Silent book: una lettura “adulta” e stimolante

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Quando in un corso di lingua e cultura italiana per adulti stranieri, parlanti tutti lingue diverse, si riesce a stimolare la loro fantasia utilizzando l’italiano, allora un insegnante può ritenersi molto soddisfatto. Con lo strumento del “silent book”1 (S.B.), di solito utilizzato con bambini, la nostra sfida non è stata solo quella di insegnare fuori dai classici schemi grammaticali, ma di invitare l’adulto a riflettere e a lavorare di fantasia, a cooperare in gruppo per ricercare e negoziare un significato. Vorremmo dunque condividere la nostra esperienza e la proposta didattica sperimentata recentemente presso ITALSTRA (Scuola di Lingua e Cultura Italiana per Stranieri) sperando che possa essere un input per coloro che insegnano le lingue. Illustreremo così brevemente lo strumento e le sue caratteristiche. Di Baiba Bankava e Stefania Belfiore
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L’uso del silente book “Migrando” in classe.

Silent book: cosa sono e perché si chiamano così?

La denominazione S.B. deriva dai paesi di lingua anglosassone, dove i testi in questione sono molto diffusi e vengono indicati con i nomi di: wordless book, silent narratives, wordless picture booke almost wordless book.

Gli S.B. sono testi interamente illustrati e caratterizzati dall’assenza di parole o di una loro presenza limitata. Le uniche parole presenti in questi libri, infatti, si riferiscono al titolo o ad alcune scritte all’interno del libro. Quindi ciò che li caratterizza è lo sviluppo della narrazione affidato proprio alle immagini, alla loro decodifica e interpretazione.

Se all’estero l’espressione S.B. non ha avuto particolare successo, nel nostro paese invece tale denominazione è stata accolta sia per il «rapporto sinestetico che intercorre in questi libri fra immagini, suoni, rappresentazioni, esercizio dello sguardo e produzione del linguaggio»2, sia per l’esplicito richiamo al silenzio dovuto proprio all’assenza del testo scritto. Bisogna anche ammettere che in Italia non esiste una certa univocità terminologica riferita ai testi in questione. Non di rado ci si riferisce allo stesso prodotto-libro utilizzando in maniera indistinta il termine S.B., albo illustrato, libro di figure o libro con le figure.
Tutto ciò, oltre a determinare una confusione terminologica, sembra annullare le differenze che esistono tra i suddetti. Nell’albo illustrato, infatti, la parte scritta è supportata dalle immagini; nel libro di figure o con le figure in genere il testo scritto preesiste alle immagini, che in questo caso non servono alla comprensione del senso. Negli S.B., invece, solo le immagini collaborano allo sviluppo della narrazione e alla comprensione dell’intero testo.

Nel panorama italiano gli S.B. sono apparsi piuttosto di recente. Un timido esordio risale al 1967, quando la neo casa editrice Emme Edizioni di Milano pubblicò Il palloncino rosso di Iela Mari e sempre della stessa autrice stampò nel 1973 L’albero. Successivamente giungeranno nel nostro paese degli S.B. provenienti dall’Europa e da oltreoceano, ma si tratterà di rare presenze. Bisognerà aspettare gli inizi del nuovo millennio perché gli S.B. comincino ad affermarsi come una presenza costante. Nel 2004, infatti, verranno ristampate alcune eccellenze italiane come Il palloncino rosso, La mela e la farfalla e L’uovo e la gallina.
Il 2006 rappresenta l’anno della svolta italiana perché con la stampa di Chiuso per ferie di Maja Celija, la casa editrice milanese Topipittori darà il via ad altre stampe e soprattutto alla rivista Catalogone, nata con lo scopo di commentare ed educare alla lettura degli albi illustrati. A questa iniziativa si aggregheranno altre case editrici come Babalibri e Beisler e così la parabola del S.B. sarà sempre in crescita.

In questo campo costituiscono dei punti di riferimento gli studi condotti dall’associazione culturale Hamelin di Bologna e soprattutto quelli di Marcella Terrusi. È utile sottolineare, però, che data la molteplicità d’usi e la pluralità d’intenti che un albo illustrato può offrire, sarebbe auspicabile condurre altre ricerche più approfondite volte a mostrare la ricchezza e la bellezza del S.B. e il suo uso in aula.

Il nostro contesto d’azione e la proposta didattica

ITALSTRA è frequentata prevalentemente da giovani universitari e studenti lavoratori che desiderano imparare la lingua per motivi strumentali e personali.
Il corso nel quale abbiamo svolto la sperimentazione era variegato sia dal punto di vista dell’età (più del 50% aveva una fascia d’età compresa tra i 20 e i 30 anni), sia dal punto di vista delle nazionalità, vi erano infatti studenti cinesi, sudamericani, indiani, israeliani, russi, polacchi, tedeschi e francesi, il cui livello linguistico era collocabile a un A2, secondo la classificazione del QCER.
Abbiamo scelto di proporre un S.B. perché fin dalle primissime lezioni gli studenti si sono dimostrati motivati e disponibili anche a sperimentare nuove metodologie, tecniche e strumenti d’insegnamento. Inoltre, ciò che ci ha spinte maggiormente è stata la loro difficoltà ad andare oltre con l’immaginazione e a lavorare di fantasia nelle produzioni scritte.
Così, se da un lato eravamo certe che S.B. fosse la spinta giusta alla loro fantasia, dall’altro non sapevamo né come utilizzarlo con gli adulti, né se come ipotesi di lavoro potesse risultare banale e quindi noiosa per un gruppo di studenti giovani adulti e adulti.

Per uscire dall’impasse, prima della sperimentazione abbiamo somministrato agli studenti un questionario da noi realizzato (riportato nell’Allegato 1), per valutare gli interessi dei corsisti a conoscere i generi letterari da loro preferiti e soprattutto utile a capire se fossero interessati a provare a “leggere” un S.B.. Dall’analisi dei dati è emerso che tutto il gruppo dei partecipanti non conosceva gli S.B. e più della metà era interessato a provarli.
Successivamente, tenendo conto delle loro inclinazioni personali, abbiamo scelto come testo da proporre Migrando di Mariana Chiesa Mateos. Si tratta di un S.B. bifronte, capovolgendolo infatti può essere letto da entrambi i lati del libro, in cui le immagini raccontano due storie di migrazione tra passato e presente. In particolare, la prima narra le migrazioni del Novecento verso le Americhe; la seconda invece quelle odierne che interessano le nostre coste europee.

La proposta didattica sperimentata aveva i seguenti obiettivi:

generali:
– sviluppare l’abilità di codifica e decodifica di parole e immagini;
– sviluppare l’abilità di saper raccontare/scrivere una storia;
– sviluppare le abilità linguistiche;
– stimolare l’interazione in gruppo e la discussione fra pari.

specifici:
– saper costruire insieme le interpretazioni della narrazione visuale;
– imparare a negoziare i significati;
– stimolare la formazione di un sistema concettuale collegato direttamente alla LS;
– imparare a saper prendere appunti in LS;
– saper comunicare le emozioni e i sentimenti in LS;
– incrementare le conoscenze lessicali;
– avvicinare gli studenti alla lettura;
– risvegliare la creatività e la fantasia.

Per quanto riguarda il setting e i materiali: un’aula che consenta la disposizione a isole; una lavagna; fotocopie dello spidergramm; fogli bianchi; più esemplari di Migrando, registratori audio.

Modalità di svolgimento

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Figura 1

La proposta didattica è stata strutturata in due incontri della durata di 3 ore circa, corrispondenti alle tre fasi della sperimentazione.
Nel primo incontro abbiamo guidato gli studenti alla scoperta degli S.B., a come si “leggessero” e perché secondo noi potevano essere utili nella didattica di una LS/L2. Il feedback più che positivo della classe è stato molto utile per la preparazione del successivo incontro.
Durante il secondo abbiamo diviso la classe in quattro gruppi da cinque studenti e abbiamo fornito loro uno spidergramm bianco (figura 1), costituito dal titolo del libro, chiedendo di completare il diagramma a partire dalle impressioni personali e dalle emozioni suscitate dal titolo del libro. Poi abbiamo distribuito a ciascun gruppo un esemplare di Migrando e abbiamo detto loro di procedere, dapprima sfogliandolo e successivamente procedendo con la decodifica delle singole pagine, creando in gruppo la loro idea di storia.
Dopo l’interpretazione del testo, abbiamo chiesto ai gruppi di stilare una lista dei personaggi incontrati, di scrivere successivamente una storia che fosse di senso compiuto e scritta utilizzando i tempi passati e che recasse un titolo riassuntivo della narrazione. Dopo la produzione scritta, abbiamo avviato un breve confronto dei gruppi in plenum.

Osservazione e raccolta dati

Nel rispetto dell’oggettività e scientificità della sperimentazione, abbiamo realizzato una tabella di indicatori di frequenza costituita dai nomi dei gruppi e da cinque domande utili, per noi, a valutare tutto lo svolgimento dell’attività. Abbiamo inoltre utilizzato dei registratori audio così da poter valutare a posteriori la comunicazione tra gli studenti e al termine della proposta didattica abbiamo raccolto le loro produzioni scritte. Infine, abbiamo somministrato a tutti gli studenti un questionario sull’utilità e gradimento della sperimentazione svolta (si veda l’Allegato 2: Tabella indicatori e questionario sull’utilità e gradimento).

Conclusioni

La sperimentazione fin qui illustrata ci ha permesso di constatare come un S.B., nell’ambito della didattica dell’italiano LS/L2 e nel caso specifico in un contesto di apprendenti giovani adulti e adulti, possa rivelarsi molto efficace a stimolare il pensiero in lingua italiana perché lo studente è più libero dalle “gabbie linguistiche” e con un filtro affettivo del tutto abbassato. Pensa e comunica induttivamente in lingua straniera o seconda.
Un S.B., inoltre, allarga il cosiddetto “orizzonte d’attesa” del lettore e richiede la partecipazione attiva di tutti. La narrazione visuale ha infatti il potere di stimolare la comunicazione scritta e/o orale anche degli studenti che non padroneggiano lo strumento linguistico e questo, specie per gli adulti, che sono molto più condizionati rispetto ai bambini dalla paura di sbagliare o fare una brutta figura, è molto importante.
Infine, un S.B. rappresenta un buon punto di partenza per uscire fuori dagli schemi di una realtà preconfezionata e predeterminata, infatti, insieme alla scarsa immaginazione degli adulti gli schemi indotti sono stati i due limiti riscontrati durante la nostra sperimentazione. Per un adulto non è semplice ribaltare o andare oltre la concezione prestabilita del mondo così come non è semplice cooperare, negoziare e prendere insieme una decisione di gruppo.

Noi crediamo che un’attività didattica del genere oltre a favorire l’apprendimento linguistico, stimoli l’educazione alla cittadinanza che in un mondo in continua evoluzione è fondamentale rieducare tutti al rispetto e all’empatia dell’altro in quanto essere umano.

Ci piace quindi concludere il nostro contributo con alcune considerazioni dei nostri studenti sull’attività didattica svolta, certe che la loro testimonianza possa essere foriera di spunti di riflessione e future sperimentazioni.

«Questi libri silenziosi allargano nostra immaginazione e costringono a pensare» (Ewa).

«Ho imparato ascoltare altre persone e lavorare in gruppo» (Yustyna).

«Ho imparato come posso descrivere le sue idee» (Mariusz).

«Le foto aiutano l’immaginazione» (Anonimo).

«Ho imparato molte nuove parole» (Gala).


NOTE

  1. Con l’abbreviazione S.B. ci si riferirà da questo momento al Silent Book.
  2. M. Terrusi, Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia, Carocci editore, Roma 2017, p.30.

Bibliografia e sitografia

– B. Picherle, L. Ganzerla, Narrativa illustrata. Proviamo a metterci ordine, www.ilpepeverde.it. (verificato il 12.08.2019)
– C. Camicia, Dall’Orbis Pictus al silent book: l’illustrazione nel libro per ragazzi. Cenni storici e considerazioni psico-pedagogiche, http://www.scienze-ricerche.it/(verificato il 12.08.2019)
– L. Cignetti, Come non uccidere la lett(erat)ura. Per un approccio «democratico» alla comprensione del testo scritto a scuola, www.treccani.it. (verificato il 12.08.2019)
– R. Deambrosi, Gli albi illustrati nelle classi di italiano L1 e di italiano L2 in una scuola media ticinese: percorsi di letture divergenti e inclusive, ISSN 2624-7771, www.leseforum.ch. (verificato il 12.08.2019)
– S. Fornara, Viaggi di immagini e parole. La didattica dell’italiano nella scuola primaria con gli albi illustrati e i silent books, Italica Wratislaviensia, 8(1).
– Hamelin Associazione Culturale, Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, Donzelli, Bologna 2012.
– M.C. Mateos, Migrando, Orecchio acerbo, Roma 2010.
– M. Terrusi, Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia, Carocci, Roma 2017.
– E. Zizioli, I tesori della lettura sull’isola. Una pratica di cittadinanza possibile, Sinnos, Roma 2017.


Allegato 1: Questionario iniziale

Allegato 2: Tabella indicatori e questionario sull’utilità e gradimento


Baiba Bankava Dr. Philol. in linguistica comparativa e contrastiva (Università di Lettonia), attualmente insegna la lingua italiana per alloglotti presso il Centro Provinciale per l’istruzione degli Adulti (CPIA) di Catania e la Scuola di Lingua e Cultura Italiana per Stranieri (ITALSTRA) all’Università degli Studi di Catania.

Stefania Belfiore è laureata in Filologia Moderna presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania, e ha svolto il tirocinio presso la Scuola di Lingua e Cultura Italiana per Stranieri (ITALSTRA) nell’ambito del master in Didattica dell’Italiano LS/L2 in prospettiva interculturale, presso l’Università degli Studi di Macerata.

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