Perfect Days

Tempo di lettura stimato: 4 minuti
La stagione cinematografica 2024 si apre con un film di uno dei più importanti maestri del cinema contemporaneo.
Perfect Days, di Wim Wenders – Lucky Red

Dopo essere stato premiato al Festival di Cannes 2023 con la Palma d’Oro al Miglior Attore per l’interpretazione di Kôji Yakusho, arriva finalmente sui nostri schermi Perfect Days di Wim Wenders.

L’opera segna il ritorno al lungometraggio del regista tedesco, dopo una parentesi dedicata alla realizzazione di alcuni documentari. L’esperienza documentaristica ha sicuramente esercitato un’influenza sullo stile dell’ultima opera di Wenders, che risente di modalità espressive tipiche di un genere che predilige la cronaca e la rappresentazione fedele della realtà rispetto alla creazione narrativa. La sua regia ha accentuato il distacco riflessivo, l’attenzione al particolare, il piacere descrittivo di una messa in scena autentica e trasparente. Uno sguardo sul mondo che non cerca storie eccezionali o stupore, ma si concentra sulla quotidianità, su un quieto minimalismo esistenziale.

Il nuovo progetto ha riportato Wenders a Tokio, città già protagonista del film documentario Tokio-Ga dedicato al grande maestro giapponese Yasujirō Ozu, quasi a voler riprendere idealmente il filo che unisce la sua sensibilità artistica alla tradizione iconografica e culturale di uno dei più celebri autori del cinema del Sol Levante.

Perfect Days, di Wim Wenders – Lucky Red

Perfect Days racconta le giornate di Hirayama, un uomo che si occupa con meticolosa precisione della pulizia dei bagni pubblici della città. Il suo lavoro, così come la sua vita, segue una routine quotidiana che si ripete identica ogni giorno. Un vero rituale di tempi e abitudini, che creano una sorta di universo chiuso e autoreferenziale. I piccoli gesti ripetuti nel tempo scandiscono immutabili le giornate, donando senso all’esistenza.

Hirayama vive in un mondo parallelo che sembra non avere contatti con la realtà e che appartiene a una dimensione temporale del passato. Le sue giornate sono scandite dalla lettura dei romanzi di William Faulkner, Patricia Highsmith, Aya Koda, dagli scatti di una vecchia macchina fotografica e dalle note delle musicassette di Lou Reed, The Velvet Underground, Patti Smith, The Animals, Rolling Stones, Otis Redding, The Kinks e altri artisti dell’epoca. Un universo analogico e di vecchi libri che non ha conosciuto la rivoluzione digitale e basta a sé stesso senza sentire il bisogno di aprirsi alla contemporaneità e al futuro.

Le silenziose giornate di Hirayama e l’assenza di relazioni sociali o sentimentali, trovano una coerente espressione in un registro comunicativo che tiene lo spettatore fuori dal flusso narrativo. La distanza asettica di un punto di vista esterno evita ogni coinvolgimento diegetico e qualsiasi identificazione con i personaggi. Il senso di estraneità è sottolineato anche una narrazione intervallata da inserti in bianco e nero metalinguistici, che ricordano le ombre cinesi del precinema, i dinamici effetti acquosi ispirati all’Atalante di Jean Vigo e la messa in scena della materia sgranata della pellicola cara al cinema rivoluzionario di Godard e della Nouvelle Vague.

Pur all’interno di una scelta stilistica documentaristica, il film ripropone i grandi temi cari a Wim Wenders, a partire dal viaggio, da quell’essere “sulla strada”, che prendendo le mosse dalla letteratura della Beat Generation attraversa tutto il suo cinema. Un moto fisico che esprime un irrequieto nomadismo esistenziale, così ben descritto dalle parole di On the road again dei Canned Heat diffusa da un vecchio juke-box in Alice nelle città.

Per restare all’interno dell’universo di Wenders, è facile associare il ripetitivo e immutabile itinerario lungo le strade di Tokio di Hirayama a un Falso movimento, sempre uguale a sé stesso, che diventa anche un viaggio Nel corso del tempo, in un passato nostalgico che appartiene solo al ricordo. Il protagonista incarna perfettamente quel senso di straniante solitudine e di silenziosa e rarefatta asincronia con la realtà che ritroviamo in tanti personaggi del cinema di Wenders.

Perfect Days è un’opera minimalista, realizzata in sottrazione, che mette in scena la dimensione essenziale della vita e della rappresentazione, capace di esprimere tutta la poetica di un grande autore all’interno di una piccola storia dal potere simbolico e universale.


Perfect Days

Un film di Wim Wenders
Con: Kôji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada, Yumi Asô
Produzione: Giappone, Germania 2023
Durata: 123 minuti.

 

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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