“I diabolici di @TwLetteratura riescono pure a far venire voglia di riaprire i #TwSposi, e con foga: per vedere stavolta come va a finire (…)”. Il tweet è dell’account @PremioCalvino, il più prestigioso e autorevole premio italiano per manoscritti di narrativa inediti, e condensa tutto il lavoro, il progetto, lo scopo, le speranze e le fatiche di un “gioco” letterario che chiameremo con il suo hashtag: #TwSposi.
Come funziona? È molto semplice: da ottobre 2013 gli studenti di alcune scuole d’Italia, e centinaia di lettori/appassionati/avventori di Twitter, stanno riscrivendo I Promessi Sposi, anche se, a essere onesti, il termine riscrittura non rende giustizia al progetto che c’è dietro e che si è formato negli anni passando attraverso Queneau, Pavese, Calvino e Pasolini; ancora più che un progetto di (ri)scrittura è un progetto di (ri)lettura attraverso lo scambio, l’approfondimento e il confronto che passa attraverso la scrittura e le relazioni su Twitter.
Si chiama Twitteratura, ed è molto di più della versione italiana dell’esperimento anglosassone Twitterature che ha portato l’editore Penguin a ripubblicare Shakespeare e Lord Byron sminuzzati in 140 caratteri.
Chi ha inventato il tema e ha dato vita al “gioco” – Paolo Costa (@paolocosta), Edoardo Montenegro (@TorinoAnni10) e Pierluigi Vaccaneo (@piervaccaneo) – afferma con decisione: “La Twitteratura non esiste”. Intanto c’è un sito, www.twitteratura.it, e tante sperimentazioni.
Si sceglie un testo – per ora si sono seguiti Esercizi di stile di Raymond Queneau; La luna e i falò e Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, Gli scritti corsari di Pier Paolo Pasolini, Le città invisibili di Italo Calvino fino ad arrivare ai I Promessi Sposi, di Alessandro Manzoni, che meritano un discorso più approfondito – lo si divide in brani, capitoli, articoli, si scelgono delle guide, dei “Virgilio”, che si chiameranno #titani #corsari #bravi che danno il via alla discussione, alla riscrittura, alla rilettura, alla riflessione, ai collegamenti tra il testo e la cultura pop, la politica, l’arte.
Si schiude così un universo di sottotesti e di metadati che non possono mai, in nessun modo, prescindere da una lettura più che approfondita del testo di cui si discute e che si legge insieme, e che spesso rimanda ad altri testi o dati che a loro volta vanno letti o conosciuti per essere discussi e approfonditi.
Lo scorso anno su molte delle nostre timeline abbiamo iniziato a vedere comparire sempre più spesso il nome di Cesare Pavese e del suo Dialoghi con Leucò, non esattamente un TT, o Top Trend, tra i 140 caratteri. Eppure improvvisamente qualcosa stava accadendo: Dialoghi con Leucò veniva acquistato, letto, discusso, sviscerato anche da chi, fino ad allora, di Cesare Pavese non aveva letto nulla, e iniziava dal suo testo non certo più semplice per poi approdare agli altri. Si faceva, dunque, promozione della lettura, attraverso un uso consapevole e attivo dei social network. E la scuola non è stata a guardare.
Oggi abbiamo un esempio in particolare: #basia1000, lanciato da @unblogdiclasse con la collaborazione di Utet Libri (@UtetLibri), progetto di rilettura di alcuni poemi di Catullo, guidato da una professoressa, Elisa Lucchesi (@IsaInghirami). Il progetto web di @unblogdiclasse arriva dopo un lungo percorso di formazione dei ragazzi: si entra nella redazione del blog solo negli ultimi anni di liceo. Chi sa usare la rete, e non ne ha paura, sa che è necessaria molta consapevolezza per potere avere con il web e i social network un rapporto attivo e non strumentale.
Tutte queste esperienze hanno condotto, infine, a #TwSposi. Proprio loro. I tanto temuti e odiati, dagli studenti italiani, Promessi Sposi di Alessandro Manzoni (@Manzoni_Ale). Ma anche in questo caso, come per la rete, ne ha paura e li trova noiosi solo chi non li ha veramente letti perché, come la maggior parte di noi, ne ha subito un approccio sterile, forzato, passivo, a volte capzioso e di dottrina: “Il Manzoni vuole dirci questo…”. Se vi affacciate in questi giorni su Twitter troverete invece Perpetua che pettegola allegramente con Agnese, Gertrude che finalmente riesce a ribellarsi al volere del padre e così via. E sono i ragazzi delle scuole superiori che li hanno creati e li fanno (ri)vivere, in modo del tutto spontaneo. Non era previsto nel progetto iniziale: l’entusiasmo è andato oltre le aspettative. Per farlo, i ragazzi, hanno dovuto leggere il romanzo attentamente, hanno dovuto conoscere e comprendere il contesto storico, sociale e politico in cui la storia si svolge e quello in cui l’autore la scrive. Per farlo hanno dunque dovuto capire veramente cosa “il Manzoni ha voluto dirci” in questo o in quel punto, perché e per quale motivo lo fa in quel modo.
Per farlo hanno dovuto trovare e imparare a mantenere un approccio attivo e consapevole con il romanzo. E stanno scoprendo che è un oggetto multiforme, che racconta non una, ma più e più storie e continua a raccontarle. “Un paese dell’abbondanza? No, di fame e richiesta di giustizia. #Milano1628 #forconi 2013” scriveva @CristinaTDV qualche settimana fa, creando un parallelo storico tra l’assalto ai forni del 1628 e le manifestazioni dei forconi di fine 2013.
Oggi che l’agenda digitale è ai primi posti dei pensieri, dei progetti (e delle preoccupazioni) di chi si occupa di scuola, consigliamo di passare un po’ di tempo su Twitter per vedere come tanti ragazzi e alcuni docenti particolarmente illuminati e appassionati sono già riusciti a coniugare nuove tecnologie, didattica e passione per la lettura.