Zweig tra oblio e ricordo

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di Maria Zuppello – articolo apparso su europoquotidiano.it – 7 settembre 2012

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Un approfondimento sul “mitteleuropeo” Stefan Zweig e sul museo a lui dedicato e appena inaugurato – a Rio De Janeiro.

Non è solo una reliquia per palati raffinati. La scrittura dell’ebreo austriaco Stefan Zweig appare ancora oggi, e forse mai come adesso in un’Europa che si interroga ancora sul suo senso e sulla sua direzione, una guida importante per non perdere di vista le priorità di un contesto sociale e politico compatto. È per questo che rattrista ma non stupisce l’antitetico atteggiamento, nello specifico la Gran Bretagna e con essa la vecchia Europa da un lato e uno dei paesi brics, il Brasile dall’altro, nei confronti dello scrittore, nato a Vienna nel 1881 e morto suicida, in esilio a Petrópolis, vicino Rio de Janeiro, nel 1942.

Il paese del samba ha, infatti, appena inaugurato dopo anni che se ne parlava un museo a lui dedicato nella casa, vicino Rio de Janeiro, che lo ospitò insieme alla seconda moglie Lotte, dal 1941 fino alla sua morte. Quasi nelle stesse ore in Gran Bretagna è, invece, polemica per il no del pur prestigioso English Heritage all’apposizione di una semplice placca commemorativa fuori dell’abitazione in Hallam Street a Londra dove Zweig, peraltro naturalizzato cittadino britannico, visse 5 anni a partire dal 1934. «Non c’è un consenso unanime da parte della critica sul suo valore come scrittore – questa la gelida motivazione – perciò non è possibile essere sicuri del suo duraturo contributo». Attonito il professor Rüdiger Görner, preside della facoltà di Lingue dell’università di Londra. «È assurdo – commenta – Zweig appartiene all’Olimpo dei grandi scrittori del XX secolo. Fu addirittura invidiato da Thomas Mann per la sua prolifica produzione e per un periodo vendette più copie di lui».

La storia sembra, insomma, ripetersi seppure in forme più attenuate. Nel 1933 le opere dello scrittore vennero bruciate dai nazisti. Zweig era fiero di condividere questa sorte con personaggi celebri come Thomas e Heinrich Mann, Sigmund Freud e Albert Einstein ma di fatto fu condannato all’erranza. Prima Londra, poi New York, infine i Tropici.

Per Joan Acocella del The New York Review of Books l’errore di Zweig è stato solo di essere nato nel secolo sbagliato, nell’anno sbagliato, quel 1881 in cui vennero alla luce Pablo Picasso e qualche mese dopo anche James Joyce e Virginia Woolf. Ovvero quei modernisti presto pronti a trasformare con un’originalità inaudita l’eredità classica della letteratura. Zweig, invece, produsse, e scientemente, una scrittura tipicamente “mitteleuropea”. Nel tono, nella narrazione, nella gravitas che facevano di lui un estraneo al suo tempo. Eppure basta leggere con attenzione la sua autobiografia, Il mondo di ieri. Ricordi di un Europeo, conclusa nel 1941, per capire che c’è dell’altro. Dietro l’impalcatura mitteleuropea si cela una lucidità spietata e fuori dal tempo che gli permette di penetrare il suo presente scorgendone gli orizzonti drammatici. Che nel suo caso significavano la dissoluzione dell’impero austro-ungarico, lo spettro della prima guerra mondiale prima e del nazismo poi, cui l’Europa del tempo avrebbe generosamente aperto le braccia. Zweig – e questa fu la sua genialità – fu tra i primi a rendersi conto dell’orrore nel quale il vecchio continente stava precipitando. Un orrore senza ritorno. Lasciandola alle spalle, l’Europa per Zweig non sarebbe mai più stata come prima. Sopravviverle però, e questa fu la condanna, avrebbe comportato per sempre il macigno della colpa.

Appassionato di letteratura inglese e francese, tradusse in tedesco le opere di Keats, Morris, Yeats, Verlaine e Baudelaire. Conobbe e scambiò pensieri con Theodor Herzl, fu amico di Rainer Maria Rilke, Sigmund Freud e Romain Rolland. E poi scrisse, tantissimo. Poesia, teatro, racconti e romanzi. Tra i più celebri Amok del 1922 e Angoscia del 1925 entrambi impregnati di quella psicanalisi che stava sconvolgendo i rigidi schemi della borghesia. Scrisse anche biografie come se parlare delle vite degli altri servisse per ritrovare un filo nella sua esistenza, errabonda per le costrizioni della storia. Raccontò le vite di Dostoievskij, Dickens, Balzac, Nietzsche, Tolstoi, Stendhal. E ancora Maria Antonietta e Rilke. Le parole di lui, naufrago nella marea incipiente, non provarono a sostenere l’Europa prossima alla rovina ma le dettero il colpo finale. Descrisse la barbarie e la visse fino all’estremo sacrificio.

All’Italia fu in qualche modo legato biograficamente. Suo nonno materno Joseph Brettauer visse ad Ancona dove nacque anche sua madre Ida. Il Brasile fu il suo ultimo approdo, nel 1941. Ad esso dedicò Brasile il paese del futuro. Un titolo che appare oggi profetico visto il grande sviluppo che il paese ha raggiunto negli ultimi anni. E il Brasile ringrazia prima di darsi la morte insieme alla moglie Lotte. «Ogni giorno – scrive nell’ultimo biglietto lasciato sul tavolo – ho imparato ad amare sempre più questo paese ma in nessun luogo posso ricostruire la mia vita ora che il mondo che parla la mia lingua è perduto, e il custode del mio spirito, l’Europa si è autodistrutta».

E così 70 anni dopo il paese verde-oro lo ringrazia con l’inaugurazione della “Casa Stefan Zweig”, nell’abitazione in cui si suicidò, a Petrópolis. Costo complessivo circa 500mila euro, messi insieme da amici e ammiratori dell’austriaco con contributi simbolici dei governi austriaci e tedeschi ma non di quello brasiliano. «Bisogna recuperare il suo ricordo», spiega il giornalista Alberto Dines, biografo di Zweig nonchè presidente del museo. Poco dopo la morte dello scrittore il cognato offrì in dono «un archivio inestimabile – spiega Dines – 560 volumi, tutte le opere in originale oltre a manoscritti, note per romanzi futuri, mobili e oggetti personali, foto autografate da amici del calibro di Freud, Toscanini, Strauss». Ma il ministero della giustizia brasiliano, era il 1943, non lo ritenne importante e l’archivio alla fine non fu più donato. Il museo adesso prova a ricostruire almeno il clima di quell’epoca. Con la speranza che mostrando i luoghi della fine abbia inizio una nuova generazione di lettori di Zweig.

http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/136997/zweig_tra_oblio_e_ricordo

http://www.casastefanzweig.org/

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