Radici – quattro romanzi a confronto

Tempo di lettura stimato: 14 minuti
Eva Ibbotson, “La stella di Kazan” e “Miss strega” (Salani, Milano); Katherine Applegate, “L’albero dei desideri” (Mondadori, Milano); Peter Brown, “Il robot selvatico” (Salani, Milano).

LE RADICI DI ANNIKA

#vienna #nobilità #decadenza #trovatella #cavalli #abbandono #erede #nascita #morte #lapizzani

Annika, abbandonata in fasce davanti a una chiesetta, salvata, cresciuta, educata da una cuoca (Ellie) e da una cameriera (Sigrid), entrambe al servizio in una casa di tre professori viennesi, impara a cucinare, a servire, e a vivere con sensibilità e intelligenza le situazioni della vita.
Accanto a lei abitano i facoltosi Egghart con l’arrogante figlia, Loremarie. In questo secondo nucleo famigliare viene ospitata una vecchia zia in fin di vita, di cui Loremarie, viziata com’è, non ha voglia di occuparsi. Sarà allora Annika ad accudirla. Intuendo la sensibilità di Annika, la povera donna le racconta la propria vita e, prima di chiudere definitivamente gli occhi, le lascia in eredità un baule di ricordi, tra i quali ci sono copie false di gioielli che ricchi spasimanti le hanno regalato in passato.

All’improvviso la situazione narrativa arriva a una svolta, causando una detonazione nei sentimenti della protagonista, da sempre desiderosa di ritrovare le proprie origini: una donna si presenta a casa di Annika sostenendo di essere sua madre; ha con sé un documento che dimostra il legame di sangue con la bambina, e la porta via, a vivere insieme a lei, in un ambiente nobile ma decadente.
Qui, nel terzo nucleo famigliare, germina un’ulteriore evoluzione della storia, che oscilla tra sincerità e menzogna. Annika conoscerà lo zingaro Zed e il meraviglioso cavallo Rocco (si scoprirà lipizzano): sono legami preziosi, autentici, proprio perché circondati dalle bugie degli adulti.

La stella di Kazan di Eva Ibbotson, pubblicato da Salani nel 1999, si sviluppa in un gioco narrativo che ci fa rimbalzare da una famiglia all’altra, alla ricerca della verità. Annika è una ragazza in gamba, autonoma e responsabile e, agli occhi del lettore odierno, sembra perfettamente in grado di affrontare ogni situazione, ingiustizie comprese. Autentico è l’amore che Annika prova per la madre, anche quando tutto sembra un deludente inganno.
Forse la verità sta nella natura di Annika, gentile ribelle dentro un sistema malato: quello degli adulti.

SUGGERIMENTI DIDATTICI

Struttura e ipotesi

Il narratore è onnisciente (sa tutto della storia), mentre il lettore sta sullo stesso piano della protagonista, Annika. L’autrice ha costruito la storia giocando attorno a tre ambienti famigliari (Sigrid ed Ellie che crescono la bambina in fasce, gli Egghard a Vienna, la mamma a Spittal), tre spazi nei quali maturano relazioni importanti per la formazione di Annika. Scoprire la verità sull’origine di Annika significa ragionare anche sui gioielli dell’anziana Egghart contenuti nel baule, e sulla relazione tra lo zingaro Zed e la sedicente madre di Annika.

L’insegnante potrebbe preparare una sintesi parziale della storia, disegnando i tre spazi, le tre case, gli oggetti, i personaggi, presentandoli scompaginati, come se fossero carte narrative. Gli allievi, che hanno letto una parte della storia, ma non conoscono la verità, compongono uno schema e ipotizzano gli sviluppi narrativi, discutendone a gruppetti e preparando una breve relazione orale per la classe. Si lavora così sulla struttura narrativa del romanzo e si ragiona bussando alla porta del laboratorio narrativo della scrittrice.

Testo espositivo e aspetti interdisciplinari

Interessanti i riferimenti ai cavalli Lipizzani, alla città di Vienna (per un lavoro espositivo o di documentazione), alla decadenza della nobiltà.

Sviluppo del senso critico

La rappresentazione degli zingari, comunità da cui proviene Zed, è stimolante per riflettere sui contrasti tra giusto e ingiusto. Nel romanzo ci sono altri personaggi, come il piccolo Hermann, di cui ci facciamo un’idea, magari negativa. Hermann è antagonista di Zed (che vorremmo scoprire innamorato di Annika). Ma Eva Ibbotson non lascia molti spazi per soluzioni semplici e definitive, quindi discutere con gli allievi, cercando di capire come giudicano le azioni e le scelte di questi e altri personaggi, è utile per lo sviluppo del senso critico.


LE RADICI DI RUSS

#erede #abbandono #magia #streghe #ironia #divertimento #bellezza #nero #bianco #Inghilterra

Il tema della discendenza e le relazioni tra trovatelli e possibili genitori danno carattere anche al romanzo Miss strega, scritto dalla stessa autrice britannica di origini austriache, morta nel 2010 all’età di 85 anni. A scatenare gli eventi, la noia dello stregone Arriman, desideroso di ritirarsi in una specie di pensione anticipata. Chi continuerà la sua opera malvagia? Nonostante una gitana preveda l’arrivo di un nuovo mago, la speranza di trovare un sostituto è debole. Come risolvere la situazione? Semplice: poiché è necessario un erede bisogna cercare una strega che sposi Arriman, e quindi viene pubblicato un concorso al quale parteciperanno sette curiose e inette maliarde.

A parte il catalogo con le descrizioni delle concorrenti (spassoso), a colpire il lettore è la leggerezza e l’apparente semplicità con la quale la scrittrice ci accompagna in un mondo complesso, dove non ci sono confini definiti tra realtà e magia.
Le situazioni narrative ironiche e gli accostamenti di immagini divergenti ricordano a volte il binomio fantastico di Gianni Rodari. Si oscilla tra il fantastico e il reale, come quando leggiamo di una “strega-sirena” che si fa operare dal chirurgo plastico. Sorridiamo nello scoprire un marito tormentato da moglie e figlia: si dichiara addirittura felice di subire magie nere, finendo incastrato in un albero per l’eternità, immobile, ma salvo dal supplizio subito per troppo tempo tra le mura di casa.
La strega Belladonna rispetta canoni estetici che si scontrano con il contesto sociale delle streghe. È rifiutata da tutte le altre poiché, quando agisce, sboccia la bellezza, e questo è brutto, in un contesto diabolico.
Ad un certo punto appare Russ, bambino orfano, adottato dalla strega bianca Belladonna. Il lombrico del piccolo Russ si rivela essere infatti un potente famiglio che permette alla strega di realizzare magie nere. La verità sulle origini di questo bambino sarà risolutiva, proprio come decisivi sono alcuni dettagli, oggetti, documenti, per sciogliere il mistero che avvolge la vicenda famigliare di Annika, nella Stella di Kazan.

SUGGERIMENTI (Richiami e confronti)

Nel capitolo 8 (pagina 103) parte la gara di magie, così ogni strega mette in mostra la propria potenza nera. Lo schema si ripete: ci si aspetta una terrificante (e meravigliosa) magia, ma il tentativo fallisce.

  1. La prima esuma il famoso Kraken dal fondo del mare, con esito fallimentare. Emerge un Kraken bebè che va da Arriman e lo chiama papà (il tema dell’adozione ritorna). Il Kraken è uno schifoso mostro molliccio. In questa sequenza il riferimento alle sirene è esilarante e ci permette di recuperare l’episodio omerico: ma qui le sirene sono tre vecchie zie, brutte e pettegole! Proponiamo la lettura dell’episodio omerico, cogliendo la scena dal libro di Mino Milani, Ulisse racconta, pubblicato da Einaudi ragazzi nel 2015. Il confronto tra il mito e il racconto magico della Ibbotson, che stravolge l’immagine della sirena, è occasione di scoperta.
  2. La seconda strega chiude una famiglia dentro agli alberi. Il marito non vorrà più uscire, perché si è liberato finalmente della moglie e della figlia. Quali sono, in questa storia, gli aspetti affini alla realtà? Quali invece gli elementi di magia?
  3. La strega Urlon produce un buco senza fondo; le sorelle Urlon però litigano, e così Nancy spinge la sorella nel buco senza fondo. Ancora una volta, la quotidianità dei litigi tra fratelli e sorelle è spunto che l’autrice coglie per integrare la magia (i libri che parlano di buchi sono molti: è possibile lavorare sulle metafore, ma abbiamo anche L’enciclopedia dei buchi di CLAIRE DIDIER e ROLLAN GALLIGUE, pubblicato nel 2013 da “editoriale scienza”).
  4. Sanguisuga evoca il lago dei cigni, ma anche in questo caso, invece dei cigni, le magie producono animali meno nobili. Documentarsi sul celebre Lago dei cigni di Tchaikovsky (1877) può essere stimolante apertura di pensiero.
  5. Miss Olympia evoca Hamelin, con la sinfonia della morte suonata dai ratti. Ottiene nove punti su dieci e sembra essere la più gettonata, perché nera, cattiva, malvagia, potente. La lettura e il confronto con la fiaba è pertinente e di sicuro interesse per i bambini.
  6. Belladonna vorrebbe evocare il fantasma del castello, ma ha degli aiutanti (il Benemeglio e l’orco) che cercano un attore che reciti la parte (le magie del teatro) perché a Belladonna hanno rubato il potente lombrico di Russ, animaletto che rende potente e nera la magia di Belladonna.

Altre osservazioni:

  • ciò che è bello per le streghe, non è bello per noi. E viceversa.
  • A pagina 210 dell’edizione italiana di Miss strega abbiamo la stessa scena della Stella di Kazan, con passeggiata dei bambini rinchiusi nel collegio, una direttrice d’istituto malvagia (che l’altro legge Pierino porcospino ai bambini) e la ribellione alla rigida impostazione di questi istituti dove bambini, ragazze, orfani, trovatelli subiscono soprusi e violenze.

LE RADICI DI UNA QUERCIA

#erede #abbandono #realtà #ascolto #vita #desiderio #minaccia #amicizia #Irlanda #StatiUniti #alberi

Sotto le stelle brilla un albero speciale sul quale ogni anno, il primo maggio, la gente appende dei pezzi di stoffa esprimendo un desiderio. Si tratta di un rito propiziatorio, di origine religiosa, presente in Europa (Irlanda, Scozia) e in Asia. Di solito si tratta di un biancospino, di un frassino o, come nel romanzo di Katherina Applegate intitolato proprio L’albero dei desideri, di una quercia (una quercius rubra) di duecentosedici anni. In una sua cavità ospita una neonata abbandonata in un fagottino da una madre in difficoltà. La bambina, ritrovata poco dopo da una donna sola di nome Maeve, contribuisce a renderla felice e a realizzare un grande desiderio: «avere qualcuno da amare con tutto il cuore». Il diario di Maeve e la chiavetta per aprirlo diventeranno importanti, perché permetteranno di ricostruire il tempo, le vite, le radici delle famiglie che abiteranno in quel luogo.

La storia è narrata da Rubra, la quercia, che osserva, ascolta, è solidamente radicata ed è testimone della moltitudine di persone che si incontrano lì attorno, in un quartiere dove non mancano le tensioni sociali, le miserie e la felicità.

Anni dopo, nella casa di Maeve troviamo la pronipote Francesca, che vuole abbattere l’albero, stufa di tutto quel via vai, il primo maggio, con biglietti, desideri assurdi e addirittura mutande appese alla pianta. È solo un albero, bisogna abbatterlo, dice, oggi non c’è tempo per sentimentalismi.
Nelle due casette di fronte vivono due bimbi, figli di due famiglie che non hanno intenzione di dialogare: una è Samar, ed è musulmana, l’altro si chiama Stephen e con lei non ci parla, ma la ragazzina desidera comunque trovare un amico. Un giorno un ragazzo incide con un coltello la scritta “via da qui” sulla corteccia di Rubra. Tra i tanti desideri si staglia una minaccia: nonostante l’intervento della polizia, non si sa chi sia l’autore del gesto, né a chi sia rivolto il messaggio.
Sono tre i problemi da risolvere: la solitudine di Samar in cerca di un amico, la volontà di Francesca di abbattere l’albero (l’io narrante), la tensione sociale sempre più marcata.

Ci sono poi numerosi animali che popolano le cavità di Rubra, la quercia: amici, tra i quali una cornacchia molto vivace. Dalla parte di Rubra c’è l’immobilità, il silenzio, il rispetto, la capacità di ascoltare. Dalla parte di Rubra c’è l’intelligenza, l’astuzia e la memoria. La memoria non risolverà tutte le situazioni, ma contribuirà a far vincere, almeno in questo romanzo, la vita.

Suggerimenti

Una pagina di diario (nei panni di un personaggio)

Nella scheda anticipo un contenuto che nel libro, per una logica di intreccio, leggiamo a partire da pagina 134. La donna sola si chiama Maeve e il suo diario, con la chiavetta per aprirlo, sarà un oggetto fondamentale per risolvere il problema narrativo. Il diario di Maeve (personaggio chiave e marginale, nello stesso tempo) non è riportato. Si potrebbe ricostruire insieme agli allievi. E si potrebbe riscrivere la pagina di diario in cui Maeve narra del desiderio espresso e esaudito.

Un confronto (punto di vista narrativo)

La lettura dell’albo illustrato Lalbero di Shel Silverstein (1964), edito nella versione italiana da Salani, sembra adeguato al contesto narrativo. In quel caso la vita dell’albero è in strettissima relazione alla biografia del bambino che sembra sfruttarlo. Nella sua immobilità, il melo acquista senso, come se fosse una mamma che accompagna il proprio bambino per tutta la vita, fin dove può. Il focus dell’albero immobile e l’immagine della vita che gli ruota attorno è fondamentale, nell’economia narrativa del romanzo di Applegate, ma anche nell’albo illustrato di Silverstein.

Ipotesi e motivazione dei propri desideri, dei propri sogni che germogliano

Oltre alla discussione sul significato di quel «via da qui» (a chi sarà rivolto ? Chi l’avrà scritto e perché?) è possibile stimolare, guidare, nutrire discussioni sui desideri, costruendo nella forma scritta (e con le immagini) un proprio albero dei desideri ragionato, approfondito (ogni desiderio deve essere motivato, spiegato, sostenuto).


LE RADICI DI UN ROBOT

#sopravvivere #mamma #nido #isola #amicizia #miti

Il robot selvatico from DFA on Vimeo.

La letteratura apre finestre su mondi possibili.
È possibile immaginare che un robot abbia delle radici e possa portare con sé una memoria di affetti famigliari? Roz, protagonista della storia, è una robot che va a sbattere contro lo scoglio di un’isola, dopo il naufragio della nave che trasportava lei e tante altre macchine come lei. È spenta, ma inavvertitamente alcuni animali premono un bottone e la accendono. Da quel momento Roz – che ci ricorda il dramma di Karel Capek R.U.R. (sigla di Rossumovi Univerzální Roboti) dove si narra di macchine organiche che svolgono il lavoro faticoso, robota – impara a sopravvivere nell’isola, conoscendo gli animali, partecipando ai conflitti e alle esigenze del branco.

Nella storia, Roz cresce un anatroccolo: diventa la sua mamma, lo adotta e lo protegge, per poi lasciarlo volare via, emigrare. Diventa capace di aiutare gli animali, e sa farsi delle amicizie ed essere leale, sfruttando la logica di una macchina.

Durante la storia viene a un certo punto da chiedersi da dove venga Roz e a che punto sia la vita degli uomini sul pianeta terra. Che fine avranno fatto gli esseri umani? Nel racconto non c’è presenza umana, e la macchina sembra nutrirsi di natura, costruendosi intelligentemente grazie all’osservazione della vita animale e vegetale, delle stagioni. Si suppone che Roz sia stata progettata da un uomo e dell’uomo, anzi dell’eroe, sembra aver acquisito diverse caratteristiche. Forse quest’isola è come Itaca, dove il robot è tornato per ridiventare umano, per cercare le proprie origini…

La storia narra di una ricerca di senso, che trova ancora una volta le proprie radici su un’isola in cui nascita e morte sono compresenti. I momenti più importanti, per Roz, sono caratterizzati da una battaglia contro la morte (costruire il rifugio, il nido, ripararsi) e per la vita, quando diventa mamma dell’anatroccolo.

Agli eroi capita di partire e di superare gli ostacoli per crescere. Annika, Russ, Zed, Rubra e Roz vanno alla radice della propria storia, sulla propria isola, per trovare la loro vita.

SUGGERIMENTI

Ipotesi e strategie

Quando naufraga e approda sull’isola, ci si domanda come potrà sopravvivere. Immaginando di approdare su un’isola, quali sono i bisogni più urgenti? Lo si può chiedere anche agli allievi. L’uomo ha bisogno di acqua, cibo, riparo. Il robot non beve e non mangia. Come fa ad essere acceso e a non scaricarsi? Si può lavorare sulle ipotesi, dopo aver letto le prime pagine, scoprendo in seguito quali sono le strategie che ROZ trova per vivere sull’isola.

L’isola ideale (come i desideri dell’albero)

Stimolerei gli allievi e li aiuterei anche a inventare la propria isola ideale:
– disegnandola;
– descrivendola prima oralmente (aiutando i bambini a strutturare la descrizione e a scegliere le parole in un allenamento a coppie);
descrivendola infine in forma scritta. Nella struttura del testo descrittivo si possono dare delle indicazioni.

Ogni allievo immagina di svegliarsi sulla spiaggia perché è sopravvissuto ad un naufragio. Scopre di essere in un luogo sconosciuto e inizia ad esplorarlo, scoprendo il territorio. Sente gli odori, ascolta i rumori, vede l’ambiente, incontra animali o forse anche delle case, oppure bestie feroci, mostri, o asini… Li tocca, forse ci parla. In un lavoro di scrittura come questo (che passa prima dall’allenamento orale) si pone l’accento sulla scelta lessicale e si può lavorare sugli aggettivi. Costruire la propria isola significa ragionare sui propri bisogni, su chi e su cosa hai bisogno nel “TUO” mondo di bambino.

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Daniele Dell’Agnola

è autore di narrativa, musicista per la scena teatrale e insegnante. Si è laureato con un master in letteratura italiana e musicologia all’università di Friburgo nel 2000. Si occupa di letteratura per l’infanzia, narrazione, teatro nella formazione per le/gli insegnanti alla SUPSI.

Per il teatro ha pubblicato alcune sperimentazioni: “Millepiedi” (2001), Tentativi ritmici: trilogia per teatro (2003), “Rocco Pieno di Cuore” (racconto, per ragazzi, 2004) e “Mondo fico” (2005).

Per la narrativa, nel 2008 si segnalano i romanzi “Melinda se ne infischia”, con la prefazione di Dario Vergassola, “Lena e il poeta: dalla Svizzera con furore” (2010), “Baciare non è come aprire una scatoletta di tonno”, romanzo e spettacolo teatrale tradotto in francese e tedesco grazie a una borsa SSA e grazie alla collaborazione con la compagnia Masks on stage di Montpellier (Francia), mentre “Anche i bruchi volano” (Gabriele Capelli editore) è pubblicato nel 2016. È autore del racconto “L’amore ti sposta la testa” contenuto nel volume “L’incontro”, dedicato all’educazione sessuale nella scuola media ticinese e distribuito a tutti gli allievi.

Nel 2021 esce il romanzo “La luna nel baule” (Dadò- PGI), tradotto in tedesco da Chasper Pult con il titolo “Der Mond in der Truhe” e in romancio da Anna Alice Dazzi Gross con il titolo “La Glina en l’arcun”. Da questo romanzo, esaurito nella prima edizione in sei settimane, nasce una lettura scenica prodotta dalla compagnia de Gli Incamminati di Milano, con Annig Raimondi e la regia di Paolo Bignamini. Dello stesso testo la RSI cura un adattamento radiofonico, per la regia di Flavio Stroppini.

Nel 2022 esce il volume di racconti “In dentro e in fuori” (ASPGR, Coira), destinato a allieve e allievi delle scuole svizzere, scritto da 18 autrici e autori della Svizzera italiana. Nello stesso anno pubblica il suo primo albo illustrato, “L’orecchio in fuga” (Giraffebianche edizioni) e il libretto “Il mondo è da rifare” (illustrazioni di Sara Sfetanini) per ESG.

Nel teatro ha lavorato come musicista in scena con Ioana Butu in “Imbratisare-abbraccio”, per la regia di Silvana Gargiulo, e in “Natasha ha preso il bus”, regia di Laura Curino. Quest’ultimo lavoro diventerà un radiodramma prodotto da Retedue. Sempre con Retedue partecipa come autore a un omaggio a Goffredo Parise, presentato a Chiassoletteraria 2022. Dell’Agnola ha composto le musiche per la fortunata lettura scenica de “Il fondo del sacco”, in scena con Margherita Saltamacchia.

Ha ideato e condotto, per Teleticino, dal 2015 al 2017, “Il Bidello Ulisse” programma dedicato ai libri per bambini e ragazzi, e ha creato, con Fosca Garattini, Orazio Dotta, Fosca Garattini, il primo festival di letteratura per l’infanzia nella Svizzera italiana, intitolato “Con le ali”, che coinvolge centinaia di insegnanti nella preparazione e nella formazione, e più di mille bambini che incontrano grandi autrici e autori.

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