Uno sguardo alla fantascienza cinese #3

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Storie per esorcizzare le paure collettive, come la preoccupazione per il dilagante avanzamento della tecnologia automatizzata.

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La presenza costante dei robot, declinati in tutte le forme e mansioni possibili, è un’altra caratteristica consolidata della Sci-Fi cinese e attualmente rispecchia una delle “tecneurosi” più diffuse fra la massa dei lettori cinesi. Il Paese sembra infatti particolarmente preoccupato dall’avanzata della tecnologia automatizzata, che sta portando indubbi vantaggi alle grandi produzioni di un unico prodotto, anche se nella manifattura raffinata o nella produzione personalizzata l’uso di una linea di produzione robotica non è ancora economicamente redditizio. Ma di milioni lavoratori, cosa ne sarà?
È tra questi scrittori che si possono trovare storie per esorcizzare le paure collettive, come Fei Dao e il suo Il robot cantastorie (2005), dove il finale di un racconto favoloso fa intendere al lettore che la macchina, per quanto costruita da scienziati ipertecnologici, non riuscirà mai a esprimere la creatività dell’uomo.

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Fei Dao.

Infine, i problemi dell’urbanizzazione ipertrofica e dell’inquinamento, arrivato a livelli preoccupanti soprattutto nelle megalopoli, alimentano le sequenze visionarie di tre racconti esemplari, scaturiti dalla fantasia di tre autori altrettanto esemplari: Le bolle di Yuanyuan (2004) di Liu Cixin, pubblicato nella già citata raccolta «Nebula», La società dello smog (2010) di Chen Qiufan, presente nel libro L’eterno addio, e Pechino pieghevole (2016) di Hao Jingfang. Quest’ultima è una giovane scrittrice, laureata in fisica a Pechino e con un dottorato in economia, che si diletta di fantascienza; nel 2016 ha vinto con il racconto sopra citato (che tradotto dall’inglese si può leggere nel n° 79 della rivista italiana «Robot») il prestigioso premio «Hugo» per la novellistica.

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Liu Cinxin

Il racconto del talentuoso Liu Cixin, quando fu pubblicato in Cina, si aggiudicò subito il premio Galaxy. La frase dello studioso di letteratura fantascientifica Song Mingwei «il cuore della fantascienza, oltre all’indeterminazione quantistica, è fatto anche di poesia» si attaglia allo spunto su cui si sviluppa Le bolle di Yuanyuan. È infatti proprio la fascinazione per le bolle di sapone che aveva caratterizzato la protagonista, Yuanyuan, fin da bambina, evolve, diventata adulta e inventrice-imprenditrice di successo, in un progetto di sofisticata nanotecnologia. Potrà così assecondare gli accorati appelli del padre rimasto come sindaco nella città dove lei era nata. L’autore la definisce la “Città della Via della Seta” (forse una intuitiva prefigurazione della Bri – Belt and road iniziative o Yī dài yī lù, letteralmente: “Una cintura, Una strada”, ben spiegata in questo recente articolo apparso su Il Post?). Purtroppo, a causa degli sconvolgimenti climatici in atto, questo territorio e tutta la regione della Cina occidentale stanno per essere abbandonate a causa dello smog e di una eccezionale siccità. Sarebbe il fallimento del programma chiamato “di Sviluppo Occidentale” a cui fin dall’inizio la famiglia di Yuanyuan aveva contribuito.
La geniale e fantasiosa “fissazione” della giovane protagonista per le bolle di sapone, però, troverà una sorprendente realizzazione pratica. Milioni di enormi bolle, prodotte nel Mar Cinese Meridionale e nel Golfo del Bengala, voleranno per più di duemila miglia. Arrivate a destinazione, nella Città della Via della Seta ormai spopolata, rilasceranno una pioggerella rigenerante. Il padre, cocciutamente rimasto in questa città-fantasma, e la figlia si riabbracceranno, quindi, nel luogo che aveva alimentato le loro prime speranze di felicità e che forse sta per rinascere.
Liu Cixin propone una fantascienza che crede ancora nella positiva e palingenetica alleanza fra scienza e imprenditorialità, anche se dobbiamo ammettere che da quei primi anni del nuovo millennio a oggi molte attese di questo tipo nel Paese del Dragone si sono incrinate.

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Chen Qiufan

«Le persone erano come parassiti rannicchiati nello smog» è un’icastica frase contenuta nei primi paragrafi della novella di Chen Qiufan. Lo scrittore segue le tappe della giornata di un pensionato, Lao Sun, che per spezzare la monotonia della sua vita si propone come collaboratore della cosiddetta Società dello smog. Si tratta di un ente privato che collabora alla creazione di un modello matematico per studiare la connessione «fra i sistemi aerosolici e gli stati psicologici umani» e le loro conseguenze sulle condizioni del clima. Ma il dossier a cui inconsapevole contribuisce, una volta portato a termine, non arriverà mai sui tavoli del Governo. È questa l’ amara verità, rivelatagli da un amico dirigente della Società, quando vengono licenziati. L’organizzazione ambientalista è stata sciolta e sui risultati delle ricerche cala il silenzio.
A questo punto Lao Sun inforca la sua bici elettrica e ritorna all’Asilo Girasole, che era stato una delle sue postazioni preferite per la raccolta dati sull’inquinamento. Lao Sun improvvisa uno spettacolo claunesco per i bambini. Essi, entusiasti e festosi, per un breve momento, forse, faranno assottigliare lo smog sulla città.
Chen Qiufan facendo appello più alla forza dei sentimenti e al cuore che alla tecnologia e al macchinismo, tenta una disperata inversione della condizione catastrofica a cui il mondo si avvia a causa dell’inquinamento dell’aria e di ogni elemento naturale.

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Hao Jingfang.

Infine, Hao Jinfang con Beijing zhedie ci proietta in un non lontano futuro in cui Pechino, ipermegalopoli popolata da 80 milioni di individui, funziona come le facce di un cubo di Rubik.
Tra le 6 del mattino e le 6 del giorno successivo, la città è a disposizione dei membri della Prima Classe, l’élite economica, composta da 5 milioni di individui che, una volta terminato l’orario di lavoro, possono fare del tempo ciò che vogliono: frequentare eleganti negozi, mangiare al ricco buffet di party selezionati, passeggiare in parchi lussureggianti. Tutto ciò è consentito fino all’alba. Poi avviene «il cambio»: la superficie della città ruota su se stessa e gli eleganti edifici e le ordinate strade scompaiono sottoterra, per lasciare il posto allo spazio urbano riservato alla Seconda Classe. Questa è composta da venticinque milioni di persone, funzionari di medio livello, impiegati, laureati in attesa di specializzarsi, che hanno l’opportunità di vivere la propria vita per 16 ore, tra le 6 del mattino e le 10 di sera. A quel punto la metropoli si ribalta di nuovo e i 50 milioni di uomini e donne della Terza Classe sbucano fuori dalle loro misere unità abitative per il turno di lavoro manuale, che va dalle 10 di sera alle 6 del mattino. Finito il lavoro, la gente affolla le strade e i modesti locali, consuma affamata cibo popolare, e torna negli stipati condomini, dove nel letto-capsula li attende una dose di gas soporifero sufficiente a farli dormire per le successive ore.
Lao Dao, il protagonista addetto al riciclaggio rifiuti del Terzo Spazio, vive un pericoloso, proibito viaggio attraverso queste tre realtà, per consegnare una lettera di un innamorato della Seconda classe a un’avvenente giovane donna della Prima Classe. Il messaggero d’amore si presta alla rischiosa impresa semplicemente per poter realizzare il sogno di offrire alla sua figlioletta l’iscrizione a una scuola di qualità. Soddisfare i bisogni personali e il diritto a una vita più consona, nel futuro (e forse già nel presente) comporterà, sembra amaramente suggerirci Hao Jinfang, dover tacitare la propria coscienza collettiva e accettare confucianamente il disordine del mondo.

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Gennaro Rega

È stato docente di Lettere nei Licei. Ora è impegnato in alcune istituzioni culturali del territorio milanese, tra le quali le biblioteche di Pioltello e di Cernusco S/N e l’ACTEL di Segrate.

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