La prof #2

Tempo di lettura stimato: 2 minuti
Cercare di focalizzarsi su ciò che conta davvero. Continuare a mettere un passo in fila all’altro. Ovvero: come riprendersi da un concorso andato male.

 

 

 

Aula insegnanti. L’orologio segna le 9:22. Fa un ticchettio angosciante. Seduta al pc, ascolto i miei colleghi parlare in corridoio. Non capisco quello che dicono, le voci mi arrivano attutite e si mescolano. L’orologio mi incalza e mi infastidisce, forse perché mi ricorda il timer del test del concorso che ho provato a superare lunedì scorso. Questi giorni li ho passati tenendo a braccetto alternativamente delusione e rassegnazione, facendo del “mal comune mezzo gaudio” il mio mantra. Però è doloroso dover dire a tutti «No, non ce l’ho fatta. No, non sono passata». I giornali dicono che il 90% di noi è stato giudicato non idoneo all’insegnamento. Eppure la mattina dopo siamo di nuovo tutti qui, alle 7:55 precise, ad accogliere i ragazzi infreddoliti in cortile. A far cenno con la mano a quei due che si sono accorti della nostra presenza, a guardarli sistemarsi gli zaini sulle spalle, raccogliere le cartelline e la custodia azzurro-asilo del glockenspiel, e seguirci, fiduciosi.
E, mentre percorriamo quei pochi metri che separano l’ingresso della scuola dall’aula, li ascoltiamo chiacchierare, organizzarsi per uscire insieme.
Controllo l’ora, 9:40, ho ancora tempo. Oggi parleremo del nome, di come distinguerlo all’interno di una frase, delle sue caratteristiche. Già me li vedo, i ragazzi, sospirare mentre tirano fuori dalla cartella il volume di grammatica con gli angoli spiegazzati, farsi spazio nel banco invaso da pennarelli, penne colorate, post-it color evidenziatore, bigliettini accartocciati che si sono scambiati l’ora precedente, diario personalizzato da adesivi, etichette e ritagli. Me li vedo cercare affannosamente il foglio con gli esercizi per casa, facendo mente locale e sperando di non averlo lasciato sopra la scrivania.
Me li immagino e sorrido, perché sono belli nella loro confusione, nel loro turbinare di pensieri e di nuove consapevolezze. L’empatia, però, non te la insegna nessun volume in preparazione al concorso.

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Chiara Pasin

Insegnante di lettere alla scuola secondaria di primo grado, ex libraia, diplomata alla Scuola Narrazioni Arturo Bandini. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati in raccolte di autori esordienti. Ascolta, osserva, sta in silenzio. E poi, scrive.

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