Siamo d’accordo che questo dell’orientamento è un compito immane, lasciato alle cure dei docenti italiani?
Domanda retorica, ma solo in parte.
Intendo dire: siamo davvero consapevoli di ciò che questo comporta, al di là delle frasi di circostanza e delle tiepide formulazioni ministeriali? Tracciare un percorso formativo che aiuti lo studente ad accumulare conoscenze, costruendo competenze e individuando vocazioni, è probabilmente il lavoro che tutti noi siamo contenti spetti a qualcun altro.
Qualcun altro che sappia attizzare scintille, incanalare egotismi, solleticare vanità e sfidare timidezze. Lo stesso qualcun altro cui ci rivolgiamo (magari bruscamente) per chiedere ragione di un voto, mentre tenta di incasellare in un percorso sensato l’ennesimo artefatto adolescenziale del pupillo di casa. Quel qualcun altro che spesso vorrebbe non toccasse a lui (o a lei), e che si accontenterebbe volentieri di verificare la «consecutio temporum» dei suoi studenti…
Eppure, non può che essere così. Dove altro potrebbe avvenire lo svelamento di destini e vocazioni se non nel luogo, fisico e virtuale, che ci vede impegnati per dieci, tredici, sedici, diciott’anni, tutti i giorni, per più ore al giorno, a leggere, scrivere, disegnare, suonare, calcolare, progettare, ricercare, dissertare, argomentare, recitare, fantasticare, correre, saltare, vivere…
Chi altri, se non l’insegnante, possiede le chiavi per aiutarci a interpretare le tracce che man mano lasciamo sul cammino? quel portfolio di esperienze che diventano presagi che aiutano a definire chi siamo? a proiettarci fiduciosi verso il chi saremo?
Il compito è immane, si diceva: spaventa senza offrire garanzie di risultati. Perché agisce sull’imprevedibilità della personalità altrui: gli studenti, che, crescendo in consapevolezza, rivendicano il diritto di decidere per sé, di sé.
A tal proposito, mi è tornata in mente una striscia a fumetti del nostro eroe familiare: Calvin, di Calvin & Hobbes, personaggi nati dalla mente genialmente perversa di Bill Watterson.
Per chi non li conoscesse, provo a sintetizzare così: lui, Calvin, è un bambino di sei o sette anni, dotato di una peculiare concezione di sé e del proprio ruolo nel mondo; Hobbes è la sua tigre di pezza, saggia e sorniona compagna di giochi e di avventure, vittima e carnefice allo stesso tempo in passatempi che producono spesso strappi e cerotti.
Intorno si agitano, comprimari il più delle volte inconsapevoli, adulti e bambini: maestra, genitori, “viscide” bimbe e bulli compagni di scuola…
Nella striscia che sono andato a ricercare, Calvin si rivolge furibondo a un compassato Hobbes, per criticare il gioco grafico di una pagina di rivista. Si tratta di unire i puntini numerati, alla scoperta del disegno sotteso. Alla fine dell’operazione, ne risulta… un papero!
«Chi vuole disegnare un papero?» si domanda imbestialito il bambino. «Io certo no! Mi hanno fregato!»
Quindi, battendo il pugno sul palmo della mano: «Sono stato manipolato! Il mio naturale talento artistico è stato usato contro la mia volontà per creare un volgare stereotipo industriale di uccello acquatico! È oltraggioso!»
E conclude: «D’ora in poi unirò i puntini a modo mio!»
La striscia, come tutte quelle di Watterson, è divertente e intelligente, e offre spunti di riflessione intriganti. Come in questo caso, in cui Calvin, nella sua dissacrante anarchia, mi sembra poter assurgere a mito di un (auto)orientamento pienamente riuscito!
L’indice del numero 26:
SAPERI
Il futuro non è più quello di una volta – di Massimo Margottini
L’interazione fra orientamento e valutazione – di Valentina Grion e Giorgia Slaviero
Orientare l’orientamento: rischi, confusione, opportunità – di Federico Batini
L’esperienza Retravailler – di Amelia Andreasi Bassi
Quanto influisce il genere sull’orientamento scolastico formativo? – di Giovanna Di Stefano
Il counseling filosofico: una strategia metodologica per l’orientamento formativo – di Rebecca Impellizzieri
Enea, eroe dell’orientamento – di Mauro Reali
DOSSIER
Il counselor scolastico negli USA – di Francesca Nicola
Riscrivere la propria storia – di Natoya Hill Haskins, Leonissa Johnson, Lee E. Grimes, Autumn Joy Moore, Candice Norris-Brown
Le responsabilità dei consulenti scolastici – di ASCA (American School Counselor Association)
SCUOLA
Orientarsi con i classici – di Paola Rocchi
Didattica orientativa e insegnamento letterario – di Simone Giusti
L’orientamento: ma non è sempre stata la mission della scuola? – di Paola Brunello
Fotografia e musica rap per l’orientamento – di Paola Ricchiardi
La scuola che educa a orientarsi – di Antonietta La Manna
«Per conoscersi bisogna potersi immaginare» – di Alessia Barbagli