Storie da condividere

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Sei giovani allievi della Scuola di Narrazioni Arturo Bandini hanno scritto un libro sulle associazioni di volontariato. Il libro si intitola “Be social. Storie da condividere”

Sei giovani allievi di un corso di scrittura creativa hanno scritto un libro sulle associazioni di volontariato. Il libro si intitola “Be social. Storie da condividere” ed è promosso dal progetto Siamosolidali.it e dalla Scuola di Narrazioni Arturo Bandini.
Avevo smesso di insegnare nei corsi di scrittura creativa da qualche anno. Non sopportavo di sentirmi chiedere consigli per pubblicare, o scorciatoie per diventare autori di successo, da parte di persone che avrei dovuto e voluto rendere più indipendenti e autonome nella scrittura, attraverso la scrittura. Se credi di valere abbastanza da essere pubblicato, allora vai da un editore, e non ti mettere nelle mie mani. Potrei manipolarti, usare il mio potere per prenderti in giro. Se mi chiedi di farti arrivare all’obiettivo, significa che non hai bisogno di un corso di formazione e quindi di me, ma di un bravo consulente. Tu non hai niente da imparare da me, io non ho niente da insegnarti. E questo è tutto.
Poi ho cambiato idea. Ho pensato che in fondo avevo sempre avuto la mia parte di soddisfazione dai corsi, e che sarebbe stato bello ricominciare a imparare insieme a persone che meglio di me, con più coraggio, avrebbero saputo rimettersi in gioco affidandosi alle cure di una scuola e dei suoi docenti.
È così che nel 2015 ho ripreso la mia attività di formatore all’interno di corsi di scrittura creativa. Ho fatto il coach a professionisti che avevano bisogno di un supporto nella loro attività di progettazione. E ho fatto il docente e il tutor di project work (si dice così) nel corso annuale della Scuola di Narrazioni dedicata al personaggio inventato da John Fante per i suoi straordinari romanzi: Arturo Bandini.
Ci siamo conosciuti, condividendo i racconti dei nostri viaggi di pendolari che hanno per mesi attraversato l’Italia per convergere su Firenze. Abbiamo molto ascoltato e molto parlato. E alla fine il risultato di questo lungo e paziente artigianato è stato pubblicato.Per ottanta ore ho accompagnato i miei sei allievi in un percorso di scrittura e, soprattutto, di lettura e rilettura. Ci siamo seduti intorno a un tavolo, abbiamo esaminato il compito che ci era stato assegnato – scrivere qualcosa sulle associazioni di volontariato aderenti al progetto Siamosolidali.it dell’Ente Cassa di Firenze –, abbiamo definito un metodo, alcuni modelli di riferimento, e poi abbiamo letto e revisionato i testi.
Ci siamo conosciuti, condividendo i racconti dei nostri viaggi di pendolari che hanno per mesi attraversato l’Italia per convergere su Firenze. Abbiamo molto ascoltato e molto parlato. E alla fine il risultato di questo lungo e paziente artigianato è stato pubblicato.
Armando Mema, Giulia Fantechi, Annachiara Scalera, Chiara Pasin, Sara Mugnaini e Sabrina De Luca sono gli autori di Be Social. Storie da condividere (Edizioni Polistampa, 2015), ventiquattro tra saggi narrativi, reportage e racconti dedicati ad altrettante associazioni dell’area fiorentina.
Abbiamo scelto di praticare consapevolmente un genere ibrido, meticcio, capace di contaminare cronaca e finzione, narrazione e argomentazione. Ciascuno è stato sollecitato ad agire: alzare il telefono, contattare l’associazione, fissare un appuntamento, incontrare le persone, osservare, testimoniare. Una volta a casa, scrivere. E poi in aula, tutti insieme, a leggere e rileggere.
Perché alla fine è lì che si decide la sorte di uno scrittore e della sua scrittura. Davanti alla pagina, col testo sotto gli occhi, durante la lettura. E l’importanza di imparare a leggersi (godendo del supporto di un gruppo di lettori rispettosi e competenti), è quanto ho cercato di insegnare durante i lunghi fine settimana dedicati a questo progetto.

Salve, sono della Scuola Arturo Bandini… Bandini , sa… l’alter ego di John Fante, lo conosce, non è vero? L’italiano immigrato, che bestemmia sotto la neve… Ha capito?… Non importa, io sono Sabrina, comunque, molto piacere (Sabrina De Luca, p. 23).

Sono sulla porta e chiedo permesso. Una voce dall’interno (ma da dove?) mi dice di entrare. La stanza è piccolissima e divisa in due parti. Quello che riesco e vedere sono cartoni di latte a lunga conservazione, farina, una quantità indicibile di banane, legumi e zucchero. Da dietro la pila di cibo salta fuori Carla. “Scusa il disordine”, esordisce, come se si dovesse far perdonare qualcosa” (Sara Mugnaini, p. 29).

Poi Fiorenza si ferma e sorride, “Sai cos’è la prima cosa che offriamo loro? Una seduta dal parrucchiere”. Sorrido anch’io. “Sembra una cosa stupida, ma non lo è affatto”, dice Fiorenza. “No, assolutamente”, le rispondo, passando in rassegna ogni svolta epocale della mia vita: tutte segnate da un cambiamento radicale di acconciatura (Annachiara Scalera, p. 37).

E dopo qualche giorno di ospedale, finalmente, arriva la diagnosi e senti la tua vita scivolare verso un abisso profondo. Hai un tumore incollato alla corteccia cerebrale. Rimozione chirurgica, radioterapia e chemioterapia ti consentono di rimandare di qualche mese la fine, ma non c’è niente da fare, nessun rimedio. Niente palestra, niente donne, niente ristorante. Solo il bisogno di restare a casa. Solo arrivare alla fine. Con dignità, soffrendo il meno possibile, con qualcuno che ti stia accanto (Armando Mema, p. 72).

Era come se il loro racconto, così forte e appassionato, avesse creato un territorio comune in cui muoverci. Mi sentivo in parte di essere andata con loro, di aver guadagnato attraverso i loro sguardi. Mi sentivo di avere tra le mani la responsabilità di una storia, una storia importante, e che era necessario raccontarla (Chiara Pasin, p. 76).

“Il primo passo è sedersi e ascoltare”. Me lo sono ripetuta per tutto il viaggio, così faccio. Seguo il consiglio delle parole lette sul sito di Villa Lorenzi. E ora che sono seduta nello studio a pian terreno, ascolto Zaira. Un pomeriggio di maggio ho varcato un anonimo cancello grigio… (Giulia Fantechi, p. 83).

Puoi trovare gli allievi anche sul blog dei Cercatori di Storie sul loro blog e sulla pagina Facebook.

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