evidenzia una situazione dinamica di equilibrio nella quale si trova a vivere l’individuo che deve essere in grado di interagire in modo positivo con l’ambiente e capace di adattarsi ai cambiamenti.

La scuola ha un ruolo fondamentale nella promozione del benessere, perché ha il compito di sviluppare le risorse emotive, cognitive, relazionali e motivazionali dei ragazzi, deve promuovere l’autostima, favorire il processo di crescita e sviluppo psicofisico, valorizzare le potenzialità, sostenere il percorso di apprendimento, incoraggiare l’autonomia.

Questi gli obiettivi del “Progetto Ben-essere a scuola”, iniziato nel 2014 attraverso una collaborazione tra il Liceo “Vincenzo Monti” di Cesena e la Scuola di Psicologia e Scienze della formazione dell’Università di Bologna [progetto raccontato nel Quaderno della Ricerca #48, La classe senza voto, di Sonia Bacchi e Simone Romagnoli, N.d.R.]. La ricerca del benessere è stato il filo conduttore del progetto: l’alunno ha bisogno, per procedere nel suo percorso di apprendimento, di un contesto scolastico improntato allo star bene, ovvero all’essere in condizione di poter soddisfare alcuni bisogni fondamentali, primo fra tutti il bisogno di autodeterminazione, che si accompagna al bisogno di sentirsi competente, autonomo e in relazione con gli altri. Il senso di competenza porta alla sicurezza di sé e alla fiducia nelle proprie capacità, favorendo l’acquisizione di autonomie sempre più complesse. L’individuo che crede in sé stesso procede per realizzare i propri traguardi, e in questo modo fa un percorso verso il consolidamento della propria autostima. Il livello di autostima influenza l’apprendimento scolastico: l’individuo che ha fiducia in sé e nelle proprie capacità si mette in gioco per raggiungere i propri obiettivi.

A dare vita alla ricerca-azione è stata, perciò, l’esigenza di predisporre le migliori condizioni per favorire l’apprendimento; per verificare la condizione di benessere è stato utilizzato un questionario, da cui è emerso che i maggiori problemi degli alunni sono relativi alla valutazione scolastica, la quale causa una situazione di evitamento da parte degli studenti. Le ricerche in psicologia dell’educazione mettono in luce che una delle ragioni che spinge gli studenti a perseguire obiettivi di evitamento è fare ricorso al solo voto espresso in numeri nella valutazione in itinere, il che attiva un sistema competitivo e di confronto e aumenta il livello di ansia. Queste considerazioni hanno dato il via alla seconda fase del progetto (2015-16) che ha avuto come obiettivo la ricerca di sistemi di valutazione che riducessero il ricorso al voto durante il processo di apprendimento. Intraprendere questo percorso è stata una progressiva “emancipazione” dal voto, perché senza l’ossessione del voto si insegna meglio, si stimola la discussione, il confronto e la condivisione delle esperienze, lo studente procede nell’apprendimento con impegno e interesse perché un ambiente di lavoro positivo lo stimola a essere competente.

L’ultima fase del lavoro è stata quella più operativa: dopo aver individuato le competenze trasversali/disciplinari in sede di programmazione, è stata elaborata una griglia di valutazione per competenze, e per ogni competenza sono stati utilizzati indicatori che esprimono il livello di competenza.

Il progetto “ Ben-essere a scuola: la classe senza voto” parte in una classe prima nell’anno scolastico 2016/17. Si cerca, quindi, un’alternativa al voto nella valutazione in itinere, affinché questa abbia un significato pedagogico e una finalità educativa. Attraverso la griglia di valutazione lo studente riesce a comprendere il suo percorso di apprendimento. Le indicazioni di livello (acquisito, parzialmente acquisito, non ancora acquisito) servono all’alunno ad avere un quadro esatto dei suoi punti di forza e di debolezza. Di seguito un esempio di griglia di valutazione.

Griglia di valutazione: Pedagogia

Conoscenze Parole chiave Abilità Competenze Indicatori:

l’alunno

Valutazione:

la competenza risulta

-Le antiche città fluviali: Egitto e Mesopotamia

-I sacerdoti custodi del sapere

-I cambiamenti economici

-La figura dello scriba

-I principi dell’educazione in Egitto e in Mesopotamia

-Gli scopi dell’educazione

-Educazione tecnico-professionale

-Istruzione primaria

-Istruzione superiore

-Sacerdoti

-Scribi

• Saper esporre con chiarezza ed efficacia le conoscenze pedagogiche apprese

 

• Saper esprimere e sostenere oralmente o per scritto la propria opinione su una tematica disciplinare

 

• Saper analizzare documenti relativi a realtà storico-sociali ed esprimere il proprio pensiero

Comprendere il cambiamento e la diversità relativi ai modelli formativi in una dimensione diacronica (attraverso il confronto tra epoche) e in una dimensione sincronica (attraverso il confronto tra aree geografiche e culturali, gruppi e soggetti)

 

 

Riconoscere, in ambito formativo, i possibili modelli scientifici di riferimento

 

 

Comprendere e affrontare in maniera consapevole ed efficace le dinamiche proprie della realtà sociale nei processi formativi

 

Comprendere il significato di termini propri del linguaggio specifico e utilizzarli correttamente nell’esposizione.

 

Comunicare in forma corretta, fluida ed efficace.

Ha acquisito l’informazione e la sa interpretare in modo consapevole e critico.

 

Ha acquisito l’informazione.

 

Ha difficoltà nell’acquisire l’informazione.

 

Acquisita

 

 

Parzialmente acquisita

 

 

Non ancora acquisita

 

Individua collegamenti e relazioni e li motiva.

 

Individua collegamenti e relazioni.

 

Ha difficoltà nell’individuare collegamenti e relazioni.

Acquisita

 

 

Parzialmente acquisita

 

 

Non ancora acquisita

 

Seleziona le conoscenze utili applicandole in maniera proficua ed efficace.

 

Incontra difficoltà nell’individuare conoscenze utili alla situazione proposta e le applica non sempre in maniera proficua ed efficace

 

Incontra difficoltà nell’individuare e applicare le conoscenze utili alla situazione proposta.

Acquisita

 

 

Parzialmente acquisita

 

 

Non ancora acquisita

 

Utilizza il lessico specifico per esporre concetti in modo autonomo ed articolato.

 

Utilizza il linguaggio specifico per esporre concetti in modo ordinato.

 

Non utilizza il linguaggio specifico per esporre concetti in modo ordinato.

Acquisita

 

 

Parzialmente acquisita

 

 

Non ancora acquisita

 

Espone in modo chiaro e puntuale, mostrando sicurezza

 

Espone in forma semplice, incerta ma complessivamente corretta.

 

Espone in forma confusa, frammentaria e/o poco efficace.

Acquisita

 

 

Parzialmente acquisita

 

 

Non ancora acquisita

 

Naturalmente la sperimentazione ha richiesto un periodo di adattamento non solo per alunni e famiglie, ma anche per i docenti che hanno predisposto le griglie di valutazione interrogandosi sugli obiettivi e le competenze. Di fronte ai cambiamenti della società e alle diverse esigenze degli studenti, come docente ho sentito la necessità di affrontare un percorso di rinnovamento della mia professionalità. Personalmente credo negli aspetti positivi della ricerca-azione, che ha favorito la creazione di un ambiente più protettivo nei confronti degli alunni, rispetto ai quali ha attenuato la competizione e l’ansia da prestazione che il voto determina; soprattutto, ha reso più significativo il percorso di apprendimento, grazie alla riscoperta dell’interesse a imparare, al ritrovato senso di curiosità, responsabilità, impegno e collaborazione da parte dei ragazzi.

Inoltre sono d’accordo con il prof. Federico Batini, che afferma: «L’insegnamento non è automatismo: non si entra in una classe, si spiegano i contenuti sacri e immutabili del “programma” e pertanto si è insegnato». L’insegnante deve essere un animatore dell’apprendimento: la scuola di oggi non è più la scuola del nozionismo, ed è necessario prestare attenzione non solo a quanto gli studenti imparano, ma anche a come sanno applicare conoscenze e abilità nelle varie situazioni: non più una didattica trasmissiva, che dà allo studente il ruolo dell’ascoltatore, ma una didattica attiva e laboratoriale.

La sperimentazione ha creato un clima di fiducia nella classe e una relazione empatica, che ha favorito negli studenti maggiore consapevolezza degli apprendimenti; inoltre ha dato la possibilità a noi docenti di avere un continuo confronto sugli obiettivi da raggiungere e ha promosso la condivisione delle esperienze, consentendo di individuare le proprie risorse e i punti di debolezza. Tuttavia non sono mancati momenti di difficoltà, perché una valutazione formativa implica un cambiamento sostanziale nella didattica, e se si vuole procedere in questo percorso è necessario riflettere sugli obiettivi di apprendimento della propria disciplina e sulle strategie per favorire la motivazione degli studenti.

Naturalmente il progetto è stato presentato all’inizio dell’anno scolastico ai genitori, che hanno accolto con interesse la proposta, consapevoli che un clima sereno consente al ragazzo di procedere in modo positivo nel percorso di apprendimento. Qualche incertezza si è verificata a metà anno scolastico: per alcune famiglie i livelli di valutazione non erano così chiari per far capire il percorso di apprendimento del figlio, ma sono rimasti fiduciosi nella sperimentazione, vista la serenità dei ragazzi nell’affrontare la scuola. Anche gli studenti hanno avuto qualche difficoltà a staccarsi dal sistema di valutazione tradizionale, e a volte si sono trovati disorientati di fronte alla mancanza di omogeneità da parte dei docenti nell’utilizzo degli indicatori di valutazione, ma si sono resi conto che il loro percorso di studio si era fatto più consapevole e motivato.

Alla fine del progetto il bilancio che mi sento di fare è positivo: il progetto mi ha dato la possibilità di riflettere sulla mia professionalità, sulle pratiche didattiche, sugli obiettivi di apprendimento, sul rapporto con i miei alunni. Gli studenti hanno compreso che la valutazione formativa è fondamentale per crescere e per lavorare su ciò che servirà loro in futuro.

Mi sembra giusto terminare questo scritto con le parole degli alunni:

  • La valutazione della scuola media mi creava solo ansia e mi faceva sentire male: io non ero io, ma pensavo di essere quel numero spiaccicato sul foglio. Questo percorso mi ha aiutata a crescere e mi ha fatto capire che la scuola non è mille mal di pancia e crampi prima di una verifica, ma un percorso per imparare in cui io, oggi, sto bene.
  • Se si tornasse alla valutazione in voto torneremo tutti a metterci a confronto. Si individuerebbero il più bravo e il meno bravo… Torneremmo ad essere dei numeri. Siamo fortunati ad essere la classe sperimentale. Senza la sperimentazione non mi sarei mai chiesta il motivo per cui studio. È stato difficile entrare in questa modalità di valutazione e distaccarsi dai voti, ma ora la trovo una grande opportunità.
  • Ammetto che alle medie studiavo quasi sempre per prendere un bel voto e non per imparare. Adesso invece studio per il piacere di sapere le cose. Inoltre il voto mi metteva sempre molta ansia e non andavo a scuola tranquilla e serena, ma nervosa e con la paura di essere interrogata e di prendere un brutto voto.
  • Inizialmente non avevo capito la sperimentazione. Quando mi veniva consegnata una griglia pensavo subito se era sufficiente o no, senza guardare gli obiettivi raggiunti. Adesso invece ho capito, ho meno ansia e riesco a capire dove devo impegnarmi di più.

Concludo sottolineando che nella società della performance, basata sul dominio della prestazione, non è permesso essere vulnerabili. Ma i nostri ragazzi lo sono, a volte, e spesso si sentono fragili di fronte alle tante e continue richieste di efficienza. Benessere significa anche sbagliare, perché solo sbagliando si cresce.


Bibliografia

A. Canevaro, Per vincere la dispersione la scuola non balli da sola, intervista di Sara de Carli, ottobre 2017, in occasione del convegno “Povertà educativa: protagonismo delle scuole e degli adolescenti”
G. Stella, Tutta un’altra scuola!, Giunti, Firenze 2016
F. Batini, Insegnare per competenze, I Quaderni della Ricerca #2, Lœscher, Torino 2013
E. Morin, La testa ben fatta, trad. it. di S. Lazzari, Raffaello Cortina, Milano 2000
C. Corsini, La valutazione che educa, Franco Angeli, Milano 2023

Condividi:

Rossella Ceccaroni

è un’insegnante in pensione. Ha insegnato Scienze Umane al Liceo “V. Monti” di Cesena. È stata referente di progetti promossi dal MIUR e del progetto “Ben-Essere a scuola”.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it