Particolarmente complicato il lunedì, quando al centro per la promozione della lettura tra 0 e 5 anni oltre ai bambini arrivano anche le mamme, i papà, i nonni e qualche fratello maggiore, già alfabetizzato e un po’ supponente. Negli altri giorni lavorativi sono ospiti del Laboratorio di Villino Caprifoglio di Torino gruppi organizzati, provenienti da nidi e scuole dell’infanzia. A tutti i visitatori viene offerta la possibilità di ascoltare testi letti ad alta voce, ma anche di fare richieste personali (“Vorrei una storia che faccia solo un po’ di paura”) e di giocare con i libri. Condizione per entrare: togliersi le scarpe. Postura da assumere: qualsiasi. E così davanti alle “maestre” lettrici si accomodano gli utenti con maggiore capacità di raccoglimento intellettuale. Nel resto dello spazio, ricchissimo di volumi, ben tenuti e accuratamente selezionati, gli altri fanno ciò che più loro aggrada. Qualcuno sfoglia i libri, qualcun altro li sbatte qua e là o anche soltanto li scuote. Qualcuno guarda a lungo la stessa “figura” e qualcun altro cambia continuamente obiettivo.
Come dappertutto, ci sono gli habitués; è evidente da come si muovono e da ciò che fanno che sono venuti altre volte: qualcuno chiede di rivedere un libro che gli è piaciuto. Ci sono i neofiti assoluti, come le mie nipoti. Che hanno mantenuto il silenzio per quasi un quarto d’ora, affascinate, come anche a casa, dalla voce adulta narrante e che – persa la concentrazione – utilizzano con pervicacia, nonostante i ripetuti tentativi di interposizione di mia figlia, il proprio strumento di conoscenza della realtà materiale più efficace ed usuale: la bocca. Che mettono in atto la pratica di gioco da poco inaugurata per tutta un’altra serie di oggetti con cui entrano quotidianamente in contatto e che attirano la loro attenzione: si strappano – o meglio, cercano di strapparsi – i libri di mano.
Per subito buttarli a terra e ricominciare il ciclo che vede nella sottrazione del bene alla rivale e non nell’uso la massima soddisfazione del proprio impulso al possesso. Che capitombolano di continuo dalla posizione seduta. Che si sdraiano con grande soddisfazione sui volumi ad ampia superficie, per raggiungere i quali una delle due utilizza spontaneamente la strategia di movimento appena acquisita: gattonare.
Il mio apprensivo cuore di nonno ansioso sobbalza di continuo: è la loro prima esperienza di socializzazione e l’ambiente intorno è decisamente vivace. Ma intorno a noi agisce una sorta di magia. Nessuno si fa male, nessuno piange, molti ridono; anche la bambina a cui la mamma sta leggendo la storia che fa solo un po’ di paura (e che non sono riuscito a identificare dal punto di vista bibliografico). Le evidenze, insomma, ci sono: siamo nati per leggere. Il prossimo regalo per C. e M. sarà un libretto gonfiabile da bagno. Per l’ebook reader a colori (la loro mamma ne possiede uno in bianco e nero) c’è decisamente tempo.