Tre poesie 
di Franco Buffoni

Tempo di lettura stimato: 2 minuti
La prima poesia è tratta dal libro “Il profilo del Rosa” (Mondadori, Milano 2000), titolo che rinvia alla sagoma familiare del monte Rosa e al triangolo rosa sulle casacche nei Lager nazisti, usato per contrassegnare i prigionieri omosessuali. La seconda viene da “Noi e loro” (Donzelli, Roma 2008), in cui il poeta affronta in modo diretto il tema dell’alterità vissuta come condizione esistenziale. La poesia intitolata “Gay Pride” è stata pubblicata nel libro “Roma” (Guanda, Parma 2009), omaggio alla città eterna da parte di uno “spaesato” e quindi assai consapevole e lucido lombardo.

Vorrei parlare a questa mia foto accanto al pianoforte,
Al bambino di undici anni dagli zigomi rubizzi
Dire non è il caso di scaldarsi tanto
Nei giochi coi cugini,
Di seguirli nel bersagliare coi mattoni
Le dalie dei vicini
Non per divertimento
Ma per sentirti davvero parte della banda.
Davvero parte?
Vorrei dirgli, lasciali perdere
Con i loro bersagli da colpire,
Tornatene tranquillo ai tuoi disegni
Alle cartine da finire,
Vincerai tu. Dovrai patire.

***

Una lunga sfilata di monti
Mi separa dai diritti
Pensavo l’altro giorno osservando
Il lago Maggiore e le Alpi
Nel volo tra Roma e Parigi
(Dove dal 1966 un single può adottare un minore).
Da Barcellona a Berlino oggi in Europa
Ovunque mi sento rispettato
Tranne che a Roma e Milano
Dove abito e sono nato.

***

GAY PRIDE

“E il caffè dove lo prendiamo?”
Chiede quella più debole, più anziana
Stanca di camminare. Alla casa del cinema,
Là dietro piazza di Siena.

Non si erano accorte della mia presenza
Nel giardinetto del museo Canonica,
Si erano scambiate un’effusione
Un abbraccio stretto, un bacio sulle labbra.
Parlavano in francese, una da italiana
“Mon amour” le diceva, che felicità
Di nuovo insieme qui.

Come mi videro si ricomposero
Distanziando sulla panchina i corpi.
Le scarpe da ginnastica,
Le caviglie gonfie dell’anziana.

Quella sera, come smollò il caldo,
Passeggiai fino a Campo de’ Fiori,
Pizzeria all’angolo, due al tavolo seduti di fronte,
Giovani puliti timidi e raggianti
Dritti sulle sedie col menù sfogliavano
E si scambiavano opinioni
Discretamente.
Lessi una dignità in quel gesto educato
Al cameriere, una felicità
Di esserci
Intensa, stabilita. Decisi li avrei pensati sempre
Così dritti sulle sedie col menù.

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Franco Buffoni

È uno dei maggiori poeti e traduttori di poesia italiani contemporanei. 
La sua produzione poetica dal 1975 al 2012 è stata antologizzata in un Oscar Mondadori nel 2012; il suo ultimo libro di poesie è “Avrei fatto la fine di Turing” (Donzelli, Roma 2015). È anche autore dei pamphlet “Più luce, padre” (Sossella, Bologna 2006) e “Laico Alfabeto” (Transeuropa, Massa 2010) e dei romanzi “Zamel” (Marcos y Marcos, Milano 2009), “Il servo di Byron” (Fazi, Roma 2012), “La casa di via Palestro” (Marcos y Marcos, Milano 2014). Il suo sito internet è www.francobuffoni.it.

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