Una poesia per insegnare #9

Tempo di lettura stimato: 2 minuti
Ci sono poeti (e poetesse) che sono talmente veri che quando dicono di morire finiscono per morire sul serio. E scrivono poesie che sembrano voler uccidere, tanto sono vere e dirette, capaci di deflagrare nelle esistenze dei lettori e delle lettrici.

 

Sono poesie-azione, usano un linguaggio performativo, che asserisce, ordina, dispone, e quando sono lette o ascoltate mettono a disagio, perché parlano della vita (e la vita è autenticamente complessa e difficile), e perché esigono di essere lette e ascoltate non come opere d’arte ma come appelli. Lasciarle inascoltate è un reato contro la persona.
La poesia di Massimiliano Chiamenti è una poesia necessaria, da cui imparare – pensando alla lezione di Pier Paolo Pasolini – a sfidare i confini dell’arte, della poesia stessa e della poeticità. Massimiliano Chiamenti ha pubblicato e letto e cantato, tra il 1993 e il 2011, anno della sua morte, centinaia tra poesie e canzoni rivolte sempre, come dei discorsi privati fatti in pubblico,  ad amici e nemici, a compagni e amanti, poeti e letterati: i suoi interlocutori. Ha ripetuto le stesse cose per anni, usando parole e frasi sempre nuove, sondando le forme poetiche con rara perizia e grande ironia. Ha agito attraverso i suoi testi, in bilico tra Dada e i Nirvana, raggiungendo i confini del mondo, dove pochi avrebbero il coraggio o l’incoscienza di andare.
A questi esploratori i lettori e le lettrici di poesie non possono che rendere omaggio.

FATTURE

le uniche lettere che ricevo
sono ormai solo richieste di pagamenti
multe bolli sanzioni minacce
mai un messaggio con un invito a cena
o a leggere le mie poesie
da qualche parte
o un editore che mi voglia pubblicare
da me il mondo vuole solo soldi
che non ho più neanche per mangiare
allora ogni giorno mi alzo
spero di riuscire a trovare cibo
e attendo il momento del sonno
che mi liberi dall’incubo della mia vita
non cerco più niente
ho perduto tutto
e più niente mi interessa
tiro solo avanti
senza mai un aiuto
e attacchi sempre più omicidi
mi faranno morire tutti di fame
e di crepacuore
ma io continuo il mio cammino
anche se questo inferno
non si può chiamare vivere
eppure è così
nella vita ci vuole prudenza e senso pratico
o si perisce
e i guai non hanno mai rimedio
basta un attimo a commetterli
e poi non si rimedieranno mai
perché non mi uccido?
perché anche per togliersi la vita
ci vorrebbe un bello slancio di vitalità

(da Massimiliano Chiamenti, Suicidal poems)

Condividi:

Simone Giusti

ricercatore, insegna didattica della letteratura italiana all’Università di Siena, è autore di ricerche, studi e saggi sulla letteratura italiana, sulla traduzione, sulla lettura e sulla didattica della letteratura, tra cui Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), Per una didattica della letteratura (Pensa, 2014), Tradurre le opere, leggere le traduzioni (Loescher, 2018), Didattica della letteratura 2.0 (Carocci, 2015 e 2020), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023). Ha fondato la rivista «Per leggere», semestrale di commenti, letture, edizioni e traduzioni. Con Federico Batini organizza il convegno biennale “Le storie siamo noi”, la prima iniziativa italiana dedicata all’orientamento narrativo. Insieme a Natascia Tonelli condirige la collana scientifica QdR / Didattica e letteratura e ha scritto Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021) e il manuale L’onesta brigata. Per una letteratura delle competenze, per il triennio delle secondarie di secondo grado.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it