Ciao Remo

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Ieri mattina, 31 ottobre 2016, è morto Remo Ceserani. Il mondo della cultura ha perso uno dei suoi protagonisti più brillanti. La Casa editrice, uno degli autori più celebri. Io, una persona cara.

In occasione del nostro ultimo incontro, un mese fa circa, ci eravamo lasciati con la promessa di vederci presto a cena, insieme alla mia famiglia: desiderava rivedere il mio figlio più piccolo, che aveva conosciuto di pochi mesi e della cui crescita aveva notizia solo dai miei racconti.
Le nostre chiacchierate erano così, in effetti: ci vedevamo per parlare di lavoro, ma presto il discorso di allargava a comprendere il mondo intero, seguendo la traccia esile (e talvolta esilarante) di un’aneddotica in cui Remo era maestro, per poi ripiegare sul nostro privato, di cui eravamo entrambi curiosi: i miei ragazzi, le sue nipoti, i colleghi, i conoscenti, Stanford, Torino…

Non posso dire che fossimo amici: troppa la distanza anagrafica e culturale, breve e sporadico il tempo della nostra frequentazione.
Il nostro era nato come un rapporto di lavoro, cinque anni fa, e aveva preso quasi subito la sua forma definitiva: una serie più o meno costante di incontri per fare il punto della situazione e per discutere degli aspetti pratici e teorici della nostra collaborazione.
A quegli appuntamenti, io mi recavo con l’apprensione che mi danno sempre i progetti ambiziosi: Remo stava riscrivendo integralmente, e da solo, la sua opera scolastica più famosa, Il materiale e l’immaginario. Un monumento della scuola che fu; un pilastro nella formazione di intere generazioni di studenti italiani; l’unico testo di scuola che sia riuscito a sfondare il muro di diffidenza che circonda abitualmente la manualistica, per assurgere al rango di icona.
Tecnicamente, lo faceva perché glielo avevo proposto io, in occasione del nostro primo incontro; in realtà, perché da tempo aspettava l’occasione di riprendere un discorso interrotto: la sfida culturale al sistema che, insieme a Lidia De Federicis, aveva lanciato quasi quarant’anni fa.
“La battaglia l’abbiamo persa”, ripeteva spesso, giudicando l’evoluzione delle pratiche didattiche degli ultimi anni, “ma questo non è un buon motivo per arrendersi: meritiamo la rivincita!”.

Da quegli incontri, insieme alla rinsaldata fiducia nel progetto comune, io portavo a casa sempre qualcosa: un’idea nuova, uno sguardo più acuto, una connessione inaspettata.
Nelle sue parole, dense e pacate, ritrovavo intera e cristallina una visione del mondo, della vita, della cultura.
Ritrovavo, soprattutto, il pensiero e la passione che mi hanno spinto a fare questo lavoro; la ragione e il sentimento che ancora me lo fanno amare.

[Remo Ceserani collaborava a La ricerca tenendo una rubrica intitolata Convergenze.]

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Sandro Invidia

Direttore editoriale Loescher.

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