Ancora su (buona) scuola: intervista all’on. Chimienti

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Dopo l’intervista all’on. Malpezzi, la parola passa all’On. Chimienti: l’approfondimento su La buona scuola continua.

 

On. Chimienti, sulle pagine digitali de La ricerca Marina Boscaino rileva uno iato tra il primo approccio del Movimento Cinque Stelle durante la campagna elettorale e metodo di lavoro e il merito dei contenuti elaborati durante gli Stati Generali circa le proposte di innovazione e riforma del sistema scolastico del nostro Paese.
Cosa è successo nel frattempo che ha prodotto questo cambiamento “migliorativo”?

Semplice, siamo cresciuti! Bisogna tenere conto del fatto che il M5S esiste da soli cinque anni e che in pochissimo tempo è passato dal 4% al 25%. Il programma sulla scuola con cui ci siamo presentati alle politiche era incompleto ed evanescente. Il nostro punto di forza però è il nostro metodo di lavoro. Il M5S vuole attuare la democrazia dal basso, rendendo i cittadini il più possibile consapevoli e partecipi. Proprio per questo abbiamo fin da subito cercato il coinvolgimento di docenti, studenti, personale ATA e genitori nella costruzione delle nostre proposte sulla scuola. I meet up (gruppi di attivisti M5S sui territori) hanno fatto la loro parte, organizzandosi in gruppi di lavoro tematici e promuovendo iniziative come quella, riuscitissima, degli Stati Generali della Scuola che prossimamente sarà alla sua quarta edizione e che è frutto di un’intuizione geniale del gruppo scuola M5S di Torino. Tutte le nostre proposte vengono caricate per due mesi su una piattaforma in cui gli iscritti possono commentarle e modificarle. Ma non ci fermiamo qui: vogliamo coinvolgere tutti, anche quelli che non ci votano! Il PD chiede ai cittadini la ratifica di progetti che vengono dall’alto, a noi piace fare il percorso inverso.

Quali sono i tre punti caratterizzanti della proposta del Movimento Cinque Stelle che la Buona scuola targata Governo Renzi (o PD) non offre agli studenti, ai docenti e al “sistema-Paese”?

La proposta del PD si basa su un ricatto: 148 mila assunzioni in cambio di una modifica sostanziale dello status giuridico e professionale dei docenti. È discriminatoria perché propone assunzioni solo da una delle graduatorie esistenti ed è incostituzionale perché vorrebbe trasformare gli scatti stipendiali, ultimo baluardo rimasto a difesa del potere d’acquisto dei salari degli insegnanti, in scatti di competenza dati per legge solo al 66% dei docenti di una scuola. Sarebbe come entrare in una classe a settembre e dire agli allievi che per legge verranno promossi solo i due terzi di loro. Lo strapotere dei presidi, il sistema “tessera a punti” per la carriera dei docenti e la chiamata diretta sono la ciliegina sulla torta di un modello aziendalistico di scuola che ci saremmo aspettati dalla Gelmini ma non certo dal PD.

Stabilità e lotta alla dispersione richiedono investimenti nella scuola: bisogna smettere di chiedere ai docenti di fare volontariato.
La nostra proposta va nella direzione opposta: in una fase transitoria che va dal 2015 al 2020 prevediamo un piano di assunzioni che, in subordine alle graduatorie ad esaurimento, assorba per scorrimento anche i precari della seconda fascia delle graduatorie d’istituto. Prima grande differenza con la proposta targata PD: loro proseguono sulla strada delle discriminazioni, noi abbiamo studiato la soluzione più equa per appianare le disparità di trattamento generatesi negli anni. Vogliamo garantire la certezza del diritto e il rispetto della normativa europea anche laddove sancisce che i lavoratori precari non vengano trattati meno favorevolmente dei lavoratori a tempo indeterminato. Vogliamo parlare di scatti stipendiali? Bene, sblocchiamo l’annualità 2013 (che, voglio ricordarlo, è ancora bloccata) e garantiamo il pagamento degli scatti stipendiali anche ai docenti precari, che in Italia hanno gli stessi doveri ma molti meno diritti dei colleghi di ruolo.

Gli allievi hanno bisogno di insegnanti stabili e di progetti didattici duraturi. La dispersione scolastica si può combattere solo ripristinando il tempo pieno nella scuola primaria e seguendo da vicino i ragazzi in difficoltà lungo tutto il loro percorso, con recupero e sostegno. Questo però richiede investimenti nella scuola, bisogna smettere di chiedere ai docenti di fare volontariato.

È stata depositaria di una proposta di legge per la Riforma della scuola, mentre i forum della scuola hanno dato – giustamente – grande spazio all'”emendamento Chimienti” sull’assunzione dei docenti abilitati del TFA, attualmente inseriti in seconda fascia nelle graduatorie di istituto. La domanda è articolata. Potrebbe in sintesi spiegare come mai l’on Malpezzi dice, sempre da La ricerca, che non c’è alcun accenno all’autonomia delle scuole nella sua proposta di legge?
E ancora: su quale base teorica ci sarebbe il diritto all’assunzione dei “tieffini” di cui è anche lei parte senza che abbiano passato un concorso oppure un esame avente, ope legis, valore concorsuale, come era previsto per l’esame finale della SISS?

La mia proposta fa riferimento all’attuazione dell’organico funzionale, tramite il superamento della folle distinzione tra organico di fatto e di diritto. Forse l’on. Malpezzi non sa che esiste già la normativa sull’autonomia e che questa necessiterebbe solo di essere attuata appieno, cosa che appunto noi scriviamo a chiare lettere nella proposta. I doppioni non servono, specie se l’organico funzionale è il “mostro” concepito nella Buona scuola, ossia docenti che, dopo decenni di precariato, dovranno essere disponibili a tutto: ad essere assunti dall’altra parte d’Italia, a svolgere attività diverse dall’insegnamento, a fare da “tappabuchi” in scuole anche lontanissime tra loro, addirittura a insegnare materie “affini” alla propria! Alla faccia del merito e delle competenze, me lo faccia dire!

Alla sua seconda domanda rispondo semplicemente con la nostra proposta: chi non ha superato una prova con valore concorsuale (“tieffini” e “passini”) dovrà affrontare un anno di prova diverso da quello attuale, un corso-concorso che testerà sul campo le competenze didattiche e le capacità relazionali dei nuovi docenti. Nuovi… si fa per dire, spesso si tratta di persone che insegnano nella scuola già da molti anni. Ad ogni modo la prova finale di questo anno di prova avrà valore concorsuale. Mi fa piacere leggere dalla vostra intervista che l’on. Malpezzi abbia cambiato idea rispetto a solo una settimana fa quando, al convegno organizzato da Mida Precari a Roma, in evidente difficoltà nel difendere il piano di assunzioni della Buona scuola di fronte a una platea di precari di seconda fascia, sbraitava che il concorso fosse l’unica via per la loro assunzione, vociando a voce alta appena aprivo bocca, con grandissima maleducazione e arroganza – mi consenta lo sfogo! Mi fa piacere sapere che ci abbia riflettuto su e che ora dica di non avere alcuna preclusione riguardo all’assunzione dei docenti di II fascia… e addirittura di III fascia! Forse avrà letto la recente risoluzione approvata dal PD Toscana che impegna la regione ad attivarsi presso il Governo per attuare ogni iniziativa utile a realizzare un piano di assunzione dei docenti precari con servizio, anche di quelli esclusi dalle graduatorie ad esaurimento. Forse avrà letto la sentenza europea o avrà approfondito il fatto che nelle graduatorie ad esaurimento non ci sono solo ed esclusivamente docenti che hanno superato una prova concorsuale. Non sappiamo, ma il cambio di rotta non può che farci piacere…

Il M5S sicuramente ha portato molti giovani a sedere su un seggio del Parlamento: all’inizio dell’insegnamento si era soliti sentire che M5S avrebbe “aperto” il Parlamento come una scatola di sardine, o qualcosa del genere: dopo quasi un biennio, cosa è rimasto di questa carica rivoluzionaria, da incanalare per far fare un salto di qualità alla scuola italiana al pari di altri paesi europei?

La carica rivoluzionaria si esplicita soprattutto nelle azioni quotidiane di noi portavoce, che ogni giorno ascoltiamo e rispondiamo a ogni singolo cittadino italiano che ci scriva per segnalarci un’istanza o un problema. In Italia è una rivoluzione svolgere il proprio mandato parlamentare sapendo che presto si ritornerà a far parte della società e che la politica non diventerà il proprio mestiere per tutta la vita. Forse anche questa è una piccola rivoluzione: ogni volta che incontro e ascolto docenti, studenti, genitori, alla fine ricevo parole di gratitudine immensa che spesso non riesco a spiegarmi. C’è chi mi scrive che sono anni che cerca invano di contattare qualche politico e che io sono la prima che gli risponde: a volte, il solo fatto di rispondere a una mail restituisce alle persone un po’ di fiducia nella politica. Sarebbe banale dire che abbiamo sempre restituito la metà dello stipendio e tutti i rimborsi spesa eccedenti (io in un solo anno, in 12 mesi, ho reso più di 70mila euro)… però – le chiedo – se non è rivoluzione questa, come altro dovremmo definirla?

La rivoluzione nella scuola… Le faccio un solo esempio. Una delle grandi battaglie che porto avanti (insieme al collega Gianluca Vacca) da due anni qui in Parlamento è quella contro lo scandalo indegno dei diplomifici: scuole paritarie che sfruttano i docenti (non pagandoli o pagandoli pochi euro l’ora dietro il ricatto del punteggio che fa salire in graduatoria) e che promuovono gli allievi disposti a pagare rette da capogiro. Le rivoluzioni necessitano coraggio e prese di posizione nette: il M5S ha le mani libere per agire.

Lei ha seguito un percorso formativo per conseguire l’abilitazione e imparare a fare il docente: qualcuno dice già che il TFA è da rottamare. Ha delle proposte personali per migliorare o rinnovare tale percorso?

Assolutamente. Il TFA a mio parere è una truffa legalizzata. Un modo per spillare denaro ai giovani (e ai meno giovani) che hanno il sogno dell’insegnamento. Credo sia stato escogitato appositamente per fare cassa sulle spalle di una parte già debole della società: chi tenta il TFA o è un neolaureato o è un disoccupato o è un precario. Il percorso è illegale anche perché non dà alcun tipo di certezza lavorativa. Nella nostra proposta riformiamo completamente il sistema di formazione e reclutamento docenti, ma non seguiamo la strada del PD (lauree abilitanti slegate dal fabbisogno che impoverirebbero sia il percorso universitario che quello abilitante, costringendo ad una scelta precoce e irreversibile e ricreando il fenomeno del precariato). A partire dal 2020, dopo l’assorbimento del precariato attuale, prevediamo concorsi annuali basati sul fabbisogno e aperti a tutti i laureati quinquennali. Si tratterà di un concorso diverso da quello in vigore oggi, che dà accesso al TFA (neghiamo pure il valore concorsuale come da DM 249 del 2010, ma si tratta a tutti gli effetti di un concorso e anche molto selettivo!): via l’assurda preselezione iniziale a crocette, nozionistica e piena di errori, che nulla ha a che vedere con le conoscenze che vanno testate negli aspiranti docenti. Il superamento del test psico-attitudinale e del concorso darà accesso a un anno di tirocinio in classe sotto la guida di un docente con esperienza, un percorso che davvero valorizzerà l’aspetto pratico della professione. Non si tratterà quindi di ripetere l’ennesimo anno di corsi universitari teorici e inutili (le scuole di specializzazione saranno totalmente slegate dalle università, resteranno solo gli esami di pedagogia e didattica da svolgere presso la facoltà di Scienze della Formazione), l’esperienza diretta in classe sarà il vero fulcro della formazione. L’anno di tirocinio sarà retribuito, come avviene per tutte le altre professioni, e al termine una prova finale testerà le competenze didattiche e relazionali acquisite. A questo percorso seguirà l’immissione in ruolo, tassativamente entro tre anni. Qualora ciò non avvenisse, per ogni anno di ritardo lo Stato dovrà corrispondere al docente un risarcimento economico. Questa norma garantirebbe anche l’adeguamento alla direttiva europea 99/70 che chiede espressamente che gli stati membri adottino nella loro normativa misure di prevenzione e sanzione contro l’abuso dei contratti a termine. Cose che l’Italia non ha mai introdotto.

L’on Malpezzi riporta una frase pronunciata da uno studente durante uno dei tanti incontri avuti nella campagna di ascolto: “Nella Buona scuola non avete messo una cosa fondamentale: tutto ciò che può portare un bambino ad avere il sogno di fare da grande l’insegnante!“.
È una frase dal sapore da libro Cuore di De Amicis oppure corrisponde al vero?

Quale campagna di ascolto? Parla della propaganda fatta nelle scuole tramite le lettere del ministero, gli incontri con dirigenti del MIUR e gli spot tv pagati con i soldi dei contribuenti? Quanti soldi ha speso il Governo per questa ennesima operazione mediatica? Gli esponenti dei sindacati hanno avuto un minuto e mezzo di tempo per dire la loro sulla Buona Scuola. Alcuni docenti hanno tentato più volte di essere ricevuti al MIUR per consegnare le centinaia di mozioni votate all’unanimità dai collegi docenti di moltissime scuole. Sono sempre stati lasciati alle porte. La stessa Marina Boscaino avrebbe molto da dire sulla kermesse organizzata il 15 dicembre al MIUR, in cui era precluso l’accesso a chi non avesse l’invito. I numeri della consultazione on line sono irrisori rispetto alla platea a cui essa era rivolta. Nessuno ha controllato gli account di chi si iscriveva per partecipare: la stessa persona si poteva iscrivere più e più volte con diversi account. Non c’è stata trasparenza né sui costi né sulle procedure on line. Detto questo, più che da libro Cuore, la frase della Malpezzi mi sembra evasiva di questioni ben più importanti. Nella Buona scuola non si fa neppure cenno a questioni ben più rilevanti che riguardano la scuola e le famiglie: dov’è finita la scuola primaria? Non si parla di tempo pieno e di compresenze, non si parla del ripristino delle ore e delle materie tagliate dalla Gelmini (come il latino, l’italiano, la geografia) e delle ore di laboratorio degli istituti tecnici. Si promettono nuove assunzioni ma si dimenticano le decine di migliaia di docenti e ITP in esubero. Non si parla di riforma dei cicli, non si fa cenno a nuove metodologie didattiche e pedagogiche. Praticamente, alla fine, si parla di ben poco.

Come aspirante docente ad avere una cattedra nelle scuola, quale idea si è fatta dell’operato del ministro Giannini, che se non ricordo male ha preso 3000 preferenze alle elezioni europee?
Forse gli italiani con il loro responso volevano trattenerla al MIUR e non mandarla a Strasburgo al parlamento europeo?

Guardi… il ministro Giannini è un docente universitario che ha avuto ben poco a che vedere con il mondo della scuola nella sua vita. Inoltre, il fatto che ci sia un ministro di Scelta Civica al ministero dell’istruzione, la dice lunga sul progetto scuola del PD che ha raccolto anche il plauso di Brunetta e di Forza Italia.

Infine, c’è qualcosa che vorrebbe dire alle migliaia di giovani (e non solo) che stanno per affrontare l’impegnativo percorso del TFA e del PAS, che hanno anche un costo non indifferente in termini di tasse di iscrizione? Una battaglia del M5S per garantire a loro un posto di lavoro in tempi rapidi e con modalità trasparenti….

Il M5S sta veramente facendo tutto il possibile per migliorare la situazione, pur essendo all’opposizione. La promessa è che continueremo a farlo, andremo dal ministro Giannini con la proposta sul reclutamento che abbiamo costruito insieme a migliaia di loro e che, guarda caso, accoglie il consenso di tutto il mondo della scuola. La battaglia è la seguente: far sì che vengano considerati ai fini delle prossime assunzioni in ruolo, in subordine ai “precari storici”. Nei prossimi dieci anni ci sarà un turn-over senza precedenti del 40% del corpo docenti. Serviranno docenti preparati e formati dallo Stato, ne serviranno moltissimi. Non accetteremo un ennesimo spreco di risorse: chi ha seguito i corsi abilitanti è già stato testato e selezionato, l’anno di prova con valore concorsuale ci sembra una soluzione equa per porre rimedio agli scempi normativi di cui non siamo stati noi gli autori. Vorrei fare a tutti un “in bocca al lupo”, e dire loro non sentirsi soli perché, finalmente, nelle istituzioni c’è qualcuno che lotta per i loro diritti.

Grazie e buon lavoro.

Silvia Chimienti, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca e l’abilitazione all’insegnamento tramite TFA, è deputato del Movimento Cinque Stelle della XVII Legislatura ed è membro della VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) della Camera dei Deputati.

Marco Ricucci, docente, oltre a essere esperto di didattica delle lingue classiche, si occupa di attualità del mondo della scuola. Per La ricerca ha già intervistato il Sottosegretario di Stato MIUR on. Gabriele Toccafondi e la dott.ssa Carmela Palumbo, Direttore Generale dell’Ufficio Ordinamenti del MIUR.

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Marco Ricucci

Docente di Lettere nelle scuole medie, Dottore di Ricerca in Scienze dell’Antichità con una tesi sulla didattica delle lingue classiche presso l’Università degli Studi di Udine, e collabora con la CUSL (Consulta Universitaria degli Studi Latini) per la CLL (Certificazione Linguistica Latina).

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