A caccia di immagini

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Quando si prepara una lezione, una relazione o una pubblicazione scientifica, molto tempo viene dedicato anche ricerca di buone immagini da utilizzare e stampare senza problemi. Adesso una possibilità in più viene offerta dal Metropolitan Museum of Art di New York, che ha già reso disponibili sul suo sito più di 400.000 immagini ad alta risoluzione scaricabili gratuitamente per uso non commerciale.

Si tratta di un’iniziativa denominata Open Access for Scholarly Content (OSAC), che permette di effettuare il download delle fotografie a scopo didattico, comprendendo anche la pubblicazione scientifica tramite stampa, web o film documentario, senza l’autorizzazione del museo o il pagamento di diritti. L’acronimo OSAC posto sotto le immagini delle opere permette di individuare, nel sito del museo< , tutte le immagini disponibili, escludendo comunque l’utilizzo a scopo commerciale o pubblicitario.
Ad alcune opere non è stato possibile estendere l’iniziativa: perché sono ancora protette da copyright, perché la questione non è stata chiarita, nel caso in cui il proprietario non sia il museo, o se ci sono restrizioni imposte dall’artista o dal donatore. Eventuali dubbi possono essere risolti consultando le FAQ, Frequently Asked Questions.

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Il museo non richiede nemmeno l’invio di una copia omaggio della pubblicazione in cui sono state utilizzate le sue immagini, anche se, ovviamente, tale dono è ben gradito. Unica, ovvia, richiesta, la citazione della fonte.
L’origine del MET risale al 1866, quando a Parigi un gruppo di americani decise di dar vita a un’istituzione che educasse all’arte il popolo statunitense. Il 20 novembre 1870 il museo acquistò il suo primo oggetto, un sarcofago romano, e nel 1871 molte opere europee, fra cui dipinti di Antoon van Dyck, Nicolas Poussin e Giambattista Tiepolo, fecero il loro ingresso nella collezione.
A seguito della collaborazione fra il museo e la città, donazioni private di opere e offerte in denaro, il MET ha enormemente ampliato le sue collezioniin campi diversi del patrimonio culturale. Il museo, infatti, non si è limitato all’arte europea, con la ricca collezione di dipinti dal XIII al XX secolo, di scultura e di arti decorative. Altre sezioni sono dedicate all’arte dell’antico oriente, all’arte egiziana e a quella asiatica, all’arte greco-romana e a quella medievale, all’arte islamica e alle testimonianze di Africa, Oceania e Americhe, alle stampe a ai disegni, all’arte americana e a quella contemporanea, alle armi, agli strumenti musicali e alla fotografia.
Una sorta di museo nel museo è costituito dalla collezione del costume, nata come istituto indipendente nel 1937 e inglobata nel MET nel 1946. Un’altra importante collezione confluita nel MET è quella del banchiere Robert Lehman, composta non solo da dipinti, ma anche da manoscritti miniati, vetri, tessuti, maioliche e gioielli.
Un consiglio per concludere: concedersi un po’ di tempo per effettuare la ricerca. Queste straordinarie immagini sono come le ciliegie: una tira l’altra.

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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