Al contempo, essa è dotata di un solido apparato metodologico e di una propria identità specifica, che sono l’essenza delle competenze che la pratica didattica deve prefiggersi di trasmettere allo studente. In più, o forse al di sopra di tutto, ha il delicato compito formativo di educazione alla cittadinanza per formare cittadini attivi nella tutela del patrimonio storico-culturale, opportunità non banale per un Paese che punta al sano sfruttamento del suo patrimonio per uscire dalla crisi. La Costituzione italiana, se ancora avessimo bisogno di convincerci, pone tra i principi fondamentali la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione (articolo 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”).
Tutto bene.
Anzi benissimo. Eppure ci è voluta una riunione del Senato, lo scorso 3 ottobre 2012, per annullare i tagli alle ore di storia dell’arte previste dal recente riordino della scuola secondaria superiore. Il Governo si è impegnato a reintegrare le ore eliminate dai nuovi ordinamenti della scuola secondaria superiore (in particolare negli istituti tecnici per il turismo e negli istituti professionali), affinché la storia dell’arte non sia riservata alla sola istruzione liceale e il suo valore formativo – civico e culturale – venga garantito a tutti i giovani, soprattutto nella fascia dell’obbligo di istruzione;
a riattivare l’indirizzo “beni culturali” nel percorso dei licei artistici, affinché una specifica formazione volta all’acquisizione di elementi di restauro, tutela e catalogazione delle opere d’arte sia prevista sin dalla scuola secondaria superiore;
ad introdurre l’insegnamento della storia dell’arte nel ginnasio, al fine di garantire continuità allo studio della materia e adeguata coerenza con il percorso tematico della storia, consolidando il curriculum del liceo classico e accentuando al contempo la possibilità di arricchirne gli spunti interdisciplinari, in una prospettiva che è in grado di spaziare dalle scienze alla filosofia alle lingue classiche e moderne;
ad inserire l’insegnamento della storia dell’arte nella scuola primaria, favorendo la sensibilizzazione al patrimonio artistico, ai principi della conservazione e della tutela sin dall’infanzia, possibilmente attraverso strategie di didattica cooperativa e laboratoriale.
Che i futuri operatori nel mondo del turismo, o i futuri geometri che metteranno mano ai piani regolatori delle nostre città non avessero bisogno (BISOGNO!) di una cultura artistica è tema da barzelletta.
Chissà se la nuova norma basterà a rimotivare insegnanti e allievi.