Se accolta, questa prospettiva potrebbe e dovrebbe implicare sul piano editoriale una nuova e diversa impostazione redazionale, in primis l’accantonamento della tradizionale filiera produttiva, quella per cui l’autore – selezionato solo per la sua competenza scientifica di “merito” – scrive un flusso di testo destinato alla stampa (sugli atomi della carta o sui bit del supporto digitale, poco importa), con modalità indifferenti al fatto che il suo prodotto potrà successivamente prevedere slide, pagine web, integrazioni multimediali e così via, implementazioni immaginate anzi come successive e quindi compito esclusivo di altri soggetti.
Sono perfettamente consapevole che siamo molto lontani da mettere in atto in modo efficace questa nuova modalità produttiva. Le competenze – in particolare quelle relative ai diversi layout – non sono abbastanza diffuse e consolidate e, anzi, prevalgono dichiarazioni di incompetenza, diffidenza e un certo snobismo.
A mio giudizio, la questione è però quanto mai significativa, in particolare dal punto di vista della fruizione dei contenuti culturali digitali, una sorta di crossmedialità ricettiva, a cui di fatto vengono esposti e in cui vengono immersi – in nome di un’innovazione troppe volte fine a se stessa – insegnanti e studenti, spesso privi di criteri per valutarne qualità e pertinenza.
È questo il caso di coloro che addirittura ignorano l’esistenza del problema del diritto d’autore e che assistono (o, peggio, partecipano) al saccheggio indifferenziato di filmati, immagini e altri materiali da parte di colleghi e allievi, questi ultimi puntualmente in occasione delle “tesine” per l’orale dell’Esame di Stato.
Coloro che agiscono in questo modo non sanno che sulla rete – e in generale, a fronte di contenuti gestiti su supporti digitali –, in assenza di esplicite indicazioni di altro tipo valgono le regole del copyright. Non hanno cioè mai sentito nominare l’opencontent o le Creative commons licenses, ovvero le forme culturali e giuridiche di gestione aperta di attribuzione, impiego e modifica dei prodotti del lavoro intellettuale.
Nessuno li ha mai per altro informati del contenuto di una sentenza della Corte di Giustizia europea, che ha sancito la perfetta correttezza giuridica ed etica del link a una risorsa culturale presente sulla rete, fornendo la chiave interpretativa per comprendere quale sia il giusto impiego delle conoscenze residenti nell’universo digitale, nel cloud ubiquitario da cui siamo avvolti.
Del resto, la “citazione attiva”, come abbiamo già visto, è una soluzione ampiamente praticata dalla piattaforma per la creazione di lezioni digitali di Rai Scuola. Lo stesso vale – in modo ancora più articolato e funzionale – per Blendspace.com, il cui slogan, “Create lessons in 5 minutes”, è quanto mai veritiero.
In un ambiente davvero intuitivo potremo infatti costruire percorsi di apprendimento corredati di test e costituiti da filmati, testi autoprodotti, immagine, file di diverso formato, siti recensiti con descrizioni ad hoc, materiali disponibili in depositi condivisi come Google drive o Dropbox.
Sia Blendspace sia Rai scuola sono quindi importanti occasioni non solo per realizzare rapidamente e facilmente materiali da utilizzare in classe, ma anche per esercitarsi nel campo della crossmedialità, sia attiva sia ricettiva, dal momento che vi è un’ampia collezione di lezioni realizzate da altri insegnanti.
Analoga è l’opportunità offerta dall’iscrizione – sempre in forma gratuita – a ePubeditor.it, che ci consente di cimentarci con la produzione di libri digitali in diversi formati e secondo diversi scopi; anche in questo caso avremo l’accesso alla biblioteca dei prodotti degli altri utenti.
Con un po’ di intenzionale buona volontà professionale, insomma, chiunque può cimentarsi con la crossmedialità, accrescere la propria consapevolezza operativa e culturale e dare spazio al proprio senso critico. E non dobbiamo dimenticare che è sempre possibile e auspicabile proporre attività propedeutiche agli studenti, allo scopo di incrementare anche le loro competenze tecniche, cognitive ed etiche.