Per una didattica della letteratura

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È possibile, anzi, è necessario – dice Giusti – esplorare le possibilità di rinnovamento e di riconfigurazione del ruolo del docente di lingua e letteratura italiana e, più in generale, del ruolo stesso della letteratura all’interno dei sistemi educativi. Pubblichiamo di seguito un estratto da un volume di prossima pubblicazione in cui l’autore, che curerà per La ricerca e insieme a Natascia Tonelli la nuova collana QdR, riassume le riflessioni socio-culturali, gli obiettivi e lo spirito che la animano.

Sono molti i fenomeni sociali caratteristici di questo inizio di millennio che sembrano influenzare in modo consistente l’insegnamento della letteratura nella scuola italiana. Intanto, il dominio della lettura e della scrittura è in piena espansione, e mai al mondo è esistita una così grande porzione dell’umanità che sapesse leggere e scrivere.

A questo fenomeno corrisponde la necessità di garantire l’accesso alla scrittura/lettura attraverso un adeguato insegnamento scolastico e attraverso un efficace sistema di educazione permanente. Tuttavia, è chiara nel corpo docente la percezione di un lento declino delle competenze di comprensione e di interpretazione dei testi degli alunni italiani, con particolare riferimento a quei testi letterari che richiedono una piena padronanza della lingua e una buona conoscenza storica. Sembra, quindi, che all’aumento di potenziali lettori-scrittori non corrisponda un aumento dello spirito critico e della capacità ermeneutica nelle aule della penisola italiana.

La diminuzione del prestigio degli studi letterari è evidente in campo editoriale e soprattutto nel settore della ricerca pubblica, che riserva risorse residuali ai vari campi degli studi umanistici.

Alcuni indizi parlano della diminuzione del prestigio degli studi letterari avvenuto in Italia come nel resto dell’Europa. Il fenomeno è evidente in campo editoriale e anche, se non soprattutto, nel settore della ricerca pubblica, che riserva risorse residuali ai vari campi degli studi umanistici. Contemporaneamente assistiamo all’incremento esponenziale, negli ultimi anni, dell’interesse per la letteratura da parte delle altre discipline di studio, come, per esempio, la sociologia, la psicologia, le neuroscienze, la filosofia morale e la pedagogia, le quali vedono nelle opere letterarie dei potenti e raffinati strumenti di conoscenza e di formazione.

L’insegnamento tradizionale e le sue istituzioni sono messi in discussione dai cambiamenti economici e dalla crescita delle democrazie, i cui governi chiedono ai sistemi dell’istruzione garanzie circa lo sviluppo di alcune competenze chiave ritenute fondamentali affinché ciascun cittadino possa vivere in modo autonomo e responsabile all’interno della propria comunità. Intanto, lo sviluppo delle scienze della formazione e della ricerca pedagogica ha portato una rinnovata attenzione al rapporto tra insegnamento e apprendimento, ai metodi didattici e alla valutazione dei risultati. Imparare a insegnare è possibile e necessario, ed è sempre più fondamentale, per le istituzioni educative e per i singoli docenti, avere consapevolezza degli effetti delle attività didattiche e degli strumenti scelti.

Cresce di anno in anno l’importanza – solitamente a scopo commerciale, quando non propriamente manipolatorio – dell’arte della narrazione o storytelling all’interno dell’industria dei contenuti e, più in generale, dei mass media e dei personal media, che sottopongono le persone a una specie di bombardamento quotidiano di messaggi sotto forma di storie più o meno lunghe e strutturate. Si tenga conto del fatto che, con la rivoluzione digitale, i contenuti, che viaggiano in files di vario formato, attraversano i diversi mezzi di comunicazione. Anche le opere letterarie – come è il caso del romanzo Le avventure di Pinocchio, per esempio, e, di recente, di Romanzo criminale – sono continuamente “rimediate”, ovvero trasformate in modo da essere fruibili nei differenti mezzi: libro, fumetto, film, e poi serie tv, videogiochi interattivi ecc. La progressiva introduzione delle ICT – Information and Communication Technology –, nelle scuole e nelle università, ha il fine di migliorare la qualità della didattica e di coinvolgere e motivare gli studenti o anche, semplicemente, di adeguarsi agli stili di vita e ai bisogni educativi già affermati nelle società sviluppate. Un fenomeno, quest’ultimo, che qualcuno ha definito colonialismo digitale, e che richiede da parte del docente un atteggiamento critico e un ripensamento dei metodi e degli strumenti didattici.
In questo complesso quadro è maturata l’intenzione di esplorare le possibilità di rinnovamento e di riconfigurazione del ruolo del docente di lingua e letteratura italiana e, più in generale, del ruolo stesso della letteratura all’interno dei sistemi educativi.
L’uso di testi letterari – intesi come testi narrativi – si colloca alle fondamenta dell’apprendimento, anche linguistico, fin dai primi mesi di vita.
Dovrebbe emergere, innanzitutto, una visione rinnovata e ampliata della cosiddetta “educazione letteraria” – fino a questo momento ritenuta una branca dell’educazione linguistica o una sua “specializzazione”, che richiederebbe competenze linguistiche di base e che, quindi, va iniziata solo a partire da una certa età: dalla scuola secondaria di primo grado, fino al primo biennio della secondaria di II grado (tra gli 11 e i 16 anni) in forma subordinata all’educazione linguistica, e solo a partire dal cosiddetto triennio in forma principale.
L’uso di testi letterari – intesi come testi narrativi – si colloca alle fondamenta dell’apprendimento, anche linguistico, fin dai primi mesi di vita.
Quest’ultima idea, maturata nel corso degli anni Settanta e accolta in modo acritico dagli studiosi di letteratura, è oggi da rivedere alla luce degli studi di sociologia della vita quotidiana, di psicologia culturale, di linguistica cognitiva e di neuroscienze, che mostrano come l’uso di testi letterari – intesi come testi narrativi – si collochi alle fondamenta dell’apprendimento, anche linguistico, fin dai primi mesi di vita. La letteratura – svincolata dall’insegnamento della storia letteraria e dall’analisi specialistica dei testi e ancorata a pratiche come la lettura ad alta voce, la narrazione orale, la scrittura creativa, l’autobiografia, il canto, il gioco di ruolo ecc. – può così, addirittura, divenire uno strumento didattico all’interno di altre discipline (scienze, matematica ecc.), nella formazione professionale o in ambito socio-sanitario.

Da ridiscutere è anche l’idea che l’insegnamento della letteratura sia funzionale allo sviluppo esclusivo delle competenze linguistiche. La letteratura può essere un potente strumento di orientamento e può contribuire in modo significativo, qualora si adeguino le pratiche didattiche e valutative, ad allenare le life skills, le competenze per la vita.

È da questa convinzione che nasce la formula “insegnare con la letteratura”, che vorrebbe integrare la vulgata “insegnare la letteratura” per affermare un principio educativo di fondo: la scuola ha il compito prioritario di sviluppare competenze chiave per la vita delle persone, e le singole discipline – tra cui la letteratura – hanno il dovere di individuare il loro spazio d’azione e di scegliere gli strumenti più idonei affinché riescano produrre un cambiamento significativo nella vita dei cittadini. All’università, poi, spetterà il compito di “insegnare la letteratura”, cioè di formare persone in grado di consentire una trasmissione degli strumenti peculiari della disciplina da una generazione all’altra.

La letteratura può essere un potente strumento di orientamento e può contribuire in modo significativo, qualora si adeguino le pratiche didattiche e valutative, ad allenare le life skills, le competenze per la vita.

La letteratura, infine, può mettere a disposizione delle persone risorse per allenare competenze fondamentali per la gestione dei flussi di contenuti da cui sono attraversati i cittadini dell’età digitale. In particolare, la letteratura può fornire tre risorse importanti: un corpus di testi narrativi ricchissimo e diversificato su cui esercitarsi per diventare fruitori competenti di storie; un repertorio di specifiche conoscenze narratologiche e retoriche, utili a prendere consapevolezza dei processi di comprensione dei testi narrativi; esperienze e specifiche competenze nella selezione di storie al fine di trasmettere e conservare determinati valori.

Quest’ultimo punto è uno dei più importanti, e mi preme sottolineare come esso comporti un radicale ripensamento dell’utilizzo della storia letteraria, finora impiegata fondamentalmente come strumento per tramandare valori (l’identità nazionale), e praticata soprattutto attraverso la selezione di opere rappresentative della civiltà italiana o con la narrazione di storie che implicitamente – facendo uso di tecniche di storytelling – raccontano la biografia della nazione. In realtà, sulla scia degli studi di Jean-Marie Schaeffer, si propone di mettere a frutto le particolari competenze dell’esperto di letteratura come esperto di tecniche e procedure di selezione e organizzazione di determinati fatti (in questo caso i fatti letterari), al fine di costruire dei quadri di valori. In questo senso è possibile pensare alla letteratura come a un antidoto al bombardamento di contenuti al quale siamo sottoposti nell’epoca della comunicazione digitale. Alla scuola della letteratura, infatti, è possibile formare cittadini che usano consapevolmente i media (è la finalità della cosiddetta media education) e che sono in grado di creare una connessione tra i mezzi di comunicazione, le storie narrate, i gruppi di potere egemoni e i quadri di valori impliciti alle storie.

[N.d.R. Si riproduce l’introduzione al volume Per una didattica della letteratura, in uscita nella collana dei “Quaderni Per Leggere”, Pensa Multimedia.]

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Simone Giusti

ricercatore, insegna didattica della letteratura italiana all’Università di Siena, è autore di ricerche, studi e saggi sulla letteratura italiana, sulla traduzione, sulla lettura e sulla didattica della letteratura, tra cui Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), Per una didattica della letteratura (Pensa, 2014), Tradurre le opere, leggere le traduzioni (Loescher, 2018), Didattica della letteratura 2.0 (Carocci, 2015 e 2020), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023). Ha fondato la rivista «Per leggere», semestrale di commenti, letture, edizioni e traduzioni. Con Federico Batini organizza il convegno biennale “Le storie siamo noi”, la prima iniziativa italiana dedicata all’orientamento narrativo. Insieme a Natascia Tonelli condirige la collana scientifica QdR / Didattica e letteratura e ha scritto Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021) e il manuale L’onesta brigata. Per una letteratura delle competenze, per il triennio delle secondarie di secondo grado.

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