Alice nella città

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Dal 16 ottobre a Roma riparte un appuntamento che nel corso degli anni ha cambiato nome e aspetto più volte: il Festival Internazionale del Film, giunto alla sua nona edizione. Solo un elemento è rimasto costante, eppure mai uguale a se stesso, sempre in movimento, prima come sezione interna al Festival e oggi come sezione autonoma e parallela, una garanzia di pubblico e qualità.

Parliamo di Alice nella Città (qui il programma della sezione), che come ogni anno propone un cartellone Young Adult di grande livello. Dodici film in concorso, eventi fuori concorso, anteprime, proiezioni speciali, masterclass. Nel corso delle edizioni Alice ha sempre dimostrato una rara capacità di affiancare cinema indie a blockbuster, storie piccole e raffinate ai grandi eventi, riuscendo così a mantenere costante il successo di pubblico, nonostante la crisi.

Esiste un segreto, però, e quel segreto sono gli studenti. Ragazze e ragazzi che frequentano il festival, ne sono anima, pubblico e giuria. Sì, perché il lavoro diAlice parte dalle scuole. Esce dalle aule per entrare nelle sale e poi torna lì, tra i banchi, per portare avanti quello che è un vero e proprio processo di educazione all’immagine e formazione dello sguardo.

La giuria del Festival – una giuria seria, autorevole e competente – è infatti formata dalle ragazze e dai ragazzi che frequentano le scuole superiori di tutta Italia, selezionati attraverso un bando: si manda una recensione, si affronta un colloquio (prima con i genitori, per spiegare bene loro a che cosa si va incontro, l’impegno, la serietà dell’evento, che si resta tanti giorni fuori di casa, se non si è di Roma) e poi, a tu per tu con il candidato o la candidata, si parla di cinema, si indagano le capacità di lavorare in gruppo. L’ultima parola spetta ai genitori, e poi si parte.

Partecipare al festival è per i ragazzi un vero e proprio processo di educazione all’immagine e formazione dello sguardo.

Dieci giorni di Festival, e con un programma quotidiano serratissimo: accanto al lavoro di giurati i ragazzi vengono messi a contatto con il favoloso mondo del cinema, con i suoi protagonisti, e si vedono film, si intervistano le delegazioni, si frequentano masterclass, si seguono incontri, rassegne. Si parla di cinema con chi fa il cinema, si sviluppano capacità, si accarezzano sogni. E si vota.

I giurati del festival

Circa ogni 3 film visti i giurati si riuniscono, guidati dagli esperti di Alice nella Città ragionan sui film, si confrontano, si scontrano e poi si riparte, fino alla riunione finale, tenuta in gran segreto, dove per ore si discute, ci si prende la responsabilità di giudicare il lavoro artistico, di bocciarlo, spiegandone dettagliatamente i motivi e le ragioni, ci si confronta con gli altri e con chi la pensa diversamente, si cambia opinione o si difende la propria, si ha torto, si ha ragione. E poi si torna a casa con un’esperienza che dura per sempre, quasi letteralmente, perché i contatti con chi si occupa di Alice restano vivi, si proseguono incontri nelle scuole, oltre ai rapporti che si creano tra ragazze e ragazzi che condividono una passione e un’esperienza così formativa.

Ma non sono solo questi gli studenti coinvolti: tutte le scuole di Roma sono invitate a partecipare alle proiezioni (classi che vanno dalla terza elementare all’ultimo anno di liceo) attraverso programmi e accordi presi tra scuole e organizzazione. Per rendere accessibile il Festival a tutte le scuole che vogliono partecipare, anche alle più lontane dall’Auditorium Parco della Musica, dove si svolge tutta la manifestazione, il Comune di Roma ha messo a disposizione dei pullman che prelevano le classi e le riportano indietro.

Il programma di quest’anno è bello e ricco, e un occhio di riguardo è sempre riservato ai film tratti dai libri. Non mancano infatti le occasioni per ragionare sulle sceneggiature e le trasposizioni: il più atteso è senz’altro Trash di Stephen Daldry (Billy Elliot, The Hours, The Reader), con Rooney Mara e tratto dall’omonimo (bellissimo) romanzo di Andy Mulligan edito in Italia da Rizzoli (per la traduzione di Mariella Martucci), e ci sarà anche Tokyo Fiancéetratto da Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb, edito da Voland (tradotto da Monica Capuani), e Kahlil Gibran’s The Prophetispirato al grande classico di Kahlil Gibran Il profeta, ma tante sono le anteprime o i film da non perdere, anche fuori concorso. Tra gli italiani segnaliamo: Elementare, un documentario del maestro elementare Franco Lorenzoni, Mio papà diretto da Giulio Base con Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro e Ninetto Davoli, e il cortometraggio A tutto tondo, esordio alla regia di Andrea Bosca per un progetto a sostegno dei bambini di Smokey Mountain (Manila).

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Emilia Zazza

Scrittrice e regista, è autrice del romanzo Si sta facendo notte (Italic, peQuod 2011) e del documentario Termini Underground. Scrive sul blog Scuola di vita del «Corriere della sera». Su Twitter @emiliazazza.

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