Filo magico di Marc Barnett e Jon Klassen (traduzione di Davide Musso, Terre di mezzo, 2012) è un albo illustrato che sorprende i piccoli lettori soprattutto perché ciò che è presentato come magico o impossibile, in realtà è possibile.
La storia di un filo
Annabelle vive in un paese bianco di neve e nero della fuliggine dei camini. Trova una scatola con dentro un filo infinito, di tutti i colori, con il quale confeziona maglioni variopinti per tutti, trasformando il paese in un mondo nuovo, perché anche gli animali e le case indosseranno le creazioni della bambina.
Ad un certo punto, un ricco e potente Arciduca tenta di acquistare la scatola, ma Annabelle non accetta l’offerta. L’uomo, allora, assolda tre ladri che, nella notte, rubano l’oggetto del desiderio. La scatola, nelle mani dell’Arciduca, risulta però vuota e finisce gettata in mare; trasportata a riva dalla corrente, Annabelle la ripesca, e può così continuare la sua meravigliosa opera.
La struttura narrativa
Il racconto potrebbe essere suddiviso in due sezioni: l’intervento dell’Arciduca segna infatti l’entrata in scena dell’antagonista. Tuttavia, va osservato che il gioco magico del filo incontra continue e diverse resistenze, anche perché cambiare il mondo senza opposizioni non è immaginabile. Dopo aver confezionato il maglione per sé e per il cane Mars, Annabelle incontra Nate che la deride, il severo maestro che la rimprovera, il signor Crabtree che non vuole maglioni (va in giro in pantaloncini e maglietta anche in mezzo alla neve). Ciononostante, la produzione di indumenti colorati continua e l’effetto del filo diventa più potente. Nate è invidioso, allora Annabelle gli regala un maglione colorato, spegnendo il conflitto. La stessa cosa accade per il maestro e per i compagni, che ricevono tutti il dono speciale da parte della generosa bimbetta. La figura del signor Crabtree è curiosa: non vuole maglioni, perché non ne indossa, nonostante il freddo, ma Annabelle non demorde: gli regala un bellissimo berretto. E il filo continua indisturbato, rivestendo cani, gatti, animali diversi, oggetti, case, palazzi, chiese, tutto il paese.
Quando arriva l’Arciduca, le cose si fanno serie. L’antagonista tenta inutilmente, per tre volte (numero che torna spesso), di convincere Annabelle a vendergli la scatola magica. «Sono disposto ad offrirti un milione di dollari… Due milioni… Dieci milioni…».
La stessa notte, l’uomo assolda tre ladri e s’impossessa della scatola che, nelle mani del disonesto e prepotente personaggio, risulta vuota.
L’oggetto magico, dunque, ritorna in patria, navigando per mare e approdando infine nelle mani di Annabelle, come se quel filo fosse indissolubilmente legato alle mani della protagonista. La scatola è quasi dotata di volontà: è attratta da chi ha il cuore puro. L’ultima immagine, con l’albero sul quale Annabelle sta seduta, rivestito, protetto dai colori, recupera un archetipo della leggerezza, del volo, della saggezza (lo troviamo ad esempio nel Barone rampante di Italo Calvino, con Cosimo legato al filo di una vita trascorsa tra gli alberi). Gli ultimi ad essere ricoperti sono gli alberi, che hanno radici e crescono.
I personaggi e le aperture sull’immaginario
Annabelle è tenace, paziente, volonterosa, e cerca di superare le difficoltà donando e contaminando il mondo con la bellezza dei colori. Annabelle non colora soltanto il mondo, ma lo avvolge e lo protegge, perché i maglioni ricoprono e riscaldano. Il suo è quindi un gesto d’amore per l’umanità e per il paesaggio. La bambina, di cui in realtà sappiamo poco, cerca la felicità condividendo le potenzialità di un dono – la scatola – che ha trovato per caso e dal quale non è intenzionata a separarsi a nessun costo (la felicità, per lei, non si compra.)
Il gesto di vestire il mondo di maglioni colorati dà senso alla sua vita: è quasi una missione possibile, prolungata nel tempo. Ci vengono in mente L’uomo che piantava di alberi di Jean Giono (Salani, 1987) e il bellissimo albo illustrato di Germano Zullo e Albertine, Uccelli (Topipittori, 2013) nel quale incontriamo un uomo che libera uccelli (e da loro impara a volare). C’è da credere che la missione di Annabelle possa durare una vita. Una vita che nasce da un piccolo seme, un gesto semplice.
È interessante osservare che l’autore inserisce dei personaggi di cui non sappiamo nulla: oltre al signor Crabtree, al quale sono dedicate due belle pagine, abbiamo il signor Pendleton e la signora Pendleton, il dottor Palmer e il piccolo Louis. Sono nominati, sembrano far parte della comunità e hanno sicuramente delle storie che si possono raccontare. Si tratta di colmare, con curiosità, quelle pagine ancora bianche della storia, quei misteri che l’autore non ci svela.
I temi e il confronto con altri testi
Nel Filo magico incontriamo una bambina altruista, generosa e paziente: se è vero che il filo non finisce mai, è però Annabelle che fisicamente deve confezionare, cucire, creare, in un tempo che sarà molto lungo. Questo aspetto va considerato, anche per rendere consapevoli i lettori: quanto tempo passa tra il momento in cui incontriamo Annabelle la prima volta con la sua maglia colorata, e quello in cui abbiamo il maestro Norman e l’intera classe con i nuovi maglioni colorati? Quanto durano le pagine?
Questo tempo non può che ricordarci la figura di Penelope che tesse la sua tela, aspettando il ritorno di Ulisse. Tessere una tela, come cucire il maglione, significa realizzare un testo-tessuto di relazioni. Il tempo e la pazienza contribuiscono a rendere solide le radici. Forse non è un caso se l’ultima immagine rappresenta Annabelle su un albero coperto dal filo colorato.
Ai bambini ai quali ho letto la storia ho chiesto di immaginare quanto tempo abbia dedicato, Annabelle, a confezionare maglioni per tutta la classe (anche per il maestro Norman). E poi ho chiesto quanto deve aver impiegato per coprire un’intera casa. E tutto il paese? Quanto sarà durata questa storia: un anno? Due anni? Dieci? E se volessimo cambiare il mondo con un filo infinito?
Suggerimenti
1. Immagina una scatola magica che contiene un oggetto che può cambiare il mondo. Che oggetto è? Come lo cambia, il mondo? (Discussione preparatoria alla lettura).
2. Nella scatola reale che, come insegnante, porto in classe per favorire un pre-ascolto, conservo quello che si rivelerà essere il filo della storia, dove potremo appendere le immagini dei momenti in cui quel filo potrebbe essere indebolito dagli oppositori, dagli ostacoli.
3. Il filo non finisce mai e il crescendo sorprende i bambini. Si possono formulare delle ipotesi narrative, ogniqualvolta Annabelle incontra degli ostacoli. La spia linguistica (“invece”) ci aiuta a capire dove possiamo fermarci, durante la lettura.
4. Sfruttare i personaggi non caratterizzati, per dar loro vita nel mondo di Annabelle, costruendo il filo delle loro storie. Lavorare sull’immaginario, colmando le pagine metaforicamente “bianche” che l’opera ci lascia. E conservare ogni storia creata in una scatola.
5. C’è da chiedersi quanto duri la storia: vestire il proprio cane e se stessi è un conto, ma vestire l’intera classe? E quanto tempo è necessario per vestire e colorare un’intera casa con il filo magico? Questo è un libro che parla della pazienza. Quanto durano le pagine in termini di giorni? Quanto tempo passa dall’inizio della storia alla fine? Proviamo a realizzare un piccolo berretto di lana.
6. Possiamo ragionare sulla figura di Penelope che tesse la tela, confrontandola con Annabelle che lavora alla realizzazione del suo progetto nel tempo. Consigliamo la lettura di Mino Milani, Ulisse racconta (Einaudi ragazzi, 2015), o il classico di Tomaso Monicelli, Il viaggio di Ulisse (Giunti, 2005).