Run

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Un film claustrofobico, una trama in crescendo e un regista che dimostra di aver imparato la lezione dei grandi maestri del thriller. Una buona scusa per tornare in sala.

Dopo una lunga pausa dovuta alla pandemia, il 26 aprile scorso anche le sale cinematografiche hanno riaperto i battenti. Il Covid-19 ha costretto il settore della distribuzione cinematografica a rimandare molte uscite in attesa del ritorno del pubblico nelle sale. Alcuni film sono stati distribuiti sulle principali piattaforme online, ma proprio in questi mesi, ci siamo accorti che le sale non possono essere sostituite da una connessione internet. I due modelli distributivi non sono alternativi, coesisteranno integrandosi sempre di più in futuro, ma l’esperienza fisica della visione di un film sul grande schermo non può essere cancellata, neppure per le nuove generazioni native digitali.

Tenendo conto dell’ancora parziale riapertura delle sale e delle linee guida che prevedono il distanziamento degli spettatori e l’utilizzo della mascherina, i dati del box office di maggio sono stati incoraggianti.

A giugno la programmazione si è ampliata e tra le proposte più interessanti c’è sicuramente il film Run, firmato da Aneesh Chaganty, uno dei più promettenti autori del cinema contemporaneo.

Il giovane regista statunitense, dopo lo splendido esordio con il tecno-thriller Searching (2018), conferma il suo talento con un’opera di grande tensione. Il film mette in luce alcune analogie con l’opera prima, sia da un punto di vista della scelta dei personaggi, che della struttura. In Searching la storia ruotava attorno a un padre alla ricerca della figlia misteriosamente scomparsa, in Run il plot narrativo si concentra sul rapporto madre-figlia. Il tema genitoriale irrompe con forza nei due film con relazioni forti ed esclusive, seppur mosse da presupposti psicologici assai diversi. Quanto all’ambientazione, le due opere si svolgono in uno spazio a parte rispetto alla realtà, in un mondo altro, artificioso e straniante.

In Searching il teatro della storia è il riflesso tecnologico del mondo all’interno di internet e dei social network. Allo stesso modo, in Run la realtà viene letteralmente chiusa fuori dalla porta e la vicenda si svolge nel microcosmo appartato di una casa isolata.

Aneesh Chaganty tende a realizzare film claustrofobici, sia dal punto di vista delle relazioni umane, concentrate su pochi protagonisti legati da profondi rapporti esclusivi, sia dal punto di vista della costruzione dello spazio, in un caso creando un universo di frammenti tecnologici contenuti all’interno della memoria di un server, e nell’alto rinchiudendo i personaggi tra le sempre più angoscianti mura domestiche.

Protagonista di Run è Chloe, una ragazza disabile che affronta con coraggio la vita su una sedia a rotelle e alcune patologie che la costringono ad assumere molte medicine. La sua difficile esistenza è confortata dalla presenza della madre, che ha dedicato la sua vita ad accudirla.

L’ammissione un college rappresenta una possibile svolta esistenziale per Chloe: è un evento che potrebbe finalmente cambiare il suo orizzonte personale e sociale. Tuttavia, proprio mentre attende ansiosa la risposta dalla scuola, Chloe si accorge di qualcosa di strano in uno dei suoi medicinali. Nella sua mente s’insinua il sospetto che la madre boicotti la sua aspirazione di frequentare il college e stia cercando di trasformare la casa e la loro relazione in una pericolosa prigione, fisica e psicologica.

Tra citazioni di grandi classici del genere, come Notorius (1946) di Alfred Hitchcock e Misery non deve morire (1990) di Bob Reiner, rimandi a perfette geometrie claustrofobiche di kubrickiana memoria e ad ambiguità che strizzano l’occhio al cinema di Orson Welles, Aneesh Chaganty dimostra di possedere una solida cultura cinematografica e di maneggiare il genere thriller-horror con maestria. La sua poetica originale e un’impeccabile costruzione dell’immagine, sempre strutturata con estremo rigore visivo e indeterminatezza semantica, creano un crescendo emotivo che conduce lo spettatore nelle instabili e destabilizzanti sabbie mobili dell’inconscio, in cui si mescolano amore perverso, manipolazione, sospetto, paura e terrore.

Un buon motivo per tornare al cinema!


Run

Un film di Aneesh Chaganty

Con Sarah Paulson, Kiera Allen, Pat Healy, Erik Athavale, Sharon Bajer

Produzione: USA, 2020

Durata: 90’

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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