Così non si può andare avanti

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“Il registro elettronico naturalmente non funziona neanche oggi!” è il dissacrante commento di un collega in calce al foglietto di carta che pure stamattina vicaria tristemente il futuristico strumento digitale, per l’accesso al quale i genitori hanno appena ricevuto le password nel primo consiglio di classe dell’anno, caratterizzato da particolare solennità: per alcuni si tratta di una sorta di cerimonia di iniziazione alla modernità, alla Scuola 2.0, quella che ciclicamente i media magnificano.

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Ed è proprio vero. Troppo spesso il registro elettronico – residente su Internet – non funziona, nel senso che non si avvia. Ma il problema non è soltanto questo; anzi, descrivere quanto succede in questo modo è solo fare, e dimostrare, confusione.
A non funzionare può essere l’applicazione il cui uso il fornitore vende alla scuola, in cambio di canoni pagati con denaro pubblico. Può essere che venga effettuata proprio in quell’istante la manutenzione sui server o che in un certo momento vi sia un numero di accessi così elevato che i server medesimi non siano in grado di rispondere in tempo utile alle richieste degli utenti. Può essere, ma non è dato sapere: non sono previste informazioni in merito.
Può essere che l’applicazione abbia qualche bug e quindi dei malfunzionamenti non previsti al momento dell’implementazione del servizio e della sua descrizione e spiegazione in occasione dei corsi di formazione erogati al personale interessato, caratterizzati in genere da un’entusiastica descrizione dei vantaggi e dalla totale elusione delle criticità. Può essere, ma non è dato sapere: il contratto non prevede questo livello di trasparenza per gli utenti ordinari.
Può essere che il personal computer presente in ogni aula – con monitor e tastiera collocati per lo più in modo da rendere impossibile vedere e controllare gli allievi mentre s’inseriscono i dati – abbia qualche suo specifico impedimento hardware o software, in considerazione anche del fatto che si tratta in genere di esemplari di una certa età, con sistemi operativi obsoleti e fuori mercato, i cui produttori non rilasciano più aggiornamenti. Può essere, ma non è dato sapere: non sono previsti monitoraggio e analisi in questa prospettiva.
Può essere che la connessione alla rete Internet della scuola sia interrotta o rallentata, ragion per cui l’accesso al registro elettronico è interdetto non da malfunzionamenti del servizio specifico, ma da complicazioni tecniche più generali. Può essere, ma non è dato sapere: non vi sono comunicazioni in merito, né preventive né esplicative.
Può essere che la connessione alla rete Internet della scuola in sé sia pienamente operativa, ma che gli access point destinati alla propagazione del segnale wireless – ciascun coordinatore ha appena ricevuto in comodato d’uso un tabletnon siano in grado di reggere tutti i dispositivi contemporaneamente attivi. Può essere, ma non è dato sapere: nessuno conosce con precisione le specifiche tecniche degli strumenti acquistati e collocati in giro per l’edificio.
Noi insegnanti facciamo di tutto per tamponare la situazione. Inseriamo i dati da casa; ci fermiamo oltre il nostro orario per provare a usare i PC – fortunatamente più recenti – presenti in sala insegnanti. Gli utenti di lungo corso, rotti a ogni esperienza, insegnano ai beginners le farraginose procedure con cui ciascuno di noi può inserire giorno per giorno le ore di lezione e i voti nel registro personale. E così via, in una gara di solidarietà e in un’atmosfera di rassegnazione, senza andare mai oltre l’amaro sarcasmo con cui è ormai accolta ogni innovazione tecnologica, una sorta di versione professorale della legge di Murphy.
Dovremmo invece renderci conto che questo modo di affrontare la questione è profondamente avvilente, e quindi pretendere di uscire dall’opacità attuale per andare verso la piena trasparenza non solo delle procedure amministrative in gioco per quanto riguarda lezioni, assenze, voti, ma anche delle implicazioni per ciò che riguarda la professionalità e l’essere cittadini e contribuenti, nostro e delle famiglie.

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Marco Guastavigna

Insegnante nella scuola secondaria di secondo grado e formatore. Tiene traccia della sua attività intellettuale in www.noiosito.it.

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