Maturità fra tradizione e contemporaneità

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Ritorna il mio consueto commento alle Prove scritte dell’esame di Stato, che – per ragioni che è inutile spiegare – non ho potuto scrivere nei due anni passati. Sarà però limitato alla Prima prova, quella di Italiano, perché la seconda è stavolta oggetto di elaborazione da parte dei singoli istituti: francamente non saprei proprio come fare il censimento di tutte le versioni di Latino assegnate in Italia!

 

 

Centesimi, ventesimi, quindicesimi: che caos!

Ma prima di entrare nel vivo delle tracce, mi sia consentita una premessa. Sì, una premessa polemica. Quando la prima prova è andata incontro a cambiamenti di “format” (2019) il Ministero ha indicato, per valutarla in ventesimi, una griglia in centesimi; griglia con qualche possibilità di adattamento “locale”, ma nel complesso piuttosto rigida. E comunque sempre in centesimi, laddove la valutazione derivava dalla divisione per cinque dei punti assegnati: maturità 2019 con calcolatrice, dunque! Già allora si erano levate alcune obiezioni, che chi scrive condivide appieno. Siamo sicuri che per valutare un compito sia necessaria questa “acrobazia”? Proprio impossibile pensare qualcosa di numericamente più semplice, intelligibile anche per il maturando al quale esibiamo la prova durante il colloquio? Ma non si è ancora capito che – nella realtà dei fatti – nessuno ha usato davvero la tabella e dopo avere messo il voto i commissari l’hanno compilata facendo tornare i conti? Lo dico apertamente: eravamo – a mio avviso – davanti a uno degli esiti peggiori di quella mentalità “burocratico-didattichese” che ha preso largamente piede nella Scuola italiana. Come se l’antidoto alla valutazione soggettiva e per certi versi arbitraria di quando io ero studente fosse una prassi docimologica artificiosa, fatta di ripetizioni e sovrapposizioni di descrittori e indicatori pressoché equivalenti…

Al peggio, però, non c’è limite: quest’anno la Prima prova va valutata in quindicesimi, sempre partendo però dalla famosa griglia in centesimi. Essa darà, dividendo al solito per cinque, una valutazione in ventesimi, a propria volta da conguagliare in quindicesimi (con tanto di mezzi punti…) con un’apposita tabella allegata all’OM dell’Esame di Stato: il “mitico” ALLEGATO C, firmato digitalmente dal Ministro Patrizio Bianchi. A me pare inutile proseguire nel commento, anche se penso che un osservatore esterno alle Commissioni non potrà non vedere in ciò qualcosa tra il kafkiano e il fantozziano, che necessita le competenze di un contabile più che di un docente di lettere. Mai come quest’anno davanti a queste scartoffie sarei tentato di pronunciare la frase di Bartleby lo scrivano di melvilliana memoria: “Preferirei di no”. Oppure, assai più prosaicamente, citare un collega che sostiene – con qualche buona ragione – la superiorità delle grigliate sulle griglie!

Ma veniamo ora alle tracce, che sono poi il “sugo” della Maturità. Tracce che commento a caldo dalla Commissione d’Esame, dopo una lettura attenta ma non tale da scovare quegli errori-imprecisioni che già qualche collega più occhiuto di me sta segnalandomi via Whatsapp…

Pascoli e Verga: una scelta tradizionale

Scelte tradizionali e, almeno in parte, “telefonate” per quanto concerne la tipologia A (Analisi e interpretazione di un testo letterario). Infatti si è optato per autori non troppo contemporanei come Pascoli e Verga, sicuramente trattati anche in classi con programmazione un po’ rallentata causa pandemia; inoltre il centenario della morte di Verga dava lo scrittore siciliano tra i favoriti del “toto-tema”, e sarà forse per questo che la traccia verghiana sta spopolando tra gli studenti che ho davanti a miei occhi. I due testi, tra l’altro (A1, La via ferrata di Pascoli; A2, Nedda di Verga), non presentano particolari difficoltà esegetiche e le consegne proposte (Comprensione ed Analisi, Interpretazione) si caratterizzano per quella consueta genericità ministeriale che abbiamo negli anni imparato a conoscere. Nel complesso, però, al netto di qualche possibile osservazione (ad es. la domanda 2 del compito su Verga che associa Nedda – che è del 1874, anche se qui non lo si ricorda – già al Verismo, mentre la critica più recente mette in discussione questo passaggio), mi sento di approvare queste tracce.

Leggi razziali, musica, cambiamento climatico

Trovo buone anche le proposte B1, B2 e B3 (Analisi e produzione di un testo argomentativo). La prima tratta da un dialogo di Liliana Segre con Gherardo Colombo sul tema delle leggi razziali che colpirono in gioventù la senatrice a vita, la quale si chiedeva con insistenza «Ma cosa avrò fatto di male per non poter più andare a scuola?». La seconda dal saggio Musicofilia del neuropsichiatra Oliver Sacks, che tratta del fatto che «sulla quasi totalità di noi, la musica esercita un enorme potere, indipendentemente dal fatto che la cerchiamo o meno». La terza è un estratto del discorso fatto in una seduta plenaria di parlamenti nazionali dal Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, il quale invita la politica ad ascoltare responsabilmente e coraggiosamente le indicazioni della scienza per arginare il fenomeno del cambiamento climatico, perché «le scienze sono fari, ma poi la responsabilità di non andare fuori strada è del guidatore». Credo che tutte e tre queste proposte abbiano potuto fornire agli studenti spunti di riflessione interessanti, e consentito loro nella sezione “Produzione” di operare una sintesi tra le conoscenze maturate nel corso dei propri studi e l’universo delle proprie idee e dei propri valori.

Cittadini del mondo, cittadini digitali

Così, penso, possa essere avvenuto anche per le tracce C1 e C2 (Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità). Abbiamo infatti un testo del giurista Luigi Ferrajoli, che, muovendo dai devastanti effetti della pandemia di covid 19, riflette sulla necessità che tutti i popoli della terra assumano «la consapevolezza della nostra comune fragilità e del nostro comune destino». Il tema è dunque di ampio respiro, e sicuramente vicino alla sensibilità dei giovani. Così come lo è la questione dei rischi della iperconnessione, affrontata a partire dalle parole di Vera Gheno e Bruno Mastroianni. E qui trovo particolarmente interessante che si richiami il candidato alle conseguenze spesso (quasi) irreversibili della web reputation, cosa alla quale anche troppi adulti non badano abbastanza. Perché se è vero che siamo, alla luce delle affermazioni di Ferrajoli, “cittadini del mondo”, è altrettanto vero che siamo sempre più anche “cittadini digitali”.

Concludendo. Non so se la definizione del Ministro Bianchi delle tracce come “bellissime” (sentita stamattina alla radio) si possa sposare del tutto, anche perché non è di estetica che stiamo parlando. So però che tutti gli studenti hanno potuto – a mio avviso – lavorare adeguatamente partendo dagli spunti forniti, sia quelli letterari o storici più tradizionali, sia quelli più contemporanei, con una venatura decisamente “ecologista”. C’è, come atteso, più di in riferimento al Covid; se manca invece qualunque accenno alla guerra d’Ucraina, è assolutamente possibile che questo tema possa emergere – ad esempio – dalle suggestioni scaturite dalle proposte B3 e C1, nelle quali si allude alle questioni energetiche e alle relazioni internazionali. Ma anche, pur con le dovute distinzioni storiche, dal commento alle parole di Liliana Segre, bambina strappata agli studi e agli affetti come lo sono oggi i giovani ucraini.

Il tono polemico con il quale ho esordito, si è dunque andato affievolendo: il vecchio prof. è infatti abbastanza contento, almeno fino a domani pomeriggio, quando dovrà usare quella malefica griglia!

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Mauro Reali

Docente di Liceo, Dottore di Ricerca in Storia Antica, è autore di testi Loescher di Letteratura Latina e di Storia. Le sue ricerche scientifiche, realizzate presso l’Università degli Studi di Milano, riguardano l’Epigrafia latina e la Storia romana. È giornalista pubblicista e Direttore responsabile de «La ricerca».

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