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Attualità

Anche da noi attorno alle tesi di Prensky è nata una discussione vivace. Da una parte vi è l’entusiasmo degli innovatori, per i quali i cambiamenti sono urgenti e improcrastinabili; dall’altra vi sono le riserve di chi vede nella rivoluzione digitale una “bolla educativa” destinata a sgonfiarsi.
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Venditore Registri, registri nuovi; registri nuovi. Bisognano, professore, registri? 
Professore Registri per l’anno scolastico nuovo? 
Venditore Sì signore. 
Professore Credete che sarà felice quest'anno scolastico nuovo? 
Venditore Oh illustrissimo sì, certo.
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Il problema dei libri di testo e delle adozioni è diventato il fulcro di ogni decreto e di ogni legge sulla scuola approvata negli ultimi anni, nel nome di “verità” tutte da dimostrare, che pretendono però di imporsi con furore ideologico come “senso comune”. A vederli in sequenza, articoli, commi e modifiche relative, sembrano tutti ispirati dalla fissazione contro l’uso dei manuali nella scuola e la ragione stessa della loro esistenza.
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Il passo in cui Aristotele asserisce che la filosofia nasce dalla meraviglia è celeberrimo: “Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia”.
Le mappe sono una delle star della (presunta) innovazione metodologica; troppo spesso sono considerate una panacea universale in grado di risolvere molti – se non tutti – i problemi dell’apprendimento. Sono lo strumento di mediazione didattica forse più noto a livello del senso comune e meno conosciuto nel merito.
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Forse avrei dovuto dirlo.
Mi sarei dovuto alzare, avrei dovuto prendere il microfono e raccontare di mio figlio F., quindici anni, seconda superiore. Di quando l'ho visto accendere il computer, sfogliare un ebook, tirare fuori dalla cartella un blocco e una matita e cominciare a scrivere.
Cosa serve per rendere veramente digitale un testo? Sia il libro sia la rete, l'uno immerso nella vertiginosa sconfinatezza dell'altra. Il primo (non necessariamente di carta) inteso come contenitore di informazioni ordinate sequenzialmente, più o meno rigido; la seconda elastica, potenzialmente illimitata, scomponibile e ricomponibile a piacimento.
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Se dovessi raccontare la storia, o meglio le storie della poesia italiana contemporanea, comincerei da un viaggio in Romagna per andare a trovare Giovanni Nadiani, detto Giona o Zvan, poeta e prosatore, autore di teatro e performer, traduttore, Übersetzer, esperto di lingue e letterature germaniche, e amico, anche. Che non è poi così irrilevante, quando si parla di arte.

A La Turbie un grandioso monumento, tra archeologia, epigrafia, letteratura e politica.

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Il dibattito sul relativismo, che si è incrociato con quello sul realismo, ha a che fare con muri e porte “là fuori” che non dipendono dalla coscienza e che pongono limiti all’interpretazione. Nessuna interpretazione infatti mi consentirà di attraversare un muro e, del resto, se ci provo, finirò col farmi male: mi scontrerò con lo “zoccolo duro dell’essere”, come ammonisce enfaticamente Eco.

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