Merito o bisogno?

Tempo di lettura stimato: 10 minuti
Con l’aumento costante delle tasse e dei costi universitari, borse di studio e sovvenzioni sono diventati strumenti sempre più indispensabili per gli studenti americani. I criteri con cui vengono stanziati, però, sono al centro di un grande dibattito. Da “La ricerca” 24, ”Nel merito”
I vote, I pay tax, my children deserve scholarships

Negli Stati Uniti sono presenti quasi 4.000 università. A differenza dell’Italia, esse non accolgono chiunque voglia iscriversi, ma selezionano i loro studenti sulla base di alcuni criteri specifici e variabili, come la carriera scolastica, le referenze, le attitudini e perfino il carattere dei candidati. Questi criteri sono particolarmente stringenti nei college più prestigiosi, che ricevono il maggiore numero di domande di ammissione e in cui quindi la concorrenza è maggiore.

Sempre a differenza dell’Italia, inoltre, frequentare l’università negli USA è piuttosto costoso. Nell’anno accademico 2021/2022 le tasse annuali medie ammontavano a 19.020 dollari. Aggiungendovi il costo del campus, dei testi scolastici e di altre necessità essenziali, salivano a 35.551 dollari all’anno, che moltiplicati per i quattro in cui si articola il ciclo universitario fanno 142.000 dollari (National Center for Education Statistics, 2021).

Vi è naturalmente una differenza fra atenei pubblici e privati. Nel 2020-2021 le tasse medie annuali per iscriversi in un college pubblico ammontavano a 9.375 dollari, mentre salivano a 35.8521 in uno privato (National Center for Education Statistics, 2021). Il più caro fra questi è stato l’Amherst College (60.000 dollari annui solo di tasse, escluso il costo del campus), seguito dalla Brown University, dalla Columbia University e dalla Cornell University. Le università pubbliche hanno però due tariffe diverse, una per i residenti dello Stato in cui si trovano, l’altra, più costosa, per gli studenti che vengono da fuori (dall’estero o da altri Stati americani).

In ogni caso, le tasse universitarie sono triplicate negli ultimi 50 anni (1970-2020) e più che raddoppiate negli ultimi 30 (1990-2020). Per questo motivo gli studenti americani si servono generalmente di un prestito d’onore (student loan) che ripagheranno dopo la laurea, una volta trovato un impiego. Nel 2019-2020, il costo medio del prestito d’onore per un anno di college era compreso tra i 14.000 e i 28.000 dollari.

Borse di studio e sovvenzioni

Oltre ai prestiti universitari, per gli studenti americani sono disponibili anche molte borse di studio e grants (sovvenzioni), ossia aiuti finanziari che, a differenza dei prestiti, non dovranno essere restituiti. Queste risorse provengono da una varietà di fonti diverse. Le quattro principali sono: 1) contributi federali, ossia stanziati dal governo, che coprono il 47% di tutti gli aiuti economici; 2) contributi statali, ossia assegnati dai singoli Stati: (8% del totale); 3) contributi stanziati dagli atenei (35% del totale); 4) borse di studio e sovvenzioni private, ossia promosse da club, organizzazioni, fondazioni, aziende, benefattori, enti di beneficienza o religiosi (10% del totale). A differenza degli altri, questi aiuti coprono in genere solo un anno e sono parziali: la maggior parte assegna meno di 4.000 dollari. Risulta invece evidente che la maggior parte degli aiuti agli studenti proviene dal governo, che si stima distribuisca a questo scopo circa 120 miliardi di dollari ogni anno.

Tutte le borse di studio e le sovvenzioni sono elargite fondamentalmente in base a due criteri: il merito o il bisogno economico (talvolta su una combinazione di entrambi). Quelle basate sul bisogno sono assegnate in base alle esigenze finanziarie dello studente, tenendo conto di fattori come il reddito familiare, quello personale e altre circostanze che possono influire sulla capacità di pagare il college.

Quelle basate sul merito, invece, premiano e incoraggiano l’eccellenza in campi specifici e variabili. Bisogna infatti precisare che la categoria di merito è estremamente ampia. Certamente include l’eccellenza accademica, valutata attraverso punteggi standard come il GPA (grade point average, la media dei voti scolastici in tutte le materie) e il SAT (Scholastic Assessment Test, un test di ingresso che valuta le conoscenze complessive di uno studente). Ma il merito si estende anche a numerosi altri criteri, come il talento sportivo o artistico, la partecipazione attiva alla vita della comunità, la propensione alla leadership, la personalità, l’appartenenza a un’organizzazione laica (ad esempio gli Scout) o religiosa, la residenza in un particolare Stato o città, il vivere in uno specifico quartiere, l’approfondire un determinato campo di studi, il far parte di una specifica minoranza etnica. Per esempio, l’Università di Ann Arbor, nel Michigan, assegna i suoi aiuti al merito sulla base dei seguenti criteri: risultati accademici; parentela con ex studenti, meriti artistici o atletici, capacità di leadership, partecipazione al Corpo di addestramento degli ufficiali di riserva, affiliazione religiosa e residenza nello Stato del Michigan. In breve: le università applicano il criterio del merito non solo per scegliere gli studenti più preparati, ma anche per selezionare un corpo studentesco in grado di riflettere l’immagine che l’ateneo si propone di offrire.

Merito, bisogno e diseguaglianze

Mentre le singole università decidono quali parametri applicare (spesso garantiscono sia aiuti legati al merito sia al bisogno, a eccezione di quelle più prestigiose della Ivy League, che applicano solo il parametro del bisogno), le sovvenzioni governative sono destinate esclusivamente a chi, attraverso una domanda gratuita (FAFSA), dimostra di avere comprovate esigenze finanziarie. La principale sovvenzione federale si chiama Pell Grant e nell’anno 2020-2021 ha stanziato in media 6.895 dollari per anno a studente. II 78% dei sui beneficiari ha dichiarato un reddito familiare annuale inferiore a 40.000 dollari. Il governo federale offre anche diversi vantaggi fiscali relativi alle spese universitarie, come la possibilità di dedurre le tasse universitarie o il costo dei testi. Infine, fornisce diversi tipi di aiuto economico ai figli dei membri delle forze armate e dei veterani.

Quasi tutte le agenzie educative statali hanno almeno un programma di sovvenzione o di borsa di studio per i residenti. I criteri di assegnazione di questi fondi variano a seconda della collocazione geografica e dell’orientamento politico dei singoli Stati. Quelli del Sud da qualche decennio tendono a assegnare i fondi in base al merito. Quelli della costa orientale e occidentale, invece, tengono conto in primo luogo delle necessità finanziarie dei candidati. La scelta di molti governatori del Sud (i primi sono stati Georgia, Florida, Louisiana, Carolina del Sud) di privilegiare criteri meritocratici è oggetto di un acceso dibattito pubblico, poiché di fatto avvantaggia gli studenti bianchi della classe media e svantaggia quelli appartenenti a minoranze, sparatutto afro-americani, che non a caso risultano particolarmente sottorappresentati fra i beneficiari di questi aiuti statali.

Borse di studio come Bright Futures, assegnata dallo stato della Florida, sono pubblicizzate come aiuti economici che, basandosi sul merito, avvantaggiano tutte le famiglie e come un modo per far rimanere gli studenti “più brillanti” all’interno Stato (le borse di studio statali valgono solo per università all’interno dello Stato che le stanzia). Molte poi, essendo finanziate attraverso lotterie, sono presentate come aiuti che non pesano sulle tasche dei contribuenti. Il risultato è che gli studenti a basso reddito, quasi sempre afro-americani o latini, acquistano biglietti con l’illusione di poter accedere a finanziamenti dai quali quasi sempre sono estromessi, avendo frequentato scuole accademicamente meno competitive di quelle dei candidati bianchi della classe media.

In Louisiana quasi tre quarti dei destinatari della borsa di studio Taylor Opportunity Program for Students (TOPS) sono bianchi, e negli ultimi dieci anni questo Stato ha pagato le tasse universitarie a più di 11.000 studenti i cui genitori sono milionari. In Florida, dove il 17% della popolazione è nera, non più del 7% dei destinatari di Bright Futures ha partecipato al programma da quando è stato varato (1997).

C’è addirittura chi parla di “HOPE Mobile”, un fenomeno per cui i genitori bianchi dei sobborghi benestanti della Georgia usano i soldi risparmiati per pagare l’università dei figli per comprare a questi ultimi un’automobile. Infatti, fra gli effetti collaterali di HOPE (Helping Outstanding Pupils Educationally), il programma di borse di studio per merito accademico creato nel 1993 dal governatore della Georgia e finanziato attraverso una lotteria, vi è anche un aumento del 25% della vendita di automobili.

La questione è particolarmente importante se consideriamo che, al contrario delle borse federali, degli atenei e private, che coprono solo una piccola parte delle spese, quelle statali tendono a finanziare il 90% delle spese universitarie.

Alcuni Stati ci ripensano 

In alcuni Stati, i leader politici stanno iniziando a riconsiderare l’attuale sistema di sovvenzioni. La Lusiana, ad esempio, lo scorso anno ha aumentato di 11 milioni di dollari i finanziamenti per il suo programma di borse di studio basate sul bisogno, noto come GO Grants, il più grande aumento nella sua storia. E quest’anno il Board of Regents (che riunisce i responsabili dell’istruzione in ogni Stato) ha richiesto altri 10 milioni di dollari. Rimane il fatto che gli aiuti dati per merito continuano a essere otto volte superiori (331 milioni di dollari l’anno scorso).

Il Board of Regents dello Utah ha raccomandato ai legislatori di eliminare due borse di studio per merito – che costituiscono il 90% della spesa annuale per gli aiuti finanziari statali – e di spendere il 70% dei 20 milioni di dollari annuali stanziati per finanziare borse di studio per gli studenti che faticano a pagare l’università. Lo scorso anno i legislatori dell’Illinois hanno creato la prima borsa di studio per meriti finanziata, che quest’anno è stata aumentata da 10 milioni a 35 milioni di dollari.

Il mito del merito

La conclusione che si può trarre da tutti questi dati è che oggi il concetto di meritocrazia (e delle pratiche che ne conseguono) è nei fatti messo in discussione persino negli USA, Paese noto per porre il criterio del merito personale al centro della propria cultura. Nella sua applicazione concreta in ambito scolastico, cioè nelle pratiche di ammissione universitaria e di assegnazione delle borse di studio, la selezione meritocratica dimostra di essere il principale strumento attraverso cui la classe dirigente riproduce sé stessa, cooptando i nuovi membri attraverso una selezione estremamente minuziosa e personalizzata.

Secondo una ricerca della Jack Kent Cooke Foundation (True Merit. Ensuring Our Brightest Students Have Access to Our Best Colleges and Universities, 2016), solo il 23 % degli studenti a basso reddito che si diplomano con voti e punteggi molto alti fanno domanda per entrare in una scuola selettiva (contro il 48% di quelli con risultati accademici brillanti e redditi elevati), orientandosi piuttosto verso college in cui i voti accademici dei compagni sono inferiori al loro. La ragione principale è che non credono di poterselo permettere. Le famiglie a basso reddito spesso non sono a conoscenza del fatto che, ottenendo una borsa di studio, frequentare una università molto selettiva potrebbe costare meno rispetto all’ università pubblica locale.

E anche quando capiscono come funzionano gli aiuti finanziari, spesso credono di non “appartenere” a una università selettiva. Poche persone della loro rete di conoscenze le ha frequentate. Molto spesso i counselor dei licei pubblici nelle aree economicamente più svantaggiate non hanno le competenze per guidarli nel complesso e competitivo mondo delle borse di studio e delle ammissioni alle università più prestigiose.

Come abbiamo visto, inoltre, la prima scrematura nei processi di selezione universitaria è fatta sulla base di un Indice accademico calcolato combinando il SAT (test d’ingresso) e il GPA (media de voti). Ma molte scuole superiori rurali e svantaggiate non offrono agli studenti i corsi necessari per prepararsi al test di ingresso. Al contrario, gli studenti che provengono da famiglie benestanti si preparano meglio al SAT, e spesso lo provano diverse volte, fino a che ottengono il risultato voluto (il corso di un SAT si aggira attorno ai 60 dollari).

Altri criteri ancora sembrerebbero non problematici, ma guardati da vicino finiscono anch’essi per discriminare gli studenti bravi ma poveri. Molti college accordano una preferenza ai candidati che mostrino “interesse” per quell’ateneo, per esempio visitando numerose volte il campus; una possibilità che mal si sposa con gli orari lavorativi delle famiglie meno benestanti. O ancora, si agevolano gli studenti che inoltrano prima la domanda di ammissione, il più delle volte con il vincolo di non poter inoltrare domanda ad altri college. Gli studenti a basso reddito spesso non sono consapevoli di questo criterio e, in ogni caso, anche quando lo sono, la richiesta di iscrizione va presentata prima sapere se in caso di ammissione avrebbero diritto anche alla borsa di studio.

Un sistema realmente meritocratico forse dovrebbe riconosce sia il rendimento scolastico sia la strada percorsa da un liceo povero fino a Harvard o Yale.


Note

1. I dati sono disponibili presso il sito del National Center for Education Statistics,

.

Condividi:

Francesca Nicola

Dottoressa in Antropologia all’Università Bicocca di Milano.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it