Dentro la scatola nera #6. La scuola delle relazioni e delle responsabilità nelle parole di chi la vive ogni giorno

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Nel sesto articolo della rassegna, parliamo della scuola “senza voto” più famosa d’Itala, la più longeva, quella che è balzata più di ogni altra agli onori della cronaca, attirando l’attenzione dell’opinione pubblica. Di lei hanno parlato programmi radiofonici, articoli di quotidiani, canali televisivi, siti web. È la scuola che più di ogni altra divide e unisce, scatena il dissenso dei tradizionalisti ed esalta le aspettative degli innovatori. È il Liceo scientifico “Morgagni” di Roma: qui oltre sette anni fa un professore di Matematica e Fisica, Vincenzo Arte, ha messo a punto nuove modalità d’insegnamento allo scopo di incrementare il benessere dei ragazzi e la qualità dei loro apprendimenti. Nella sezione delle Relazioni e delle Responsabilità, questo il nome del corso in cui si applicano le nuove modalità didattiche, i voti in decimi sono stati sostituiti da valutazioni formative e auto-valutazioni descrittive. Il progetto prevede inoltre un’intensa collaborazione tra docenti e studenti e tra gli studenti stessi, che svolgono lavori di gruppo, tutoring e cooperative learning. Il sistema è diventato oggetto di uno studio condotto dall’università “La Sapienza” di Roma. In tanti ne hanno parlato e continuano a parlarne, non sempre con cognizione di causa. In questo spazio, a far sentire la propria voce è un’alunna del Liceo “Morgagni” di Roma, di cui pubblichiamo le parole, così come le ha scritte, senza alcun intervento da parte nostra.

 

Sono Elena Attolini, ho 16 anni, e sono al terzo anno nella sezione sperimentale del liceo “Morgagni” di Roma, ispirata al metodo d’insegnamento finlandese. Proprio per questo molti ci chiamano la “sezione finlandese”, anche se il nome del progetto è “scuola delle relazioni e della responsabilità”.

Dal nome si capisce quali sono le priorità della sezione: un insegnamento efficace tramite gruppi classe attivi e uniti, una libertà che fa sviluppare senso di responsabilità che ci aiuterà per tutta la vita, un carico minore di compiti per casa, una maggiore presenza di lavori di gruppo e l’assenza di voti numerici, sostituiti da giudizi descrittivi.

Entriamo più nel dettaglio.

La riduzione dei compiti a casa serve a responsabilizzarci; se sentiamo di dover studiare, lo facciamo e lo gestiamo in autonomia, il che ci porta ad avere più tempo libero per riuscire a “vivere il mondo” e andare bene a scuola. In questo modo riceviamo insegnamenti scolastici e di vita vera.

I lavori di gruppo aiutano gli studenti a sviluppare competenze di teamworking, a gestire le relazioni sociali interpersonali, a sfruttare al massimo i contributi di tutti per arrivare al risultato finale.

Le relazioni “sane” che si vanno a creare all’interno della classe non sono solo tra studenti e studenti, ma anche tra studenti e professori.

I professori, oltre a essere “la fonte del sapere”, sono anche “esseri umani”, con emozioni, sentimenti, opinioni, spesso veri e propri punti di riferimento con i quali si può parlare dei propri problemi scolastici e personali. Questo avviene anche durante il circletime, un momento di condivisione in cui alunni e professori si dispongono in cerchio e ognuno è libero di parlare a cuore aperto di cose belle che ci rendono felici, di paure e timori, e più in generale di come ci sentiamo, cercando di eliminare la paura del giudizio degli altri.

Sin dall’inizio del primo anno scolastico, per favorire la formazione di un gruppo classe efficace, si organizza un viaggio d’istruzione che consente di fare laboratori esperienziali senza l’uso di dispositivi elettronici a contatto diretto con la natura.

La presenza dei giudizi descrittivi al posto delle valutazioni numeriche riduce l’ansia: infatti il voto spesso finisce per sembrare il valore attribuito alla persona, invece che al proprio lavoro e questo crea un senso di inadeguatezza nel confronto tra studenti.

Con il giudizio invece, noi studenti siamo assistiti nel miglioramento, grazie a consigli e ad analisi precise degli errori.

Altra particolarità positiva di questo metodo è che si lavora molto in classe, quando si è affiancati dai compagni e dai docenti, e questo è stimolante e utile per tutti; in particolare, i ragazzi con difficoltà, o disturbi specifici di apprendimento, sono maggiormente aiutati, e riescono a realizzare il loro percorso formativo con più leggerezza e serenità.

A parlarne così sembrerebbe un paradiso, ma ci sono anche aspetti da migliorare e criticità. La più evidente riguarda la trasformazione numerica dei giudizi descrittivi, obbligatoria nel sistema scolastico italiano: circa un mese prima degli scrutini, sia al primo che al secondo quadrimestre, viene espresso un voto sintesi del percorso dell’alunno fino a quel momento.

Non è semplice entrare in un metodo didattico che va in direzione opposta a quella che la società cerca e richiede.

Arriviamo al liceo abituati alla logica del voto numerico, e non è semplice cercare di cambiare e abituarsi ai giudizi descrittivi; non avere un numero di riferimento ci fa sentire inizialmente persi e insicuri riguardo il livello delle nostre competenze. Il fatto che alla fine del percorso si ritorni al numero, dandogli anche un’importanza tale da condizionare l’esame di stato, e di conseguenza il nostro futuro, ci confonde. Nel mese che precede gli scrutini, aver ricevuto l’unico voto che rappresenta il nostro percorso ci riporta a una situazione di ansia e pressione insostenibile, tipiche delle classi tradizionali, costringendoci magari a studi intensivi il giorno prima delle verifiche. Io personalmente sento molto la pressione di quegli unici voti prima della fine, non posso immaginare come starei se li ricevessi costantemente durante l’anno.

Altra conseguenza di una mentalità chiusa, e della diffidenza verso tutto ciò che è nuovo e quindi sconosciuto, è il giudizio a volte scettico sulla validità di questo progetto, che non viene solo dall’esterno; tra gli studenti spesso capita di essere titubanti e impauriti dalle nuove proposte dei professori, solo perché diverse e mai provate.

Alla luce di tutte le riflessioni, bilanciando i lati positivi e quelli da migliorare di questo progetto didattico, posso concludere che frequentare questa sezione mi dà molte possibilità di vivere al meglio: riesco a organizzare il mio tempo senza il carico che vedo pesare sui miei coetanei, riesco a uscire con gli amici, seguire corsi extrascolastici, fare attività, lavorare e comunque studiare e tenere un rendimento alto. Spero che si possano aprire gli occhi sul potente effetto che i voti hanno sugli studenti, e capire che la scuola deve essere un luogo di benessere per tutti.

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Elena Attolini

Ha sedici anni e vive a Roma, dove frequenta il Liceo Scientifico “Morgagni” e segue corsi di danza e teatro; è impegnata politicamente con il collettivo della sua scuola e in autonomia.

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