Fenomenologia del bullismo omofobico #2

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Le forme del bullismo appartengono a tipologie differenti. Possono essere fisiche: colpire con pugni o calci, appropriarsi di qualcosa, rovinare gli effetti personali di qualcuno; verbali: deridere, insultare, prendere in giro in modo ripetuto, fare affermazioni di tipo razzista; indirette: diffondere pettegolezzi fastidiosi, escludere qualcuno da gruppi di aggregazione formali o informali. Alcuni comportamenti da bullo possono essere molto sottili: una volta che un alunno o un gruppo di alunni ha stabilito una relazione di potere nei confronti di un altro alunno o di un gruppo di alunni, può essere sufficiente un solo sguardo minaccioso per ribadire e mantenere attuale la propria posizione di forza.

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Le ricerche confermano che le forme dirette più frequenti di bullismo sono l’insulto, l’aggressione fisica e la minaccia. Le principali forme indirette, invece, sarebbero l’isolamento, la deliberata esclusione da un gruppo, la diffusione di pettegolezzi. Normalmente, esaminando nel tempo una classe o un gruppo di soggetti particolare, l’incidenza degli episodi diminuisce progressivamente del 15% ogni anno, riduzione dovuta all’aumento dell’età anagrafica dei soggetti coinvolti. La gravità degli episodi però non diminuisce; solitamente le età di punta sono i 7 e i 13/14 anni anche se si assiste, negli ultimi anni, ad una significativa diminuzione dell’età di entrambe le fasce. Nella maggior parte dei casi gli episodi di bullismo hanno luogo a scuola o intorno ad essa (in cortile, in giardino), sempre più spesso però si svolgono dentro le aule scolastiche. Oltre al bullismo classico esistono due forme di bullismo relativamente nuove, e caratterizzate da un livello molto alto di pericolosità per le vittime: il bullismo omofobico e il cyberbullismo.

Tralasciando in questa sede il cyberbullismo, si definisce il bullismo omofobico quel tipo particolare di bullismo che perseguita, scredita, isola, insulta, aggredisce soggetti ritenuti differenti per qualche tratto dell’identità sessuale, solitamente perché le vittime sono ritenute, a torto o a ragione, omosessuali. Il bullismo omofobico ha la particolarità di poter agire in forma indiretta: un/una adolescente omosessuale che sente, continuamente, termini spregiativi utilizzati per indicare il proprio orientamento sessuale, usati come offesa anche se non contro di lui/lei, sviluppa ansie e timori nei confronti del gruppo dei pari nei quali è inserito/a.

Le conseguenze possono essere terribili: non potersi confidare, recitare altri ruoli, temere continuamente il giudizio degli altri, sentirsi al tempo stesso bisognosi della conferma dei pari, e mai totalmente a proprio agio di fronte a loro… e molte altre emozioni e sensazioni che fanno dell’adolescente omosessuale una vittima anche del bullismo indiretto. Quando il bullismo omofobico è diretto può avere conseguenze devastanti: sono negli occhi e nelle orecchie di tutti i casi di adolescenti omosessuali che si sono tolti la vita per l’incapacità di fronteggiare le continue e feroci prese in giro, le aggressioni, le violenze, gli insulti, la non accettazione (che spesso si estende anche in famiglia).

La pericolosità rilevata è proprio nei confini dilatati di questa tipologia di bullismo, ovvero nel trovare, in aula e all’interno del contesto scuola, soltanto una conferma di quanto già esperito nel proprio ambiente sociale di provenienza e nella vita quotidiana. Questo fenomeno è di un’evidenza tale che si è giunti a poter sostenere, sulla base di dati raccolti sul campo (Burgio 2008; Burgio, 2012), che la violenza omofobica sia un mezzo e uno strumento per la costruzione dell’identità maschile eterosessuale, assumendo carattere semi-normativo (per diventare “maschio” devi mostrare il tuo disprezzo nei confronti di…, quasi che si trattasse di un rito di iniziazione e di acquisizione di un adeguato livello di virilità, ottenuto necessariamente attraverso l’odio verso ciò che culturalmente si allontana da quel modello standard di “essere maschio”).

In target differenti è stato infatti confermato il basso livello di informazione/conoscenza/consapevolezza circa le quattro costituenti (sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere, orientamento sessuale) che la maggior parte della letteratura attribuisce all’identità sessuale (seppure esistano teorie alternative al riguardo), nonché la difficoltà a parlare di sé in questi termini e la mancanza di informazioni al proposito. Un livellodi conoscenza così scarso può costituire una delle spiegazioni più facilmente riferibili ai fenomeni di bullismo omofobico. Emergono inoltre notevoli difficoltà nel rappresentare la propria identità sessuale (anche in modo informale, senza richieste di precisione scientifica); notevoli confusioni (e sovrapposizioni) tra identità di genere e orientamento sessuale (o, addirittura, tra orientamento sessuale e sesso biologico); attribuzioni stereotipiche dei ruoli di genere in relazione agli orientamenti sessuali: veri e propri malintesi, che fanno coincidere l’intera identità sessuale di un soggetto con il suo orientamento sessuale, categorizzato in termini di liceità/illiceità (o di moralità/immoralità e addirittura giusto/sbagliato, patologia/normalità) degliorientamenti sessuali differenti da quello eterosessuale.

Chi scrive ha comparato interviste realizzate con soggetti adulti in tre continenti diversi, per giungere, purtroppo, a rubricare arretratezze e difficoltà in quasi tutte le aree considerate. Le dimensioni che fenomeni come quelli del bullismo omofobico stanno assumendo nel nostro paese richiedono di scongiurare e prevenire, attraverso interventi mirati, il manifestarsi di comportamenti che legittimano il fenomeno negli ambienti educativi e di istruzione. La scuola è infatti avvertita come prosecuzione coerente di quanto “ascoltato” in famiglia e quanto vissuto negli ambienti che si frequentano quotidianamente.

[continua]

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Federico Batini

Insegna Metodologia della ricerca educativa, dell’osservazione e della valutazione, Pedagogia sperimentale e Consulenza pedagogica all’Università degli Studi di Perugia. Ha fondato e dirige le associazioni Pratika e Nausika, da cui è data la LaAV. È autore Loescher. federicobatini.wordpress.com

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