Sono poesie-azione, usano un linguaggio performativo, che asserisce, ordina, dispone, e quando sono lette o ascoltate mettono a disagio, perché parlano della vita (e la vita è autenticamente complessa e difficile), e perché esigono di essere lette e ascoltate non come opere d’arte ma come appelli. Lasciarle inascoltate è un reato contro la persona.
La poesia di Massimiliano Chiamenti è una poesia necessaria, da cui imparare – pensando alla lezione di Pier Paolo Pasolini – a sfidare i confini dell’arte, della poesia stessa e della poeticità. Massimiliano Chiamenti ha pubblicato e letto e cantato, tra il 1993 e il 2011, anno della sua morte, centinaia tra poesie e canzoni rivolte sempre, come dei discorsi privati fatti in pubblico, ad amici e nemici, a compagni e amanti, poeti e letterati: i suoi interlocutori. Ha ripetuto le stesse cose per anni, usando parole e frasi sempre nuove, sondando le forme poetiche con rara perizia e grande ironia. Ha agito attraverso i suoi testi, in bilico tra Dada e i Nirvana, raggiungendo i confini del mondo, dove pochi avrebbero il coraggio o l’incoscienza di andare.
A questi esploratori i lettori e le lettrici di poesie non possono che rendere omaggio.
FATTURE
le uniche lettere che ricevo
sono ormai solo richieste di pagamenti
multe bolli sanzioni minacce
mai un messaggio con un invito a cena
o a leggere le mie poesie
da qualche parte
o un editore che mi voglia pubblicare
da me il mondo vuole solo soldi
che non ho più neanche per mangiare
allora ogni giorno mi alzo
spero di riuscire a trovare cibo
e attendo il momento del sonno
che mi liberi dall’incubo della mia vita
non cerco più niente
ho perduto tutto
e più niente mi interessa
tiro solo avanti
senza mai un aiuto
e attacchi sempre più omicidi
mi faranno morire tutti di fame
e di crepacuore
ma io continuo il mio cammino
anche se questo inferno
non si può chiamare vivere
eppure è così
nella vita ci vuole prudenza e senso pratico
o si perisce
e i guai non hanno mai rimedio
basta un attimo a commetterli
e poi non si rimedieranno mai
perché non mi uccido?
perché anche per togliersi la vita
ci vorrebbe un bello slancio di vitalità
(da Massimiliano Chiamenti, Suicidal poems)